lunedì 14 marzo 2011

saggi sulle differenze razziali 2


ricevo dal mio amico Braquemart un suo opuscolo, lo carico sia pur prendendone le dovute distanze...


AAVV


NUOVI SAGGI SULLE DIFFERENZE TRA LE RAZZE UMANE


(A cura di Braquemart2)




























“ Essere razzisti non né spregevole,se si considera che ogni razza ha la propina specificità,la propria vocazione,il proprio posto nel mondo e che sen tutti gli uomini e tutte le donne vengono mescolatine confusi,fuori dall’ambiente che loro compete,risultano snaturati”Eugene Ionesco in 7 Agosto 1983.

NORMAN LOWELL

Razza
La specie umana - Homo Sapiens -è divisa in sei razze principali: Europoidi, Mongoloidi, Indianidi, Negridi, Khoisanidi ed Australoidi. A sua volta, ogni
razza è divisa in molte sottorazze; ed esistono anche gruppi mescolati. È
essenziale rimarcare che a differenza delle specie ( ad esempio cavallo,
asino), razze e sottorazze possono incrociarsi fra loro allo stato naturale;
in altre parole, i prodotti di unioni fra membri di due razze diverse non
sono sterili(come lo sono,ad esempio, i muli frutti di incroci asino-cavallo
N.d.T).
È questo fatto che conduce molti a rendere più confuso il problema e
credere, piuttosto erroneamente, che le differenze tra le razze siano
solamente epidermiche. Ironicamente, la differenza di colore della pelle,
anche se è la più visibile, non costituisce in se stessa il criterio più
importante nel determinare la diversità fra le varie razze. Infatti, le
differenze del colore della pelle sono effettivamente le meno importanti e
rimangono limitate, appunto, al livello epidermico.
La pigmentazione cutanea è determinata dall' attività della melanina
presente nel tessuto cutaneo. Il colore della pelle si è evoluto nei secoli
come misura protettiva. Nei climi caldi la pelle scura permette una
protezione essenziale dai raggi ultravioletti della luce del Sole. Nei climi
freddi, la pelle pallida permette l'assorbimento dei raggi del Sole e
favorisce l'accumulazione di vitamina D, per prevenire così il rachitismo.
Coloro che credono nell 'uguaglianza tra le razze, sono ignoranti o
inconsapevoli riguardo al numero veramente stupefacente delle differenze
fisiche, scientificamente catalogate, esistenti tra una razza ed un' altra.
Queste differenze variano dalle più visibili - quali odore, forma del
cranio, caratteristiche facciali, misura e forma dei genitali - a quelle
microscopiche quali i gruppi sanguigni e la tendenza di certe razze o
sottorazze a contrarre determinate malattie Alcuni esempi basteranno. Le
caratteristiche primitive dei crani degli Australoidi li distinguono da
tutte le altre razze. Il loro volto allungato e la scatola cranica di
piccolo dimensioni sino chiaramente pongidi, mentre la forma complessiva del
cranio- al di sotto largo e restringentesi al vertice, -ricorda quello
dell'Homo Habilis, uno dei primi antenati dell'uomo. Un'altra caratteristica
pongide sono i denti che non si sovrappongono ma addentano insieme. Il naso,
come quello dell' orang-utan è piatto e largo. Significativamente, il peso
del loro cervello è pari all" 85% di quello degli Europoidi, mentre le
spirali cerebrali sono meno tortuose, e le suture le più semplici fra tutte
le razze.
I Khoisanidi consistono di due sottogruppi, gli Ottentotti. ed i Sanidi,
meglio noti come Boscimani. Entrambe codeste sottorazze mostrano
caratteristiche fisiche uniche. I Sanidi, per esempio mantengono
caratteristiche infantili(pedomorfiche) anche nella maturità. Il cranio ha
forma infantile, mentre i capelli si uniscono in modo naturale in ciuffi di
strane forme. Le gambe sono molto corte in proporzione al tronco, e la donna
ha le natiche enormi e stranamente conformate. Anche i genitali sia maschili
che femminili sono particolari. Il pene maschile mantiene una posizione
orizzontale nel suo stato flaccido, mentre nelle donne le< piccole labbra>
sono mostruosamente allungate così da rassomigliare in qualche modo al pene.
Un'altra importante distinzione tra le razze è costituita dall' odore. La
differenza è più pronunciata tra Negri e Bianchi. I primi possono
distinguere Bianchi dal loro aroma, mentre per i secondi i Negri puzzano.
Tutte due puzzano per il giallo. L' afrore è prodotto soprattutto dalle così
defmite ghiandole ausiliari. (a-ghiandole) situato nell' area anale-
genitale e nelle ascelle. L'odore del corpo è quasi completamente assente
nelle razze gialle. Il giapponese ne ha pochissimo, mentre gli Ainu che
vivono tra i Nipponici, essendo in parte europoidi, per i Giapponesi"
puzzano". Non è un caso che uomini e donne della stessa razza producano lo
stesso odore--e che all'interno della stessa razza questo odore abbia un
effetto sessualmente allettante. Tra razze diverse ha l'effetto opposto e
costituisce un freno al meticciato Un'altra differenza che può avere dell'
importanza nel distinguere le razze è la loro relativa tendenza a contrarre
certe malattie. Ora è diventato sempre più noto che la razza negra è la più
vulnerabile alI'AIDS. L'articolista Fred Reed recentemente ha riportato che
responsabili medici del Pentagono valutano la quota di infetti dall' AIDS al
30% dei militari nello Zambia e nello Zaire,e tra il 50% e 1'80%
nell'esercito dello Zimbabwe.(l)
Enrique Jose Zelaya, capo epidemiologo del Ministero della Salute
dell'Honduras affermò che la percentuale geometrica di crescita dei casi di
AIDS nel suo paese, farà probabilmente salire i 182 casi registrati
nell'ottobre 1988 a raggiungere quota 14,000 in tre anni.
Il dottor Robert Remis, epidemiologo all'Ospedale Generale di Montreal nota
che la grande comunità di Haitiani della città ha una percentuale molto più
alta di malati di AIDS che il resto della popolazione. Nel maggio 1989, 116
nativi di Haiti nella provincia del Quebec avevano contratto la malattia.
Mentre nella loro patria, Haiti, i casi di AIDS sono seimila su un milione.
[da quando il Sig. Lowell scrisse quest' articolo, la percentuale di
infezione di HIV è aumentata grandemente fra Negri: In Haiti ora è del sei
per cento. ovvero dieci volte quello che era nei primi 1990. -Nota dell'ed.
USA.] Similmente gli ebrei che, per loro stessa ammissione, costituiscono un
gruppo razziale distinto, sono soggetti a contrarre 102 malattie ereditate
che li colpiscono molto più frequentemente che i non ebrei. Ciò è ampiamente
dimostrato in un massiccio studio di 494 pagine"Disturbi Genetici fra gli
Ebrei" dal dotto Richard Goodman, redatto alla John Hopkins University di
Baltimora. Questi ora è professore di genetica alla Scuola di Medicina
dell'Università di Tel Aviv. Il Prof. Goodman sostiene che gli ebrei
Ashkenaziti ovvero 1'82% degli ebrei nel mondo e gli ebrei Sefarditi che
costituiscono il rimanente 18% patiscono malattie così ereditarie come l'
Abetalipoproteinemia (rachitismo), sindrome di Bloom ( nanismo), la Familial
Dysautonomia (colpisce duramente gli ebrei e dà luogo ad instabilità, ad
inintelligibilità nel parlare, 18 ebrei su 1000 ne sono portatori )(2), e
logicamente, la Tay-Sachs che è la malattia tipicamente ebraica più nota.
Questa ultima è così comune fra questo gruppo razziale che le coppie ebree
sono esortate a sottoporsi ad un test prima del matrimonio per assicurarsi
di non essere portatori sani. I sintomi cominciano a manifestarsi dopo i sei
mesi di età, e a partire dai 18 mesi la vittima diviene cieca ed incapace a
tenere ritta la sua testa. Il cranio si allarga e le mani divengono tozze.
Più del 90% delle vittime della Tay-Sachs nel mondo è costituito da ebrei.
È notevole che non vi sia nessuna malattia ereditaria che colpisca
esclusivamente la razza Europoide In questo contesto è anche opportuno
ricordare le scoperte del dotto V. Wyatt, un esperto di poliomielite come
sono state riportate su del 23 luglio, 1982. Il dottor
Wyatt stabilì che, anche se il clima in Malta è simile a quello del Medio
Oriente, la malattia colpisce le sue vittime maltesi allo stesso modo in cui
colpisce gli europei e i nord americani. Questi sintomi sono alquanto
diversi da quelli presentati dai pazienti Medio Orientali ed Africani.
Il mondo sportivo offre anch' esso esempi chiarissimi di differenze
razziali. Si suppone che tutti i concorrenti abbiano un' opportunità uguale
di ottenere la vittoria, ma in realtà specifiche sottospecie riescono meglio
in giochi diversi o eventi sportivi diversi. Così i Dinarici con le loro
lunghe gambe, e coi loro corpi magri, dominano nel salto in alto. Gli
Europei, e i Nordici in particolare, dominano nel lancio del peso, del
disco, e del martello, e anche del giavellotto. Eccellono anche nel nuoto,
per non parlare delle corse automobilistiche dei Grand Prix che richiedono
riflessi veloci come la luce.
La corsa è uno sport che è di grande interesse nel contesto razziale. La
maratona e le altre corse su lunghe distanze che richiedono grandi capacità
di resistenza, sono dominate dagli Europeoidi e dagli Etiopici. I Negroidi
generalmente si affermano nelle gare su corta distanza. Infatti, alle
Olimpiadi del 1984, i migliori atleti "britannici" "francesi" e "canadesi"
in queste gare erano tutti negri! I Negri eccellono anche nella
pallacanestro e nella categorie massime della boxe nel primo caso grazie a
gambe e braccia lunghe, nel secondo a causa dei loro crani spessi e delle
braccia lunghe. Si deve, poi, notare che i Giapponesi, che riportano
successi nelle gare in cui l'altezza del corpo non è importante, non hanno
mai vinto alcuna medaglia nel salto o nella corsa ai giochi Olimpici. La
loro piccola statura, geneticamente determinata, impedisce loro tali
successi. L'ancor più piccola statura dei Pigmei africani impedisce ogni
loro presenza ai Giochi Olimpici come si svolgono attualmente. Comunque,
quando vi fosse inclusa una gara in cui i partecipanti dovessero strisciare
entro strette tubature, allora sarebbe giunta la loro occasione.
Si esita a defmire sport un gioco tanto intellettuale come quello degli
scacchi. Comunque, è un gioco nel quale tutti i concorrenti partono alla
pari Non si è mai sentito parlare di un campione negro di scacchi. È chiaro,
dunque, che differenze significative tra le varie razze umane sono ben
reali. Queste differenze sono evidentemente causate da fattori genetici. La
scienza ha anche dimostrato che le variazioni nell'intelligenza tra gli
individui sono principalmente causate anche esse da fattori genetici.
È perciò irragionevole chiedere come mai possa essere possibile che due
razze diverse potrebbero essere identiche in quella parte del patrimonio
genetico che concerne l'intelligenza ed i sistemi sensorio e nervoso, mentre
sono tanto diverse l'una dall' altra nelle altre caratteristiche strutturali?
Non solo non è irragionevole, ma è lampante, ovviamente a tutti tranne che
ai bigotti del dogma dell' "uguaglianza', che le razze sono mentalmente
diverse l'una dall'altra quanto lo sono fisicamente. La logica conduce a
questa inevitabile conclusione e i fatti lo provano in maniera inconfutabile.
(Da )
“Dir sì o no al razzismo non è un divario intellettuale, non è cosa soggettiva e arbitraria. Dice sì al razzismo colui nel quale la razza ancor vive: si opponine invece a lui e cerca in ogni campo degli alibi che giustifichino la sua avversione e che discreditino il razzismo, colui che è stato interiormente vinto dall’anti- razza, colui nel quale le forze originarie sono state soffocate da detriti etnici, da processi di incrocio e di degenerazione ovvero dallo stile di una vita borghese fiacca e “intellettualoide” che ha perduto da generazioni ogni contatto con ciò che è veramente originario.>.Julius Evola AR,Padova,1979,pag.27

Dal sito THULE ITALIA>



Genetica dell'Intelligenza
hyperborea Scrivere "Sono passati quasi due anni dalle coraggiose dichiarazioni del premio Nobel e scopritore del DNA (e ora martire della nuova inquisizione globale) James Watson....
Sono passati quasi due anni dalle coraggiose dichiarazioni del premio Nobel e scopritore del DNA (e ora martire della nuova inquisizione globale) James Watson, che si possono leggere in questo articolo datato 17 ottobre 2007:
http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_17/watson_intelligenza_africani.shtml
Pochi pensavano che giunti a un tale livello di narcodemocrazia, qualche personaggio influente dicesse una cosa vera, eppure é successo, qualcuno ha avuto ancora il coraggio di parlare.
Queste dichiarazioni hanno suscitato curiositá e hanno spinto alla ricerca molte persone.
In questi giorni ho tradotto un capitolo (il capitolo 7 per l'esattezza) di un libro del 1980 dello scienziato Georg Rieck intitolato "Genetica dell'intelligenza". Lo propongo qui di seguito. Se qualcuno volesse perfezionare la traduzione o abbellirla é pregato di farlo, non ho avuto molto tempo e ho badato piú che altro al significato del testo.
Il testo é disponibile in versione integrale in internet per chi volesse tradurre gli altri capitoli:
http://www.laeditorialvirtual.com.ar/Pages/GeorgRieck_GeneticaDeLaInteligencia.htm#ref7
Infine vorrei aggiungere una considerazione personale. Da una parte c'é il rammarico per l'attuale ingiustizia da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali, colpevoli di mantenere nell'ignoranza la nostra gente, nasconderle a cosa va in contro con il mescolamento razziale, negarle il diritto alla conoscenza e quindi negarle la possibilitá di scegliere il proprio futuro coscientemente. Dall'altra parte non puó lasciare indifferenti, a livello umano, la lettura di questo capitolo, freddo e duro, come sono freddi i numeri, i dati, le ricerche scientifiche, e la natura stessa; ma che contiene passi, come quello dove si parla dei bambini "indigeni parziali" australiani, che dimostrano la disarmante evidenza dei risultati delle ricerche, e allo stesso tempo toccano l'anima per la tenerezza che ispirano questi bambini meno fortunati, che vogliono giocare, ridere, correre; non sanno perché sono piú sensibili, altruisti, non capiscono perché a volte sono incuriositi da cose che gli altri bambini "indigeni assoluti" nemmeno vedono o non comprendono, non sanno ancora quanto dura é la vita e quanto spietata é la natura, che non ha fatto nessuno uguale e tutti non solo differenti, ma alcuni piú dotati e altri meno.

LE DIFFERENZE DEL QUOZIENTE INTELLETTIVO TRA GRUPPI DI DIVERSE RAZZE

Tra le razze umane troviamo differenze molto facilmente percettibili riguardo a una grande quantitá di caratteri come per esempio: dimensione corporea, proporzioni fisiche, forma dei capelli, distribuzione della pelositá, colore dei capelli, forma del cranio e dei lineamenti facciali, capacitá cranica e costituzione del cranio, gruppo sanguigno, numero delle vertebre, organi sessuali, spessore delle ossa, impronte digitali, metabolismo generale, media della pressione sanguigna, temperatura del corpo, capacitá di sopportare alte e basse temperature, capacitá delle ghiandole sudorifere, odore corporeo, composizione del cerume dell'orecchio, numero di denti, etá in cui appare la dentatura permanente, rilievo delle superfici dentali, durata della gestazione, frequenza di gemelli, frequenza di neonati dell'uno o dell'altro sesso, grado di maturitá fisica dei neonati, sviluppo encefalografico del bambino piccolo, daltonismo, acutezza visiva e auditiva, allergia al latte, reazione galvanica dell'epidermide, malattie croniche, frequenza di malattie infettive, pigmentazione di pelle e occhi, ecc.
Le differenze genetiche appaiono in praticamente tutte le comparazioni anatomiche, psicologiche e biochimiche effettuate tra gruppi razziali. Non c'é nessuna ragione per supporre che il cervello costituisca un'eccezione a questa regola. Quindi c'é molto (materiale) che parla a favore dell'esistenza di differenze razziali anche in certe caratteristiche del comportamento relazionate con le proprietá fisiche del sistema nervoso centrale.
Quando si tratta delle differenti pressioni arteriali che si osservano tra le razze, a nessuno verrebbe in mente di diffamare di "razzista" a colui che effettuasse questo tipo di investigazioni. Pero, dal momento che l'intelligenza é considerata come un valore nell'opinione generale, immediatamente si sentono tremende grida ogni volta che qualcuno comprova differenze ereditariamente orientate nell'intelligenza. L'avversione a occuparsi scientificamente del tema, o la tendenza a valutare poi le scoperte secondo un criterio di discriminazione ambientale, si unisce ad una inclinazione a cercare di offrire compensazioni dovuta ai crimini compiuti dagli schiavisti del passato. Pero questo non deve impedirci una focalizzazione scientifica del tema.

Ci sono due questioni que bisogna separare:
1) I gruppi razziali si differenziano riguardo alla loro intelligenza?
2) In caso affermativo, a cosa si devono queste differenze?

La miglior maniera di delucidare la prima domanda é attraverso lo studio di Audrey Shuey pubblicato nel suo libro "The Testing of Negro Intelligence" (2nda edizione 1966). Quest'opera tratta, attraverso 578 pagine, di 282 investigazioni unitarie che si realizzarono tra il 1913 e il 1965 impiegando 81 tests di intelligenza differenti. In vari test risultó che i neri nordamericani si trovavano, mediamente, 15 punti di QI sotto la media bianca. Comparativamente, intorno a 6 volte piu bianchi che neri raggiungevano valori di QI sopra 139 e , nella stessa comparazione, 6 volte piu neri che bianchi cadevano sotto un QI di 70.
Secondo i molto ampi dati dell'investigazione Coleman, presentata nel 1966, anche nei test scolastici, i neri si trovano in media sotto la media di bianchi e asiatici. I bambini sono testati all'inizio dei gradi 1,3,6,9 e 12. I risultati medi ottenuti da bambini indiani, messicani-americani, portoricani e neri (in quest'ordine discendente) furono molto peggiori di quelli di bambini bianchi o asiatici, e questo in tutti i gradi scolastici. Riguardo alle norme di attivitá di gruppo, sviluppate per valutare il grado di apprendimento delle materie elementari che si insegnano nelle scuole pubbliche, il nero nordamericano, con poche eccezioni fu incapace di mantenere il ritmo con le norme stabilite per ogni grado. I neri del 12mo grado si trovano, per esempio, circa 4 anni indietro rispetto alla normalitá, in maniera tale che alunni bianchi dell' 8vo grado superano, di regola, gli alunni di colore del 12mo grado in questo terreno. Osborne stima che alunni bianchi e di colore del sesto grado si differenziano, in materia di maturitá intellettuale, con una media di circa 2 anni; mentre alunni di decimo grado differiscono di circa poco piu di 3 anni.
Il socialista Jencks, sebbene accetta differenze un poco minori, riconosce nonostante, sulla base dei dati esistenti, ció che segue:
"Almeno in Nordamerica, il bambino bianco medio, nei test standardizzati, ha un rendimento migliore di 15 punti sopra il bambino nero medio. Questa discrepanza si fa evidente gia in alunni del primo grado e si mantiene attraverso tutto il periodo scolastico e collegiale. In materia di etá mentale e qualificazioni, i neri si ubicano progressivamente dietro i bianchi. Il bambino medio nero di 6 anni sta indietro di un anno rispetto al bambino medio bianco di 6 anni. All'etá di 12 anni, il bambino medio nero riesce ad ottenere, approssimativamente, gli stessi risultati di test del bambino medio bianco di 10 anni. Il giovane medio nero di 18 anni ha risultati comparabili con quelli di un bambino bianco di 14 o 15 anni. In nessuna investigazione si poté constatare una uguaglianza di risultati."

Come esempio menzioneremo qui uno dei test piu ampi e coscienziosi che si abbiano effettuato. Ci riferiamo alla comprovazione effettuata su 12000 alunni bianchi e 5500 alunni di colore a Wilmington N.C. Si utilizzarono differenti test psicologici, tra loro specialmente l'"Otis Quick Scoring Mental Ability test".
Nel 1956 la misurazione dei gradi 7,8 e 9 dette come risultato per i bianchi una media di QI di 99,55 e per i neri una di 81,24. In 1959 si verificó lo stesso gruppo che allora era giá avanzato ai gradi 10,11 e 12, processo durante il quale una certa percentuale di alunni che non avevano potuto sostenere il ritmo degli studi era rimasto nel cammino. I neri ebbero un QI medio di 84,62; i bianchi un QI di 101,98. Nessun alunno negro arrivó a ottenere 120 punti o piú, mentre il 7,2% dei bianchi riuscí a sorpassare questa cifra. Dall'altro lato, solo il 0,2% degli alunni bianchi cadde al di sotto di 70 punti contro un 6,6% dei neri.

Il materiale é schiacciante. Giustamente per questo, capitoló su questo terreno uno dei piu tenaci difensori dell'uguaglianza razziale nell'ambito dell'intelligenza. Il professore Otto Klineberg, disse giá nel 1963: "per quello che concerne a test mentali, la questione non risiede nello stabilire se, in media, i bambini neri ottengono risultati piú bassi dei bianchi. Che questo sia cosí non puó essere posto in dubbio."
Che le differenze esistano giá non puó essere discusso e , di fatto, oggi solamente le cerca di negare un certo giornalismo piú preoccupato per argomenti ideologici che per fatti scientificamente provati. Tuttavia, ancora nell'ambito accademico, i partidari dell'ambientalismo a oltranza costruirono rapidamente una nuova linea di difesa trincerandosi dietro le cause che potrebbero stare causando le differenze.
Secondo queste teorie, i test mostrerebbero differenze, pero questo non significherebbe forzosamente che l'intelligenza dei neri sia minore. Forse l'intelligenza solamente non risultava correttamente espressa data la inadeguatezza dei test per distinti gruppi razziali; o la lingua dei test non sarebbe comprensibile per i neri; o i risultati dei tests risulterebbero falsati per l'appartenenza degli esaminatori a una razza ostile agli esaminati.
Tutti questi argomenti furono investigati. Subito si verificó l'argomento principale degli apostoli ambientalisti in quanto al fatto che i tests di QI non sarebbero culturalmente neutrali ma che sarebbero disegnati per lo stile ed il sapere della classe media bianca, per cui altri gruppi economici e razziali risultavano sfavoriti.

Con tutta certezza é vero che, dati un'altra lingua, un'altra cultura e un'altra scala di valori, l'impiego di tests sviluppati da una razza puó risutlare di problematica applicazione per un'altra razza completamente differente. Pero i neri degli USA vivono lí da piu di 300 anni, insieme con i bianchi, nello stesso ambiente, e parlano la stessa lingua. Quando si argomenta che il loro livello linguistico é inferiore, l'argomento risulta inconsistente. Precisamente, nei tests linguistici, i neri, presentano risultati migliori che in quelli, piú mentali o piú equitativi culturalmente parlando, nei quali si comprova la deduzione logica. Giustamente tests culturalmente equitativi danno per i neri, in media, valori un tanto inferiori a quelli che danno i tests convenzionali come per esempio quello di Stanford-Binet o quello di Wechsler. In piú, anche in tests che si relazionano con capacitá di astrazione, i neri presentano un risultato inferiore. Se i tests di QI non fossero culturalmente neutrali, i neri dovrebbero ottenere risultati specialmente sfavorevoli con problemi di contenuto culturale e, soprattutto, con problemi di indole linguistica il quale , precisamente, non é il caso.

Per il resto, per escludere le possibili interferenze negative dell'inglese standard, i test si sono tradotti nel gergo del ghetto. Tre studi di questo tipo non diedero migliori risultati. Per denunciare l'importanza linguistica dei tests, il psicologo nero Robert J. Williams inventó un test, il "Bitch", (letteralmente: prostituta), nel quale i bianchi erano regolarmente peggiori dei neri. Pero risulta che questo test non verificava l'intelligenza ma si limitava a chiedere il significato di 100 parole prese dal gergo del ghetto nero, come per esempio "Blood"(letteralmente: sangue, utilizzato per significare "fratello di colore"). Ovviamente, con la problematica del QI, questo test non ha niente a che vedere.

Se i test fossero specificamente disegnati per bianchi risulterebbe inspiegabile perché certi gruppi ottengono risultati relativamente poveri. Portoghesi, spagnoli o irlandesi hanno un QI sensibilmente inferiore a quelli di un bianco americano medio. Prove di attitudine nell'esercito nordamericano, realizzate con reclute che erano nate in Europa, dimostrarono che le reclute provenienti da paesi germanici con predominante proporzione di razza nordica ottenevano risultati marcatamente superiori a quelli di reclute la cui origine si situava in turchia, Grecia, Russia, Italia e Polonia. I 1500 bambini californiani di Terman con un QI intorno a 150 si componevano maggiormanete di europei del nord, europei dell' ovest, cosi come di ebrei; mentre appena erano rappresentati i membri di popoli romanici, europei orientali non-ebrei, e neri.
Pero é possibile che i tests siano disegnati specificamente per gruppi ebrei (molti psicologi sono ebrei), o per nordamericani nordici (che costituiscono la maggioranza dei bianchi data la storia dell'immigrazione nordamericana), spiegandosi in questo modo che precisamente questi gruppi ottengono sempre risultati migliori?
L' accettare questa supposizione si contraddice con il fatto che altri gruppi non-bianchi presentano risultati sorprendentemente alti. Gli eschimesi dell'artico, cosi come i giapponesi (del Giappone, non quelli che vivono in USA), presentano in determinati tests di intelligenza risultati alti come quelli dei bianchi americani, e anche piú alti, nonostante si siano sviluppati in un modo completamente isolato dai pattern culturali della classe media bianca nordamericana.

Jensen verificó messicani nelle cui famiglie si parlava inglese solo nel 19,7% dei casi, comparandoli con gruppi di controllo dove il 96,5% (tra i bianchi) e il 98,2% (tra famiglie di neri) parlava inglese come unica lingua. Per un 14,2% dei messicani lo spagnolo o qualche altra lingua straniera era la unica lingua utilizzata. In piú, i messicani provenivano dallo strato socioeconomico piú basso; si trovavano, in comparazione con i bianchi, in una situazione piú di tre volte inferiore ai neri. I messicani, sebbene dettero risultati molto al di sotto dei bianchi americani nei test verbali e in test di performance scolastica, superarono chiaramente i neri. Nei tests di intelligenza non-linguistica i messicani stettero solo un poco sotto i bianchi pero chiaramente sopra i neri. In quanto a memoria meccanica, al contrario, bianchi e neri si ubicavano uguali e i messicani risultavano inferiori a entrambi i gruppi.

In conseguenza, non esiste prova alcuna per affermare la concomitanza culturale dei tests e le tesi al rispetto possono reputarsi come false.

Ora, se il problema non si trovava nei tests, non poteva trovarsi nella razza degli esaminatori? Il fatto é che i bambini neri non ottengono migliori risultati quando sono esaminati da maestri o esaminatori del loro stesso colore di pelle.
Se i neri non risultano intimiditi dall'esaminatore, non sará che hanno paura dei tests?
Al contrario: il maggiore timore ai tests fu misurato nei bianchi.

Infine, si é affermato che ai neri semplicemente gli manca la motivazione necessaria per distinguersi in tests che avrebbe disegnato lo strato dirigente bianco. Se questo fosse certo, altri gruppi subprivilegiati dovrebbero comportarsi in un modo similmente apatico. Gli indiani sono addirittura famosi per la loro apatia e compartono i complessi di inferioritá con i neri. Con sicurezza, si trovano piú fortemente discriminati dei neri (di fatto, fu a loro che si tolsero le terre). E, tuttavia, nei tests sono meglio ubicati dei neri.

Per il resto, Eysenck ha verificato gruppi di bianchi che, a volte, furono motivati (per premi di denaro, dolci, regali, minaccie come conseguenza di una cattiva performance, ecc.) e a volte non lo furono. Non si riscontrarono varianti significative nei valori dei tests al compararli con altri gruppi di controllo. Le differenze che appaiono nei test non possono essere relazionate con una predisposizione favorevole al test ne con differenze nelle capacitá sensomotrici, la velocitá del lavoro, o la diligenza. Neanche parzialmente. In nessuno di questi fattori esistono, tra bianchi e neri, differenze apprezzabili.

Da ció si deduce che i tests non solamente misurano punteggi minori nel QI ma che i neri hanno una intelligenza minore.
In ogni caso, questo é quello che si é comprovato per i neri nordamericani. Con gruppi che parlano altre lingue esistono difficoltá per la standardizzazione dei tests. Si puó utilizzare, tuttavia, il test di Maze, che ha sviluppato il professor Stanley D. Porteus e che risulta specialmente adeguato per misurare previsione, pianificazione e inquietudine intellettuale. Secondo questo test, gli Australiani dell'Australia Centrale raggiungono, misurandolo in comparazione con i bianchi americani, un'etá mentale di 12,08 anni e quelli del nordest una di 10,48 anni. Sorpassano con questo i Sakai-Jeram delle regioni costiere di Perak (8,02 anni) e ai boscimani del Kalahari (7,56 anni). L'analisi di questi casi con altri tests sarebbe molto auspicabile.

A cosa si deve la minore intelligenza dei neri? Questa domanda non é puramente accademica dal momento che, se si potessero scoprire cause ambientali per la minore intelligenza dei neri, si terrebbe in mano la chiave per aumentare la loro intelligenza effettuando i cambi adeguati nel loro ambiente. Questo, inoltre, avrebbe enorme importanza per l'economia interna degli USA, dato che la proporzionalmente alta quantitá media dei deboli di mente esistenti nella popolazione nera significa, in una societá altamente tecnicizzata, la disoccupazione quasi forzosa; costituendo, simultaneamente, un grande problema sociale e criminale.
Si é anche avanzata la supposizione che una peggiore alimentazione dei neri sarebbe la responsabile del loro deficit nel QI. A radice della investigazione realizzata in Olanda dopo il 1945 giá abbiamo visto che questo argomento non resiste all'analisi. Inoltre, la alimentazione del nero nordamericano non é tanto estremamente cattiva da produrre lesioni irreversibili e, dall'altro lato, i costumi alimentari della popolazione bianca lasciano anch'essi molto a desiderare, se non in quantitá, certamente in qualitá e valore nutritivo netto.
Poi, si é opinato che una discriminazione sociale generale avesse depresso i risultati. Pero allora sarebbe inspiegabile perché alcuni neri si trovano sopra la media dei bianchi. Apparte questo altri gruppi razziali degli USA dovrebbero avere, allora, un rendimento molto peggiore di quello che dimostrano avere. Gli asiatici orientali patiscono in questo paese da sempre di pregiudizi razziali e le prime leggi immigratorie nordamericane furono fatte contro i cinesi giá nel XIX secolo. In piú i discendenti dei giapponesi, nati negli USA, furono indiscriminatamente confinati in campi di concentramento americani durante la seconda guerra mondiale e, inoltre, vennero confiscati i loro beni dopo la guerra. E nonostante tutto, cinesi e giapponesi raggiunsero nei tests valori di QI parzialmente maggiori dei bianchi.
Nel 1939 in Kent County- Ontario, Canada- si verificarono alunni di colore i cui antepassati erano fuggiti in Canada giá prima della guerra civile nordamericana. Dal 1890 i neri godettero qui di completa uguaglianza di insegnamento. "Qui il nero non solo é libero ma si trova, in quanto a tutti i vantaggi politici e sociali, sulla stessa base dei bianchi."
In tutti i tests, tanto quelli basati sul linguaggio come in quelli linguisticamente neutri, gli alunni bianchi davano risultati maggiori in media tra 15 e 19 punti di QI sopra i neri. "Evidentemente l'uguaglianza sociale ed economica goduta dai bambini neri in Canada, non causó un aumento dei loro risultati comparati con quelli dei bianchi."
I neri della Giamaica, che da un secolo vivono in uno stato proprio senza dominazione bianca, hanno una media di QI di 75, cioé 10 punti sotto la media dei neri nordamericani.
Jencks, riferendosi a questa tesi che gode di gran popolaritá in un ampio spettro dell'opinione pubblica nordamericana, afferma in maniera lapidaria: "la discriminazione razziale sembra manifestarsi solo in un modo trascendente."
Un insieme di intenti di spiegazione ambientalista, che tratteró a continuazione, si basa sulla presunta importanza della scuola nella conformazione dell'intelligenza.
Uno degli argomenti é che i neri godono di minore scolaritá che i bianchi. Dal 1900 la scolaritá completa é cresciuta, tuttavia, piú rapidamente per i neri che per i bianchi. Neri che nacquero durante la II guerra mondiale disponevano una media di un anno di scolaritá meno dei bianchi. Tuttavia, come sottolineano Shuey e anche Jencks, negli ultimi 50 anni i valori dei neri non sono aumentati.
L' anno che i neri assistono meno la scuola rispetto ai bianchi non puó essere aggiudicato a una diserzione scolastica prodotta dal "razzismo bianco", ma si spiega con una minore inclinazione allo studio come conseguenza di una minore intelligenza. Un bianco nato durante la II guerra mondiale che disponesse di un QI di 85 riceveva una media di 10,6 anni di scuola in cifre arrotondate. Il nero tipico nato durante lo stesso periodo, arrivava alla scuola con un QI di 85 e riceveva 11 anni di educazione scolastica. I neri non solamente desiderano piu anni di scuola dei bianchi di simile QI. Ottengono anche piu anni di scuola.
Pero non sará che la qualitá educazionale offerta dalla scuola é minore? Fino all'informe Coleman era un dogma che le scuole nere si sovvenzionavano con minore preventivo per materiali didattici e che i maestri erano pagati peggio, in maniera tale che i migliori maestri andavano nelle scuole bianche. L 'informe Coleman, che investigó 645000 alunni in piu di 3000 scuole per tutte le regioni degli USA comprovó che, contrariamente all'impressione generalizzata, si poteva constatare una grande similitudine nelle attrezzature didattiche, nei piani di studio e nelle qualitá misurabili del personale docente di scuole bianche e nere. Jencks offre alcuni esempi, dai quali si evince che, in parte, le scuole nere ottennero una maggiore disponibilitá di mezzi. Nell'investigazione di Wilmington, citata anteriormente come esempio, risultó che i maestri delle scuole nere avevano studiato una maggiore quantitá di anni nell'Universitá rispetto ai maestri delle scuole bianche; si erano ricevuti da meno tempo; una maggiore percentuale di essi aveva ottenuto distinzioni e certificati e il loro stipendio medio era, inoltre, superiore. Nonostante questi vantaggi, i bambini di colore avevano, come giá si é dimostrato, un rendimento sostanzialmente peggiore di quello degli alunni bianchi.

Per l'esperto in questi assunti, quello che seguiva giá non era sorprendente. Contro un'opinione ampiamente estesa, l'informe Coleman constatava che le differenze nelle attrezzature didattiche (laboratorio di fisica, ecc.) nei piani di studio e nelle caratteristiche dei professori, avevano un'influenza molto debole sui risultati ottenuti, sia in bambini bianchi che neri. Pertanto, non sorprende che non si ottenessero risultati misurabili, eccetto per una maggiore quantitá di docenti, come conseguenza del fatto che, tra il 1962 e il 1972, il preventivo per l'educazione fosse aumentato un 9,7% annuale collocandolo in 1/3 sopra il crescimento del prodotto interno bruto.
Non sará allora che la segregazione razziale nelle scuole é la responsabile della minore intelligenza? I difensori dell'integrazione razziale sostenevano, fino all'apparizione dell'informe Coleman, che per mezzo dell'integrazione si desse agli alunni neri vantaggi scolastici di cui non avevano goduto prima. Posteriormente, l'argomento dovette essere archiviato. E ancora, si supponeva che i maestri nelle scuole senza segregazione esigevano piú dagli alunni neri che i maestri delle scuole con segregazione razziale; motivo per il quale gli alunni neri apprenderebbero di piú nelle prime. Per questo argomento non esistono indizi. Dato che, nella comparazione dei risultati, gli alunni neri ottengono un profilo minore, addirittura potrebbe sorgere l'attitudine contraria nei maestri delle scuole integrate.

Non si basa su nessuna prova neanche la supposizione che l'integrazione razziale potrebbe forse convincere l'alunno nero che ha una chance di ottenere esito nella societá piu ampia. Giustamente, quando il nero ha tutti i giorni davanti a se bianchi di maggiore rendimento, la situazione conduce allo scoraggiamento. La conseguenza di questo scoraggiamento; il sentimento di non poter arrivare tanto in alto dopotutto, conduce a aggressioni che producono non solo battaglie e scazzottate con studenti e maestri, stupri di compagne di classe e maestre, necessitá di pattuglie di polizia costanti nei corridoi della scuola, (come a New York), la vigilanza por video delle aule, il porto d'armi per i maestri; ma anche, la distruzione di elementi scolastici e perfino l'incendio delle scuole.

L'ulitmo argomento é, infine, che per mezzo dell'integrazione razziale gli alunni neri si porrebbero in contatto con compagni di classe che dominano certe materie (per esempio la grammatica standard) che a molti neri manca. Il quale, in sé, é certo. Pero quando le relazioni, come succede in molte scuole integrate, sono superficiali, agressive e perfino violente, é molto difficile immaginare i vantaggi che potrebbero derivare da questo. Per il resto, non é da stupirsi che i risultati ottenuti da bambini neri, in scuole integrate che hanno un'atmosfera pesante o minacciosa, siano peggiori di quelli ottenuti in scuole esclusivamente nere.
Pettigrew e Jencks dedussero dai dati dell'informe Coleman che i bambini neri svolgevano meglio il loro lavoro con una integrazione armoniosa (atmosfera amistosa nell'aula) rispetto a scuole esclusivamente nere. Al contrario, S. Bowels e H.M. Kevin esaminarono le cifre e comprovarono che la composizione razziale della scuola non aveva nessuna influenza sui risultati dei neri, sebbene si l'abbia una atmosfera violenta, per quanto detto sopra, e questo si capisce dalla valutazione di altri fatti realizzata da Alan B. Wilson.
Jencks segnaló, con ragione, che non esiste nessun metodo per garantire una atmosfera gradevole se si passa dalla segregazione razziale alla integrazione totale. Inoltre, le migliorie di tre punti, come massimo, si presentarono solo nelle scuole primarie; non nelle secondarie; in modo tale che si puo inferire da questo che, per mezzo della integrazione totale, forse si ha accelerato la maturitá intellettuale pero questo non ha condotto a un aumento del QI del nero adulto.

Per il resto, una cosa é sicura: quando gli alunni vengono trasportati da un lato all'altro della cittá per ottenere la mescolanza razziale nelle scuole, i risultati dei loro tests non migliorano in assoluto. Armor valutó cinque studi di distinti luoghi del paese e giunse alla conclusione che i trasporti di scolari in omnibus non avevano causato nessun aumento nella performance dei neri. Neanche per l'armonia delle relazioni razziali erano stati vantaggiosi questi trasporti; gli alunni neri trasportati, non solo davano mostra di una attitudine militante, ma la loro attitudine di rifiuto all'integrazione era ancora maggiore di quella degli alunni del gruppo di controllo che non erano stati trasportati fino alle scuole dei bianchi. L'inimicizia , misurata per esempio dal grado di simpatia verso le organizzazioni di militanti neri violenti, si trovava vastamente estesa giustamente tra quegli alunni che alimentavano grandi speranze (come per esempio continuare livelli superiori di studio) pero che nei competitivi collegi della periferia urbana ottenevano qualificazioni di livello "C"o ancora peggiori. Specialmente importante in relazione a questo studio, é che il suo autore proveniva dalla sinistra essendo stato presidente della Associazione Studentesca di Berkeley nel 1959 e 1960.

Cosi come el QI non poté essere durevolmente aumentato, allo stesso modo non si ottenne nessuna prova convincente che la fine della segregazione razziale avesse influito sul livello finale di educazione. In un gruppo, alcuni pochi entrarono posteriormente in un college. Nonostante, questo non significava nulla, dato che, in questi, il 90% degli studenti bianchi raggiungeva una percentuale di QI superiore a quello degli studenti neri e la frequenza di riprovazione di esami era molto piu elevata tra i neri che tra i bianchi ancora quando, frequentemente, questi esami risultano "razzialmente corretti" cambiandoli da "riprovato" a "approvato" (come atto di risarcimento per secoli di oppressione). La domanda é se con questo si da un servizio, per esempio, ai pazienti che saranno visitati dai medici esaminati d'accordo a questo metodo di qualificazioni.
Gli alunni bianchi, in ogni caso, non sono favoriti dall'integrazione. Bianchi che assistono a scuole primarie integrate qualificarono, in tests di rendimento scolastico, lievemente peggio che bianchi di scuole esclusivamente bianche, come comprovó Wilson in California.

Corrisponderebbe ora occuparci della molto diffusa tesi sul "circolo infernale della povertá".
L'argomento é il seguente: a causa del fato che i neri sarebbero poveri, i loro figli aquisirebbero una intelligenza minore; a causa di questa intelligenza minore, i bambini tornerebbero a essere nuovamente poveri, e cosi successivamente. Di fatto, d'accordo al censo del 1960 e considerando 12 strati socioeconomici, il 23% dei bianchi vive nei 6 strati superiori, e l'85% dei neri nei 6 inferiori. Si é comprovato anche che, mentre sia piu alto il QI, maggiore é lo status in termini statistici. Solo che questa correlazione non ci dice nulla riguardo a "che cosa sta causando che" qui. Per stabilirlo é necessario analizzare un poco piú approfonditamente le investigazioni.

Nel 1940 si fecero tre tests standard con una grande quantitá di alunni bianchi e neri in una regione rurale povera del sud della Virginia. Si elessero due gruppi di neri e bianchi dello stesso status socioeconomico. Nonostante questo, i neri non superarono mai il QI dei bianchi in un valore maggiore al 15-20%.
Esattamente lo stesso succede all'altro lato della scala sociale: nelle due categorie di status piu alte ci sono 13,6 volte piu bambini neri con un QI al di sotto di 75 che bambini bianchi.
Anche negli altri srati sociali si trova lo stesso risultato: in una grande mostra rappresentativa effettuata nel 1967 in un distretto scolastico californiano, Wilson verificó il valore medio di QI e comparó entrambi i gruppi dopo averli catalogati in 4 categorie socioeconomiche. Consideró: 1) professioni libere e impiegati direttivi. 2) impiegati. 3) operai senza e con studi. 4) operai disoccupati e recettori di apporti di beneficenza sociale. Il QI dei bambini neri della prima categoria si trovava 15,5 punti al di sotto dei bambini bianchi della stessa categoria. Ancora piu significativo fu che perfino il QI dei bambini bianchi della categoria inferiore (la 4ta) era ancora 3,9 punti al di sopra del valore medio dei bambini neri della categoria superiore.
Questa scoperta di Wilson non é atipica. Concorda con le investigazioni di Shuey. Secondo queste ultime, i bambini neri dello strato superiore si ubicano 2,6 punti al di sotto del QI dei bambini bianchi dello strato inferiore. Shuey commenta: "Sembra improbabile che i bambini di colore dello strato superiore non abbiano piu stimoli culturali dei bambini bianchi degli strati inferiori."

Jencks opina che le differenze economiche dovrebbero essere responsabili di "non piu di un terzo" delle differenze totali in quanto all'intelligenza. Pero in questo calcolo prende solamente i dati paterni con i quali, naturalmente risulta che neri di un maggiore status, in media, anche figli con un QI piu alto della media generale dei neri. Questa correlazione non dice nulla, tuttavia, circa le cause. Dato che status e QI si trovano in relazione, il maggior QI di certi bambini neri puo spiegarsi anche per i geni dei genitori. La osservazione di Jencks deve essere intepretata nel senso di che, come massimo, 1/3 delle differenze si relaziona con lo status. Pero non si puo parlare di una relazione causale.

Che le differenze economiche non influiscono praticamente sull'intelligenza é dimostrato irrefutabilmente dal caso degli indiani americani. Come lo dimostra la investigazione Coleman, gli indiani nordamericani costituiscono il gruppo piu sfavorito. In tutti i fattori ambientali raggiungono medie inferiori a quelle che sorgono delle mostre effettuate tra neri, e considerandoli globalmente, in quanto al loro ambiente si trovano tanto al di sotto dei negri quanto questi ultimi stanno al di sotto dei bianchi. In altre parole: considerandoli dall'ottica dei bianchi, gli va due volte peggio dei neri.

Inoltre, gli indiani si trovano anche piu sfavoriti in molti altri fattori che Coleman non ha investigato, come per esempio, in assistenza medica, aspettative di vita e mortalitá infantile. Secondo l'ipotesi ambientalista, gli indiani dovrebbero presentare una deviazione al di sotto dello standard dei neri. Dovrebbero avere un QI di 70 aprossimativamente. Di fatto, tuttavia, hanno un QI di 92,5 con il quale si situano a mezza deviazione standard al di sopra dei neri. Differenze a favore dei bambini indiani si produssero in ognuno dei 4 tests impiegati da Colemann: intelligenza non-verbale, intelligenza verbale, comprensione di lettura, e capacitá di calcolo.
Anche i messicani che vivono in California si trovano, in quanto a posizione sociale ed economica, cosi come in quanto alle loro possibilitá educazionali, molto al di sotto della media socioeconomica dei neri. E, nonostante, raggiungono nei tests di QI risultati migliori di questi ultimi.

Questi risultati stanno, in certa forma, in contraddizione con il "Milwaukee-Proyect"di Dick Hebers. Hebers. Hebers fece arrivare giornalmente 20 bambini dal quartiere di Milwaukee, di una etá di 3 mesi in su, per alloggiarli in un ambiente fortemente "arricchito". Di mattina li si toglieva alle loro famiglie portandoli a una scuola speciale dove un assistente sociale qualificata passava tutto il giorno con un bambino (un'assistente per ogni bambino) e cercava di accelerare il piu velocemente possibile il bambino nella sua evoluzione mentale. Questo lo faceva giocando con il bambino; tramite conversazioni; tramite prove di insegnamento; e tramite un costante attuare reciproco per migliorare ottimamente la capacitá intellettiva. Di notte, i bambini venivano regolarmete ridati alle loro madri , le quali ricevettero aiuto e consiglio dal corpo di collaboratori del progetto. All'etá di 4 anni questo gruppo aveva un QI medio di 124 punti (di fronte a 94 del gruppo negro di controllo).

Pero, da un lato, Eysenck segnala, e con ragione, che i quozienti di intelligenza misurati all'etá di 4 anni non permettono di fare nessuna predizione affidabile riguardo al QI dell'adulto. Inoltre, tenendo conto delle condizioni dell'esperimento si puo segnalare che l'unica cosa che si raggiunse fu l'accelerazione dello sviluppo, pero se con questo si raggiungesse un livello finale piu alto fu una questione che rimase aperta. D'altra parte, l'ordinamento metodologico fu lapidariamente criticato. Heber, tra le atre cose, dovette riconoscere che i bambini erano stati specialmente addestrati per i tests. Lo studio é stato commentato dalla stampa di massa pero non venne pubblicato da nessuna rivista scientifica! Nel 1974 sarebbe dovuto apparire un informe finale sul progetto. Al giorno d'oggi, tale informe non esiste. Dopo tutto questo, si commentó che il gruppo fomentato avrebbe perso il suo vantaggio sul gruppo di controllo giá nel terzo grado scolastico. Il Milwaukke proyect dovrebbe, con questo, essere incluso tra gli esperimenti compensatori che non compirono ció che promisero.
Che si trattava solamente di un'accelerazione della maturitá lo indicano anche i valori del gruppo di controllo. Nonostante i bambini del gruppo di controllo provenissero da madri che vivevano nei quartieri bassi - presumibilmente dunque da madri che avevano un QI al di sotto di 85 - il loro QI all'etá di 4 anni era di 94. Questo coincide perfettamente con il fatto che, specialmente nel comportamento motorio, esiste una maturitá precoce nelle creature nere. Bayley comprovó che lattanti neri, in un tests impiegato da lui stesso, davano risultati migliori durante il primo anno di vita rispetto ai lattanti bianchi. Per esempio, di creature tra 9 e 12 mesi d'etá, solamente il 30% delle bianche, di fronte al 60% delle nere, approvavano tests tali come realizzare certi giochi elementari, camminare con aiuto, stare in piedi senza aiuto e camminare senza aiuto. La maggiore quantitá di punti le ottennero le creature nere dei distretti piu poveri; i fratelli maggiori di queste creature, avevano un QI di 80, cioé al di sotto della media nera.


Tutte le ipotesi ambientaliste per spiegare il deficit di QI nei neri, quindi, sono fallite. Incluso se nel futuro apparissero nuove tesi ambientaliste - la cual cosa, tenendo in considerazione la fissazione ambientalista dei pedagoghi in base alla quale sono state sollevate anhe le possibilitá piu remotamente immaginabili, é poco probabile - queste nuove tesi non potrebbero, dopo tutto, spiegare la totalitá della differenza che c'é nel QI. La differenza media che esiste tra gemelli cresciuti separati (lasciando a un lato gli studi di Burt) é di 7 punti di QI. Questa é molto probabilmente la differenza media che producono tutte le differenze ambientali insieme; cominciando dallo sviluppo prenatale, passando per differente alimentazione, relazioni familiari differenti, appartenenza a uno strato sociale, e terminando con le diverse condizioni scolastiche. Sette, e non 15 punti in cui i negri si differenziano di fatto.

La obiezione fatta nel suo momento, in quanto a che non si saprebbe se la ereditabilitá tra i neri sia la stessa che tra i bianchi, é stata rifiutata nell'interim. Lohelin, tra gli altri, e R.T. Osborne hanno comprovato che la ereditabilitá del QI tra i neri nordamericani é esattamente la stessa di quella che esiste tra i bianchi.
In seguito alle tesi ambientaliste insostenibili vediamo ora alcuni ritrovamenti che si possono spiegare unicamente per il fatto che la minore intelligenza dei neri é condizionata ereditariamente. Ho giá esposto che i neri, nel loro sviluppo piu iniziale, si trovano davanti alle creature bianche, ponendosi in risalto specialmente quei lattanti neri di madri poco dotate. La precocitá osservata dura aprossimativamente 3 anni. Dopo questo periodo, i bambini bianchi sorpassano i neri. Su questo, Eysenck scrive: "I risultati sono importanti a causa di una regola biologica generale secondo cui le capacitá cognitive e intellettuali di una specie in generale sono tanto maggiori quanto piu si prolunga la prima infanzia. Questa regola sembre essere valida incluso all'interno di una determinata specie. Cosí, il precoce sviluppo motorio dell'uomo, tale come é stato comprovato nei tests dei lattanti, si trova in una correlazione negativa rispetto al quoziente di intelligenza definitivo". Con altre parole: la precocitá dei neri é un indizio del fatto che il livello di sviluppo del QI nell'adulto dovrá essere minore.

E anche un'altra scoperta dei tests é importante: Jencks confuta il cosí chiamato "circolo infernale della povertá" segnalando che milioni di uomini bianchi hanno genitori con esattamente tanta poca educazione ed esattamente tanto basso status quanto i genitori dell'uomo nero medio. Tuttavia - sempre in media- questi bianchi ottennero professioni che si trovavano al di sotto della media bianca solo 7 punti, e allo stesso tempo si ubicavano 17 punti al di sopra della media nera. Se i neri - continua Jencks - avessero ottenuto nella superazione dei loro handicaps socioeconomici di partenza, lo stesso successo che hanno ottenuto la maggioranza dei bianchi poveri, allora, dal punto di vista socioeconomico, sarebbero stati solamente a 1/3 della cattiva posizione nella quale si trovavano realmente nel 1962. Ancora di piú: i bambini dello strato nero elevato, che arrivano alla stessa professione, con la stessa dimensione del gruppo familiare e con la stessa educazione del bianco medio, terminano situandosi 19 punti socioeconomici al di sotto della professione del bianco medio, cioé: solo 5 punti al di sopra della media nera.

Jencks solo poté spiegare questo risultato per mezzo della discriminazione razziale effettuata dai datori di lavoro bianchi. Tuttavia, per gli imprenditori - come lo dimostra il reclutamento di lavoratori stranieri da parte dell'imprenditoria tedesca e di lavoratori messicani da quella nordamericana - il colore della pelle é ben poco rilevante se i lavoratori arrivano realmente alla produzione sperata. Il motivo per il relativamente maggiore ascenso nello status che dimostrano avere i bianchi e la manifesta discesa di figli di neri socialmente bene situati risiede in un fenomeno genetico: la regressione alla media.

Come giá segnalato, genitori eccezionalmente dotati hanno figli che , in media, arrivano a un livello di QI inferiore a quello paterno; genitori dotati debolmente generano figli di un livello di intelligenza generalmente piu alto di quello paterno. Il pronostico genetico stabilisce che: bianchi con un QI di 85 avranno figli piu intelligenti ( con la tendenza a raggiungere la media bianca di 100) mentre i neri con un QI di 85 avranno in media figli que torneranno ad avere un QI di 85, dato che questo valore é quello della media nera. Bianchi con un QI di 100, avranno figli che, in media, torneranno ad avere un QI di 100, mentre neri con un QI di 100 avranno in media, figli con intelligenza minore, con la tendenza a tornare alla media nera di 85. Questo pronostico, fatto sulla base di scoperte genetiche reali, venne confermato da tests. Duncan, e altri, hanno comprovato che, in professioni altamente qualificate, il QI dei bambini con genitori bianchi si ubica molto meno al di sotto del livello paterno, rispetto al QI di bambini neri comparandolo con quello dei loro genitori che hanno ottenuto lo stesso status dei bianchi.

Se la minor intelligenza dei neri é geneticamente condizionata, i mulatti ( che dispongono di una parte di geni bianchi) dovrebbero essere in media, piú intelligenti dei neri pero non tanto intelligenti come i bianchi. Tra il 25% e il 30% dei neri nordamericani hanno geni bianchi, in modo che tra loro non é stato possibile realizzare bene questo tipo di investigazione. Esistono 18 lavori nordamericani nei quali si sono investigati neri di pelle piú chiara, nei quali, dato il carattere, si puó supporre che debbano aver avuto qualche antepassato bianco. In 12 di queste investigazioni, individui che possedevano un tono di pelle piú chiara, che non avevano lineamenti tanto marcatamente negroidi, ottennero migliori risultati nel QI ( approssimativamente nel valore intermedio tra la media bianca e nera) rispetto ai neri di pelle piu scura o con lineamenti tipicamente africani. In altri 4 studi, i mulatti ottennero migliori risultati nella maggioranza pero non nella totalitá dei tests, mentre in 2 investigazioni non sorsero differenze.

Quest'ultimo fatto non confuta la tesi genetica dato che una razza é costituita da una grande molteplicitá di caratteri differenti e il colore della pelle e la intelligenza non risultano determinati dallo stesso gene. Incluso, se qualcuno ha uno o piú antepassati bianchi, puó ancora avere una pelle esattamente tanto nera come quella di un nero razzialmente tipico e, simultaneamente, puó ereditare molto di piú dai suoi antepassati bianchi in quanto a intelligenza. Allo stesso modo, un mulatto di pelle molto chiara puó avere una mente che non presenta nessuna delle caratteristiche dei suoi anteppassati bianchi.
In considerazione di ció, si é argomentato che i neri piú chiari forse hanno dimostrato essere piú intelligenti perché sarebbero piu facilmente accettati nel mondo bianco. Pero negli USA si considerano neri tutti quelli che abbiano avuto un nero tra i loro antepassati, anche quando 3/4 degli stessi siano stati bianchi. Una spiegazione ambientalista, pertanto, é da escludere.

Per il resto, in Australia si sono investigati bambini di scuole missionarie tra le quali c'erano "indigeni assoluti" e "indigeni parziali" (questi ultimi, con una piccola porzione di antepassati bianchi, in generale di 1/8). La piccola proporzione di antepassati bianchi, non bastava per modificare l'aspetto dei bambini, e la parziale ascendenza bianca era da loro ignorata. Tutti i bambini venivano educati insieme e le condizioni ambientali erano uguali. Nonostante la partecipazione di geni bianchi fosse molto ridotta, i bambini con qualche antepassato bianco ebbero risultati migliori in ognuno dei sei tests utilizzati.

Zimmer, al contrario, opina che la questione dell' intelligenza degli ibridi non é ancora risolta. Segnala uno studio del 1961, effettuato su bambini lasciati indietro dalle truppe che invasero la Germania durante la II guerra mondiale, dove non si trovó nessun deficit di QI. Per lo stesso menziona una obiezione a questo studio: i padri neri non sono conosciuti ed é molto possibile che siano stati piú intelligenti della media nera. Questa reticenza é probabile se si pensa che nel test del reclutamento del esercito nordamericano molti neri fallirono e pertanto non furono reclutati. Apparte questo, i verificati erano ancora bambini e abbiamo giá visto che le differenze aumentano con l'etá, dato che a un'etá piú precoce i bambini neri hanno un vantaggio sui bianchi. Per ultimo ci sono alcuni indizi che suggeriscono che un alto QI potrebbe essere dominante. Nella generazione F1 - rappresentata da questi "bambini da occupazione" - il maggiore QI della madre, dovrebbe imporsi. Il ritorno a un livello inferiore dovrebbe cosí, aspettarsi nei filgi di quelli che furono verificati ( generazione F2, legge di Mendel).

Di tutti i tests bisogna estrarre, quindi, la seguente conclusione finale che ha formulato Shuey in una lunga e complicata frase: "la concordanza dei risultati dei tests é notevole, dato che si riferiscono a scuole e asili, a bambini da 6 a 9 e da 10 a 12 anni, a bambini nei gradi da 1 a 3 e da 4 a 7; a studenti di secondaria e studenti di college; a soldati e ufficiali arruolati nelle forze armate - durante la I guerra mondiale, la II guerra mondiale e la guerra di Corea - a veterani delle forze armate; a senzatetto, a vagabondi, a talentuosi, a deboli di mente, a condannati e criminali; al fatto che appaiano differenze tra persone bianche e di colore non solo nelle aree rurali e urbane del Sud ma anche negli stati limitrofi e del Nord; al fatto che i bambini d'asilo di colore, gli studenti delle elementari e della secondaria che vivono negli stati del Nord si situarono esattamente tanto al di sotto dei bambini bianchi urbani degli stati del Sud come al di sotto dei bambini bianchi delle cittá del Nord; e inoltre, che si constatarono differenze medie relativamente piccole tra il QI dei bambini neri nati nel Nord e nel Sud, pero residenti nelle cittá del Nord; che studenti neri hanno ottenuto valori di QI che negli ultimi 20 anni si trovavano al di sotto di quelli che si ottennero tra 1921 e 1944; dal momento che é stato considerato: la tendenza in direzione a una maggiore variabilitá tra i neri; la tendenza dei mulatti a ottenere risultati migliori a quelli dei gruppi che si descrivono come neri senza mescolanza o che sono considerati tali; la prova che la superposizione media raggiunge da 7 a 13%; la prova che le differenze verificate sembrano essere maggiori nell'analisi logico, nel ragionamento logico e nelle prove sensomotorie rispetto alle differenze nelle prove pratiche e concrete; la prova che le differenze nei problemi verbali possono essere minori che quelli non verbali; la comprovazione che l'alunno di colore della primaria o della secondaria non fu sfavorevolmente influenzato nei risultati del test dalla presenza di un esaminatore bianco; l'indizio che i neri possono possedere un maggior senso per la valutazione personale che i bianchi, almeno nella scuola primaria, nella secondaria e nel college; la supposizione non dimostrata - e probabilmente errata - che i neri sarebbero meno motivati dei bianchi per realizzare i test; il fatto che si comprovarono differenze in praticamente tutti i test nei quali l'ambiente culturale dei bianchi sembró essere simile a quello dei neri, tanto in ricchezza quanto en complessitá; la circostanza in cui molte comparazioni, incluse quelle in cui le persone di colore sembravano avere piú vantaggi, o rappresentavano il loro gruppo in una misura maggiore, o si trovavano piu fortemente selezionati che i bianchi comparati. Tutte le prove indicano univocamente che esistono differenze ereditate in bianchi e neri, cosí come sono state comprovate dai test di intelligenza".

Se analizziamo la questione della minore intelligenza dei neri, abbiamo non solamente i test a nostra disposizione. Nel corso dell'evoluzione, dall' Australopithecus, passando per l' Homo erectus fino agli esseri umani moderni; si è registrato un costante aumento di dimensioni del cervello, fino al punto che questo trend di crescita del cervello può considerarsi come la tendenza evolutiva dei primati. Tuttavia, le attuali razze umane in questo processo hanno ottenuto valori medi summamente differenti. Dimensioni, forma e struttura del cervello e del sistema endocrino sono diversi nelle diverse razze.

Il professor Connolly si é occpuato intensamente di questo. Il peso medio di 13 cervelli maschili da lui analizzati, provenienti da tedeschi, fu di 1.307 grammi; quello di 13 cervelli maschili negri fu di 1.201 grammi. In una serie anteriore, condotta dal prof. Hrdlicka, il peso medio di 36 cervelli provenienti da uomini tedeschi era stata di 1.298 grammi e quello dei 36 cervelli neri di 1.198 grammi. Il Dr. F. W. Vint trovó nei suoi studii dettagliati che il peso del cervello bianco europeo(maschile) è in media del 10% superiore a quella di un africano nero.
Nonostante F. H. Hankins sia stato un chiaro critico delle teorie razziste, ha rilevato che il cervello nero è del 10% piú piccolo di quello del bianco.
La dimensione del cervello é, ugualmente alla dimensione del cranio, positivamente correlato con l'intelligenza in modo tale che, da una maggiore dimensione celebrale, si può dedurre una maggiore intelligenza media in termini statistici.

Ma molto più importante della dimensione è la struttura del cervello. E F. H. Hawkins constató una diversa struttura del cervello dei neri rispetto a quella dei bianchi e vide in questo un indizio altamente probabile delle differenze del talento intellettuale medio. Nel cervello dei bianchi trovó un maggior numero di circonvoluzioni. Le regioni frontale e occipitale erano relativamente piu grandi nei cervelli dei bianchi mentre le regioni temporali erano relativamente più grandi nei cervelli dei neri.
Il Dr. Vint misuró lo spessore delle diverse "lamine" e constató chiare differenze razziali. Le lamine erano, in media, il 15% più sottili tra i neri che tra i bianchi. Nello strato sopragranulare (lamina supragranularis) la differenza arrivó fino al 16%. Lo strato supragranulare è collegata con la volontà, l'autocontrollo e l'intelletto. Per questo - sulla base del peso medio e misurazioni della corteccia frontale - F. W. Vint giunse alla conclusione finale che la fase dello sviluppo del cervello raggiunta dal nativo africano medio è simile a quella di un bambino europeo di 7 a 8 anni.
La elettrofisiologia ha anche dimostrato che vi sono notevoli differenze nella intensità, la tensione e la frequenza dei cervelli di diverse razze. L'africano ha piú di un cervello "uditivo" che uno visuale; il cervello di un africano è molto meno sviluppato di quello di un europeo (in particolare nei lobi frontali) e l'elettroencefalogramma degli africani, é piu simile a quello dei bambini che degli adulti europei.
A questo si aggiunge che gli encefalogrammi di bambini africani neonati mostrano una maturità superiore a quella che normalmente si riscontra tra i neonati europei. Ci sono prove che le correnti cerebrali potrebbero essere in relazione con il QI, e almeno un carattere di tali correnti- il potenziale otticamente provocato - ha una ereditarietà di 0,8.

Per questi risultati c'è una spiegazione razionale che Jensen ha eposto: "in questo paese (USA) i diversi gruppi sociali provengono da paesi geograficamente molto diversi e sono passati per una storia completamente diversa. Questo è il motivo per cui sono stati esposti a esigenze, sociali ed economiche, che hanno agito selettivamente in un modo radicalmente diverso. Questo fatto rende molto probabile che il loro corredo genetico si differenzi per determinate forme di comportamento ereditariamente determinate, compresa l'intelligenza e il ragionamento logico astratto. Quasi tutti i sistemi anatomici, psicologici e biochimici che sono stati indagati, hanno dimostrato differenze razziali. Perché il cervello dovrebbe essere una eccezione?".

La causa della diversa struttura del cervello si può scoprire se si considera che - con l'eccezione degli ebrei che sono stati passati al setaccio per certe professioni - l'alta intelligenza si trova tra i nordeuropei e mongoli. Entrambi i gruppi lungo la loro filogenesi hanno dovuto soffrire molto, soprattutto durante le ere glaciali, e nel corso di questo processo, gli incapaci di prevedere gli eventi e gli sviluppi scomparvero senza salvezza possibile. Gli improvvidi non accumularono provviste, non si difesero sufficientemente contro le inclemenze del clima e finirono per morire di fame e di freddo. Intorno allla fine dell'ultima era glaciale, vale a dire, 10.000 anni fa, i luoghi nei quali i cacciatori cacciavano le loro prede cominciarono a presentare fitte foreste. Per dominare questa nuova difficoltá, alcuni gruppi inventarono l'agricoltura e la pastorizia con le quali si dettero le condizioni per una maggiore densità di popolazione, e con questo, per la nascita di alte culture. Con l'eccezione dei Maya, tutte le alte culture emersero a latitudini temperate, con forti differenze stagionali, che obbligarono a un costante superamento delle condizioni ambientali mutevoli.

Condizioni come quelle descritte dovevano creare vantaggi per gli individui e i gruppi più intelligenti. Anche con vantaggi riproduttivi molto bassi possono sorgere valori significativi in un periodo di decine di migliaia di anni. Lohelin e altri hanno calcolato che, se in un gruppo le persone con un QI inferiore a 60 hanno svantaggi selettivi, mentre in un'altro gruppo gli integranti sono svantaggiati soltanto se il loro QI è inferiore a 65, in 100 generazioni (o 2.500 anni) la differenza media in favore del gruppo più altamente selettivo raggiunge i 4 punti di QI e, di conseguenza, su 1.000 generazioni (25.000 anni) è di 40 punti di QI.

Il passaggio da Homo erectus a Homo sapiens è accaduto tra gli europei ( risultati di Heinheim e Swanscombe) circa 300.000 anni fa. Tra i mongoli, che con il sinantropus hanno una linea evolutiva propria, il fatto si è verificato circa 150.000 anni fa, mentre tra i neri primi resti ossei di Sapiens appaiono recentemente, 10.000 anni fa. Le forme prototipiche delle varie razze europee esistono da circa 20.000 a 40.000 anni come minimo. Data l'ampiezza e la relativa velocitá dei cambi genetici demografici che si verificano persino con una piccola pressione selettiva, in realtà uno dovrebbe sorprendersi del fatto che le razze di oggi non si differenzino più di quello che effettivamente si osserva."
Postato il Lunedì, 21 settembre @ 05:40:20 EDT di MThule
 



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Mjölnir

LE DIFFERENZE RAZZIALI
Da NuevOrden.net
(Traduzione di Braquemart2)


Premessa del traduttore: pur non condividendone alcuni punti e, soprattutto, alcune estremizzazioni derivate, forse, dall’aver utilizzato alcune fonti ormai obsolete ed altre di incerto valore, riteniamo utile proporre ai lettori interessati ai problemi delle società multi razziali e all’ormai irreversibile snaturamento etnico dell’Europa da parte di masse aliene, questo scritto apparso sul sito del gruppo spagnolo Nuevo Orden

Sebbene alcuni dei concetti esposti in questo saggio possano essere un poco “malfamati”, i progressi della genetica moderna vanno ora oltre dimostrando come alcuni fattori della personalità. per esempio il senso dell’onore, il coraggio etc. sono chiaramente determinati dalla nostra eredità e non tendono ad essere condizionati dall’ambiente né da altri fattori condizionanti di interesse sociologico); intendiamo, comunque, ampliare in futuro il presente articolo.(Ndt:Cfr,in proposito,per fare un esempio:Luca Ciarrocca< “La violenza? Un marchio genetico”>in 14,II.1992)fr
Come che sia, nonostante tutto quello che diremo, continuerà, tuttavia, ad esservi ancora chi si ostinerà a sostenere- e ciò, di fatto, viene continuamente sostenuto con fanatico entusiasmo dai fedeli della democrazia, che le differenze esistenti tra le varie razze siano qualcosa di puramente accidentale e superficiale, causato da fattori di natura economica, climatica, culturale ecc. Riporteremo qui dati scientifici che fanno luce su quest’argomento e, forse, per taluni, questa sarà un’argomentazione molto più chiara di quanto esposto in precedenza, ben consapevoli, d’altra parte, che molti continueranno a qualificare tutto questo di mere divagazioni o speculazioni prive di fondamento.
I dati che qui presentiamo si riferiscono in modo speciale alle differenze esistenti tra la razza bianca e quella negra e ciò per due ragioni fondamentali: in primo luogo, perché questo appare essere l’aspetto che, ai nostri giorni. si presenta con maggior insistenza e con maggior enfasi nel quadro generale dei problema razziali e, in secondo, perchè questo è il settore sul quale si sono incentrate un modo speciale le ricerche sulle differenze tra le razze(1) (Nota del Traduttore “Vi è… tutta una serie di disposizioni dovute, sia alla struttura del nostro corpo: e sono i caratteri anatomici; sia al funzionamento dei suoi organi :e sono i caratteri fisiologici;sia al meccanismo mentale: e sono i caratteri psicologici. Si può aggiungere il modo di reagire alle malattie, che costituisce un’ultima categoria: i caratteri patologici. Da questi quattro ordini di fatti, considerati insieme, vengono definite le razze: solo si avverta che tutti questi caratteri non valgono se non ereditari.”Henri V.Valois Garzanti, Milano, 1957, pag. 6. )
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Come si potrà vedere, .i dati che ci fornisce la scienza,- benché,….., per il razzismo integrale, essi non costituiscano l’aspetto più importante, sono molto lungi dal confermare le tesi dell’egualitarismo antirazzista. Sebbene sia certo, come notava il Putnam, che, non tutti i dati che qui vogliamo presentare possano venire considerati delle prove definitive, non è meno certo che, nel loro insieme, essi presentano una chiarissima evidenza che ciò che abbiamo anticipato nelle righe precedenti sia un qualcosa di più di una semplice speculazione etnosociologica. Essi mostrano che esistono profonde differenze, più o meno facilmente costatabili, in quello che si riferisce alle attitudini delle varie razze umane riguardo al creare e conservare tutto ciò che raggruppiamo sotto il termine civiltà: tutto ciò che tende ad elevare la vita dell’uomo verso una sfera superiore dell’esistenza.
.
La prima di venire ideologicamente purgata in conseguenza di noti fatti storici e del conseguente imporsi dei dogmi democratici e antirazzisti, forniva i seguenti dati, alquanto significativi, sulla razza negra.
Peso del cervello secondo la capacità cranica: 35 once(gorilla 20, europeo medio 45).Volta cranica molto grossa che permette al negro di dare colpi con la testa e subirne di tali che romperebbero infallibilmente il cranio di un europeo ordinario.
Le ossa del cranio si saldano più rapidamente nei negri che nelle altre razze. Ed è in codesta ossificazione precoce, che frena ogni sviluppo ulteriore, che molti patologi vedono la causa dell’inferiorità spirituale dei negri. Codesta inferiorità sarebbe ancor più caratteristica delle differenze riscontrabili sul piano fisico. Quasi tutti gli osservatori riconoscono che il bambino negro è tanto intelligente quanto quelli delle altre razze, ma che, però,nel periodo della pubertà, il suo sviluppo pare arrestarsi”(2).

L’anatomista americano Franklin P-Mall faceva notare in un articolo apparso nell’(1909.vol 9,1-32) che il peso medio del cervello del negro era inferiore di 100 grammi a quello dell’uomo bianco medio, mentre il celebre antropologo britannico Sir Arthur Keith, dimostrava nella sua opera che la capacità cranica, che poteva servire come indice per misurare il volume cerebrale, era di 100 cm. cubici minore tra i negri rispetto ai bianchi(3)

Dagli studi di Bean, Pearl, Gordon, Tilney, Vint, Todd e altri scienziati, risultava che il peso del cervello dei negri era da un ottavo ad un centoventesimo minore di quello dell’uomo bianco. Nonostante gli infruttuosi tentativi del Simmons che ha preteso, in modo totalmente inesatto e antiscientifico, di dimostrare la falsità di codeste osservazioni, comparando il peso di cervelli di negri maschi con quello della massa cerebrale di donne bianche “l’evidenza mostrava semplicemente- scriveva Carleton Putnam- che, come media della razza, il cervello dei negri era più leggero di quello dei bianchi e che ciò. a suo parere, indicava un livello medio inferiore di intelligenza e di grado di evoluzione”(4).

L’Isherwood segnalava,da parte sua, che “il volume medio del cervello del boscimano khoisanide attuale, è di 1300 cm cubici, quello del negro di 1400, mentre quello del moderno caucasoide europeo è di 1500 (5).

Mostrando l’ampia scala in cui oscilla la diversità esistente tra le varie razze, Roger Pearson sottolineva che “il volume del cervello dell’attuale umanità spazia, attraverso una continua varietà di gradazioni, dai 950 cm cubici circa dell’aborigeno australiano fino ai 1400 del maschio europeo medio”; mentre non si trova un tipo intermedio di antropoide tra l’uomo e le scimmie superiori, che presentano una capacità cranica di 600 cm cubici (6).Noi troviamo, poi, basandoci esclusivamente sulla capacità cranica, …. una chiara scala gerarchica, nella quale la razza negra non è quella che si trovi al livello più basso, come molti pare credano. Una scala che va dai 950 cm cubici dell’australiano ai 1500 dell’europeo(si osservi che è maggiore la distanza esistente tra questo e il negro, ( -550 cm cubici) che quella riscontrabile tra le scimmie superiori e l’australoide (350 cubici.).

Il Dr. F. W. Vint comprovò, dopo pazienti e accurate investigazioni, che il cervello dell’europeo bianco è del 10% più pesante di quello del negro. Realizzando uno studio comparativo del peso del cervello in entrambe le razze, il professor Connony provò che il peso medio di 13 cervelli maschili, appartenenti a tedeschi era di 1307 grammi, mentre il peso medio di altrettanti cervelli di negri era di 1201 grammi. In uno studio condotto su 36 cervelli di bianchi e altrettanti di negri, il professor Hrdlicka constatò che il peso medio di quelli dei primi era di 1298 grammi, mentre quelli degli altri raggiungevano un peso medio di 1198 grammi.

“Nonostante fosse un dichiarato oppositore della -scriveva A.P. Elkin- F-H.Hawkins dovette constatare nel suo (1928, pagg. 136-145 e specialmente 136-137) che il cervello del negro era del 10% più piccolo di quello del bianco e, in alcuni aspetti, strutturato diversamente, e che ciò costituiva un forte indizio della probabilità dell’esistenza di differenze nelle loro rispettive doti” (Nota del Traduttore “.. le razze sono ineguali guanto alle loro capacito mentali.. conseguentemente differiscono nelle loro capacità culturali” Frank H.Hawkins Payot, Paris, 1935, pag. 268
“Le differenze fra le razze si manifestano in modo evidente sul piano fisico, il che permette, come minimo, di presumere che ci possano essere differenze sul piano mentale”ibidem, pagg. 27/28 ).

Le ricerche del Connoly hanno messo in rilievo che il cervello del bianco possiede un maggior numero di solchi di quello del negro.

J.C. Carothers, in uno studio patrocinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, stabilì che il cervello del negro è meno sviluppato di quello dell’europeo e che l’EEG (grado di intelligenza correlato all’età NDT)degli africani corrisponde più a quello dei bambini europei che a quello degli europei adulti.

Tendo conto del peso medio del cervello e delle misure della corteccia frontale, il Vint perveniva alla conclusione che “il grado di sviluppo del cervello raggiunto dal nativo dell’Africa medio, corrisponde a quello di un europeo da 7 a 8 anni di età”(7).

Secondo l’anatomista Robert Bennet Bean (1906, vol 5 pagg. 353-432) I centri di associazione e la totalità dei lobi frontali –che, nell’opinione della maggior parte degli scienziati- costituiscono il centro dell’intelligenza superiore sono minori in media nel negro in confronto al bianco (8) Questo scienziato aggiungeva che l’evidenza anatomica suggeriva che “il negro possiede le facoltà mentali “inferiori” (olfatto, vista, abilità manuale, sensibilità fisica ) ben sviluppate, mentre nel caucasico (l’uomo bianco) sarebbero meglio sviluppate quelle “superiori”(autocontrollo, forza di volontà, raziocinio, senso etico ed estetico )”I solchi e le fissure del cervello del negro, sostenevano Poyntery e Kesgan sono, senza alcun dubbio, meno complessi e di più facile interpretazione di quelli del caucasico”.


Il professor F W Vint del Medical Research Laboratory del Kenya dimostrò che lo spessore degli strati super-granulari (supergranular layers)della corteccia cerebrale. a cui si associano secondo vari studiosi, le facoltà associative e recettive, è nella razza negra minore di circa il 14% rimpetto agri europei (9) Insieme a codesto minore spessore degli strati granulari, come ricordava il Putnam, il Prof.Vint constatava nello stesso tempo “una notevole semplicità nel modello convoluzionale (convolutional pattern)del negro, scoprendo differenze razziali nella citoarchitettura della corteccia frontale: scarsezza di grandi neuroni piramidali ed eccesso di cellule primitive in questa zona del cervello” Riassumendo i caratteri di inferiorità della razza negra che risulterebbero da tutti questi elementi, il professor Jacques Millot uno dei principali antropologi francesi, affermava: “La deficienza del negro si presenta principalmente nel ragionamento logico, nel giudizio e nella capacità di definire e analizzare con precisione, nell’adattarsi a situazioni nuove e nella capacità di astrazione. Tale inferiorità appare dovuta in gran parte ad un arresto precoce dello sviluppo cerebrale”(10).

Negli ultimi anni si sono sviluppati metodi che permettono di misurare la rapidità di apprendimento cinegetico, che suppone la transizione , a partire dalla nascita fino ai primi 5 anni di vita, da modelli uterini a modelli infantili di controllo e di riflessi muscolari. La velocità di codesto sviluppo sta in relazione inversa alla complessità della corteccia cerebrale, vale a dire che, come scrive Carleton Putnam, “nella vita dei mammiferi la struttura mentale si sviluppa velocemente in relazione diretta con la semplicità del cervello. Così, lo sviluppo cinestetico neonatale più veloce fra i gorilla che tra gli scimpanzè e molto più rapido tra gli scimpanzè che tra i bambini umani “ Nel 1956, Marxelle Geber, realizzando una ricerca su un gruppo di bambini in Uganda costatava che lo sviluppo era raggiunto con una rapidità più volte superiore dai bambini negri rispetto a quelli bianchi. Un’altra nuova scienza che pone in rilievo le differenze di livello sul piano razziale è la elettrofisiologia del cervello, che studia le sue emissioni di onde, la localizzazione di queste e le riposte elettriche cerebrali a vari stimoli.

Nel 1953 A.C.Munsy-Castle, .uno dei più distinti elettroencefalografi .realizzò una ricerca su 66 negri africani e 77 europei. In codesto studio il Mundy – Castle si imbatté in “5 diverse categorie di differenze tra i due gruppi, tra cui forse costituiva la più interessante la più debole risposta al lampeggiamento (flicker) da parte dei negri. I lampi erano causati con stroboscopi elettronici ad alta velocità, codesti stimoli luminosi sincronizzati erano abbastanza insistenti e sollecitanti perché un meccanismo dirigente allertasse l’intero cervello, essendo la risposta data una misura tanto della stabilità quanto della complessità del cervello
“La nostra principale impressione—concludeva il Mundy Castle, come risultava dal suo studio- fu che essi (gli africani) reagissero in modo molto più semplice rispetto agli elementi del gruppo degli europei” Nathaniel Weyl osservava che una risposta nulla o scarsa di fronte al lampeggiamento implica “una deficienza del cervello nello sviluppo, nella zona dell’immaginazione, della visualizzazione e nella capacità di pensiero concettuale….”(11).

Riassumendo i dati che a questo proposito offrono la medicina e la fisiologia moderne, Wilmot Robertson segnalava che “i negri hanno un tipo di maturazione cinestetica più rapida i bianchi, allo stesso modo che gli animali ne hanno una più rapida di quella degli umani, e che, per quel ciò che si riferisce alla fissura, allo spessore degli strati supergranulari e al numero dei neuroni piramidali, i lobuli frontali e la corteccia del cervello sono meno sviluppati nei negri che nei bianchi”. Per questo riguardo all’ambito della psicologia, il Robertson rilevava che, “secondo i più recenti studi, il negro mostra una marcata inferiorità rispetto all’uomo bianco”(12).

Sono molte le ricerche condotte dai più segnalati specialisti(psicologi, sociologi etc) volte allo scopo di analizzare la capacità e le doti intellettuali delle varie razze.

Lothrop Stoddard citava i risultati di uno studio fatto da Miss.A.H. Arlitt nel Bryn Mawr College, tra 100 studenti appartenente a vari gruppi razziali, dal quale risultavano i seguenti coefficienti medi di intelligenza per ogni gruppo: 83 per i bambini di colore, 84 per quelli di origine italiana (Nd T naturalmente non ci risulta che tali risultati attribuiti agli italiani siano mai stati confermati da altri studi ) De 106 per quelli nati da genitori americani bianchi(tra questi ultimi il Q I oscillava dal 92 a 125 riflettendo lo status sociale di ognuno di loro(13). Leggiamo nell’Enciclopedia Britannica “L’inferiorità del negro rispetto al bianco per quel che concerne la capacità mentale è stata stabilita rilevata in diverse occasioni a come risultato di studi comparativi; però è difficile stabilire in qual grado codesta differenza sia dovuta a fattori culturali o ad altri innati”(14)
( Nota del Traduttore
“Per la valutazione quantitativa dell’intelligenza si sono sviluppate tecniche statistiche altamente complesse che non hanno mancato di confermare che le razze dalla pelle scura- i negri in particolare sui quali esistono numerose rilevazioni statistiche- dimostrano una capacità intellettiva drasticamente inferiore non solo a quella degli europei, ma degli asiatici, degli indiani d’America, eccetera. Questi risultati appaiono tanto più significativi quando si ricordi che la maggior parte dei dati relativi ai negri sono stati ottenuti negli Stati Uniti, dove i negri sono in realtà dei mulatti. I risultati riguardanti i negri africani indicano un’intelligenza ancora minore che presso i negri americani; nell’Africa Meridionale in particolare dove la popolazione negra risulta meticciata con elementi capoidi (boscimani ed ottentotti) essi segnalano un’intelligenza di grado ancora inferiore.”Silvio Waldner AR, Padova, 1997, pag. 22).



Gli alunni negri del grado “high school” della città di New York devono, sovente, ripetere le classi e perciò mediamente, sono di età più avanzata e, ciò nonostante, ottengono per i loro lavori scolastici dei risultati inferiori a quelli dei bianchi che appartengono più o meno allo stesso status sociale(Mayo).Il negro si avvicina tanto più alle realizzazioni dei bianchi quanto maggiore è la proporzione di sangue bianco che scorre nelle sue vene (Ferguson). …………………... Varie ricerche hanno, poi, mostrato che il negro è chiaramente emotivo, più e meno inibito nelle sue reazioni del bianco(Crane). R. Pintner, riassumendo le conclusioni delle ricerche di C. Bringham sulle differenze di’intelligenza fra bianchi e negri, affermava: “ Tutti i risultati mostrano che il negro è decisamente inferiore ai bianchi nei test d’intelligenza standard …questi risultati sono abbastanza numerosi e consistenti da indicare l’esistenza di una differenza d’intelligenza tra le razze” P.L. Boyntom, nel suo dichiarava che “la maggioranza degli studi rilevano in un modo tanto definitivo la superiorità del bianco medio sul negro medio che pare giustificato supporre che tale fatto sia innegabile” P.G Young sottopose al test d’intelligenza nazionale standard 282 bambini bianchi e 277 negri .raggruppando questi ultimi in tre gruppi o categorie: chiari(lighter), scuri (darker) e intermedi (miscellaneous). Nei risultati rilevò un “notevole abbassamenti dell’intelligenza man mano rilevabile passando dai bambini bianchi a quelli negri più chiari, e, poi, per finire ai negri di pelle più scura” Stabilendo in tal modo che i “Light negroes”.nei quali era chiara una certa presenza genetica bianca erano, mediamente, un 19,7% più intelligenti dei “dark negroes”(15).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati americani furono sottoposti ad una serie di prove d’intelligenza, nelle quali i negri diedero dei risultati marcatamente inferiori a quelli dei bianchi: Tali risultati, ottenuti applicando il Test Alpha, designato per persone che conoscono la lingua inglese, erano i seguenti
INDIVIDUI ANALIZZATI 12.586-51.620
INDIVIDUOS ANALIZADOS
12.586
51.620
4.162
2.850
1.709
 
Oficiales
Blancos U.S.A.
Blancos no U.S.A.
Negros del Norte
Negros del Sur
RESULTADO MEDIO OBTENIDO
139,2
58,9
46,7
38,6
12,4

Studiando codesti risultati, faceva notare Fritz Lenz, non bisogna perderne di vista il fatto che i negri degli stati del Nord hanno una maggior percentuale di sangue bianco, mentre quelli del Sud sono razzialmente più puri “i (mulatti emigravano in preferenza nella zone industriali del Nord, mentre i negri più puri rimanevano nelle fattorie del Sud” Per questo-aggiungeva il Lenz, questi ultimi ottengono risultati considerevolmente inferiori(16).

Analoghi risultati li possiamo ritrovare nel seguente grafico, nel quale, nel gruppo “molto buono”(gruppo A), i bianchi rappresentano una percentuale del 41% mentre i negri non sorpassano lo O,1%.
Al contrario, nel gruppo “intelligenza molto deficiente”(gruppo D), i negri raggiungono il 49% mentre i bianchi rappresentano una percentuale del 7% . Per farsi un’idea più precisa del significato di codesti risultati bisogna tener conto che, rilevava il Lenz, la distinzione in base alla quale venne realizzata quest’indagine, divideva i soggetti un 2 gruppi: “bianchi” e “di colore”
Soldados con 14 años de estudios elementales
2.773 blancos U.S.A.
355 Blancos no U.S.A.
312 Negros del Norte
356 Negros del Sur

Puntuación obtenida
23,4
26,6
19,8
8,4

Soldados con 18 años de estudios elementales
448 oficiales
14.889 Blancos U.S.A.
928 Blancos no U.S.A.
555 Negros U.S.A. del Norte
356 Negros U.S.A. del Sur
Puntuación obtenida
108,1
64,4
59,4
50
28,9


E alcuni di questi ultimi possedevano una percentuale non disprezzabile di geni bianchi: In effetti, una parte considerevole di codesti elementi di colore era formata, infatti, da mulatti o discendenti di mulatti.
Di norma, infatti, qualsiasi individuo che mostri traccia di sangue negro viene contato tra i negri; così che si trovano tra loro non pochi individui in cui predomina, invece, il sangue bianco e che, talvolta, hanno anche una pelle tanto chiara quanto quella degli europei. D’altro lato, non si deve dimenticare che all’epoca del loro trasferimento dall’Africa all’America, i negri avevano già assorbito elementi razziali, certo non insignificanti, orientali o europei meridionali(18) e che, viceversa, tra i cosiddetti “bianchi”, non sono pochi gli elementi primitivi contati come “bianchi”, non dovendosi nemmeno, infine, perdere di vista l’importante fatto, che tra i bianchi, quelli dotati di attitudini superiori si riproducono meno, a causa delle condizioni stesse della vita moderna. Per tutto questo. “Se potessero venire comparati elementi di razza pura- affermava il Lanz-, le differenze, sarebbero senza dubbio, ancora maggiori.”
Per superare l’usuale obiezione che sostiene che codeste differenze siano causate dalle diversità nell’educazione, il materiale e analizzato viene diviso in vari sottogruppi che riuniscono caratteristiche omogenee per quel che si riferisce all’educazione (in ognuno di codesti gruppi gli individui che andavano a comporlo avevano avuto lo stesso livello di educazione). Nemmeno qui, però, -segnalava il Lenz- si può stimare la completa e autentica differenza tra negri e bianchi, - dato che i bianchi che a scuola non superano il IV grado rappresentano una evidente selezione per mancanza di attitudini, mentre i negri del Sud possiedono una formazione scolastica molto più rudimentale, non avendo raggiunto tale grado.

Il Lenz mostrava che nei risultati ottenuti in un campo militare, nel quale gli elementi di colore vennero classificati in due gruppi in base al colore della pelle, quelli più chiara di entrambi i gruppi raggiungevano una media di 50 punti, mentre quelli più scuri non superavano i 30(19). Lo psicologo A.L.Crane mostrò nel suo studio, che, nelle prove attitudinali, gli individui di colore ottenevano risultati tanto migliori quanto era più chiara la loro pelle. Hawis, in uno studio effettuato su un campionario di 4163 bambini bianchi e 676 di colore, rilevava la seguente distribuzione dei gradi di attitudine (20).

 
Bien
Medio 
Mal
NIÑOS BLANCOS
10,5
60,6
11,4
NIÑOS NEGROS
0,1
24
38,2

“L’esistenza di differenze tra negri e bianchi nella qualificazione nei test è difficilmente discutibile- affermava il Dr.Frank McGurk- Per quanto si riferisce ai nuovi dati empirici, la documentazione mostra chiaramente, esaminando i dati nel loro insieme, che i negri, come gruppo, ottengono nei test risultati medi più bassi di quelli dei bianchi. Aggiungeva, inoltre, che “i vari cambiamenti nell’ambiente socio economico dei negri, non hanno mutato tale differenziazione tra bianchi e negri nei risultati dei test”(21) (Nota del Traduttore “Nessuno contesta nel mondo scientifico americano, o in quello politico, che i neri abbiano quozienti medi di intelligenza più bassi dei bianchi” ammetteva Arturo Zampaglione: in 10 X 1984. “Statisticamente, la media della popolazione negra appare meno intelligente della media della popolazione bianca” così Maurizio Blondet in 12 XI 1975. Inoltre negli USA, “il colore della pelle si schiarisce presso i negri man mano che si sale verso categorie di più alto livello sociale, il che conferma che fattori genetici intervengono in un modo o nell’altro, nella determinazione di questo livello.”Arthur Jensen in n 8, Ottobre 1981.
Giuseppe Sermonti in 23 novembre 1994
scriveva: "Dai tempi di Darwin, c' è sempre qualcuno che ha misurato
l'intelligenza umana e sempre è arrivato alla stessa conclusione,
l'inferiorità negra. Uno dei primi esperti di IQ (Coefficiente di
Intelligenza, W. Dubois non esitò a concludere che i negri erano beyond the possibility of civilization> assolutamente al di là di ogni
possibilità di civilizzazione ). Il recente libro di Herrnstein e Murray "La
Curva a Campana", che ha risollevato il caso, si guarda bene dall'usare
quelle espressioni di tono così razzista, ma afferma che, all'estremo
inferiore della curva di distribuzione dell'intelligenza, c'è una
sottoclasse con basso coefficiente e propensione al crimine.

Sono i negri.
Le obiezioni che si sollevano a queste conclusioni sono di tre tipi. La
prima, più franca e sbrigativa, è questa: "questo è razzismo". La seconda,
sociologica, è che la inferiorità negra dipende dall' ambiente misero della
gente di colore. La terza è che i test, di intelligenza (l'IQ ) valutano
attitudini marginali, cioè sono poco intelligenti. Queste obiezioni sono
state superate.
La Scienza non può evitare la conclusione della bassa attitudine dei negri,
perché non può permettersi di scartare una realtà per il solo fatto che è
scomoda, né può concedersi di rinunciare alla massima efficienza produttiva. Il razzismo è l'inevitabile esito delle statistiche biologiche)

Audrey M.Shuey Presidente del Dipartimento di psicologia del Randolph Macon Woman’s College, giungeva alle seguenti conclusioni in una delle più importanti e complete ricerche condotte sull’intelligenza dei negri, conclusioni riassunte da Henry Garret

-Il QI(quoziente di intelligenza) dei negri americani si situa come media, da 15 a 20 punti al di sotto di quello dei nordamericani di razza bianca
-L’ “Overlap”negro della media dei bianchi oscilla tra un 10 e un 25% (per esservi eguaglianza bisognerebbe che tale percentuale fosse del 50%)(22)
-I bianchi rientrano nella categoria dei “gifted child”(bambini dotati) con una frequenza 6 volte maggiore dei negri
-I negri ricadono con una frequenza 6 volte maggiore dei bianchi al disotto di un QI di 70(gruppo considerato “mentalmente debole”).
Le differenze tra negri e bianchi si rilevano in tutti i tipi di test, ma in misura maggiore, in quelli di natura astratta
-Le differenze aumentano con l’età, essendo il “gap” maggiore nelle università e nelle scuole superiori.

Le differenze continuano a manifestarsi nonostante l’eguaglianza dei fattori socioeconomici.
Lo Shuey concludeva: “ Dalla notevole consistenza dei risultati dei test, che siano stati fatti a ragazzi di età scolare, o a studenti della “high School” o “college”, alle leve della prima o della seconda guerra mondiale, ai dotati e ai mentalmente deficienti, a delinquenti e criminali, si deducono i seguenti fatti: 1) le differenze tra bianchi e gente di colore sono presenti non solo nel Sud rurale e in quello urbano, ma anche nelle aree di frontiera e nel nord. 2) si trovano differenze medie relativamente piccole fra QI di ragazzi negri di origini sudiste o nordiste abitanti nelle città del Nord 3 )le differenze comprovate nei test paiono essere maggiori riguardo ai problemi astratti che a quelli concreti. 4)La prova che le differenze rilevate non sono dovute principalmente ad una mancanza di abilità linguistica sarebbe data dal fatto che la media della gente di colore non è migliore nei test non verbali che in quelli verbali; 5)Si riscontrano differenze anche in tutti gli studi in cui l’ambiente culturale bianco appare non essere più complesso, ricco o stimolante di quello in cui vivevano i neri. 6) In molti raffronti di risultati dei test (incluso quelli nei quali la gente di colore era maggiormente avvantaggiata)gli amerindi e i soggetti di razza negra sono stati o più …..talvolta ben più altamente selezionati che gli individui di razza bianca con i risultati dei quali venivano messi a confronto i loro; possiamo affermare che tutto ciò indica la presenza di alcune differenze innate tra i bianchi e negri, quali appaiono dai risultati dei test di intelligenza”(23).

Per venire a capo di realtà tanto evidenti, si è argomentato molte volte che codeste differenze, che appaiono in modo lampante, tra la razza bianca e quella negra, sarebbero dovute all’ambiente in cui i negri vivono, sarebbero, cioè, spiegabili a causa delle loro condizioni economiche, sociali, culturali etc, peggiori in confronto a quelle in cui vivono i bianchi
. Sarebbero a codeste condizioni ambientali, sostengono gli apostoli dell’egualitarismo antirazzista, da attribuirsi queste doti più limitate che presenta la razza negra.(24).
Tale asserzione, che parrebbe tenere un certo peso a suo favore, non è altro che una delle tante affermazioni teoriche, tanto usuali nella dogmatica egualitarista e democratica, carenti assolutamente di una qualsiasi conferma reale basata sui fatti. Intorno alla pretesa influenza dell’ambiente come causa di tutte le differenze fra gli uomini abbiamo già avuto modo di parlare più diffusamente.

Abbiamo potuto vedere sempre più chiaramente, nei dati fin qui esposti, come le condizioni socioeconomiche svolgono un ruolo molto più ridotto di quanto sostengano tutte codeste correnti antirazziste. “La pretesa- commentava Wesley Critz George- che le differenze tra bianchi e negri nei test riguardanti le capacità mentali verrebbero eliminate eguagliando o parificando i fattori educativi e, in genere, culturali, non regge. Al contrario, l’evidenza di cui disponiamo dimostra l’improbabilità che l’equiparazione dei fattori culturali possa portare a parificare i risultati medi dei test”. Il George osservava che le differenze, tra i bianchi e i negri, poste in rilievo dai test, secondo le ricerche della Shuey, Mc Gurk, Garret etc, apparivano anche nei negri che vivevano nella contea di Kent nell’Ontario(Canada), i cui avi si erano stabiliti in questa regione, in eguaglianza di condizioni con i bianchi, prima della Guerra di Secessione e durante tale conflitto.
I risultati dello studio condotto da H.A.Tanser in tale contea canadese mostravano che i bambini negri, nonostante quest’eguaglianza di opportunità, si piazzavano chiaramente al di sotto della media dei bianchi, e ciò a tutte le età e in tutte le classi scolastiche. L’ “overlap”negro delle medie dei bianchi oscillava tra un 13 e un 20%.
In tutti i test verbali e non idiomatici (verbal and no language), i bambini bianchi superavano quelli di razza negra in media di 15 a 19 punti di QI.(25)
A Wilmington (Carolina del Nord) furono create da alcuni filantropi nordisti scuole per bambini negri, con opportunità educazionali superiori a quelle godute dal 90% dei bianchi di quello stato .I dati delle scuole della New Hannover County, che comprende le scuole di Wilmington, pubblicati nel 1954 dettero i seguenti risultati dei test(26)

 
BLANCOS
NEGROS
1/4 superior
24,3%
1,7%
1/4 siguiente (3º)
21,8%
5,6%
1/4 siguiente (2º)
25,6%
13,2%
1/4 inferior
28,3%
79,5%


Secondo un articolo pubblicato sul settimanale portoghese ; l’inferiorità dei negri rispetto ai bianchi si manifesta nel rendimento ottenuto dagli individui di colore tanto nelle scuole quanto nelle imprese. “Secondo una nota del Dipartimento per l’Educazione dello Stato di New York, diretto dal Dr.Nathan Brown- leggiamo nel detto settimanale-le scuole in cui predominano gli alunni di colore presentano un rendimento scolastico medio inferiore a quello delle scuole riservate ai bianchi.

In quanto al fatto che nei complessi industriali il rendimento dei lavoratori negri sia inferiore a quello dei colleghi bianchi, tale conclusione (tra gli altri procedimenti) venne raggiunta per mezzo di calcolatori elettronici”(27).
Nella sua opera , Pitrim Sorokin citava i risultati delle ricerche condotte da numerosi scienziati sulle attitudini e le doti intellettuali dei negri e dei bianchi. Questi dati, molto interessanti quando si vada ad analizzare le differenze razziali, si orientano nel senso qui esposto.
Yerkes: età mentale del negro: 10,4; età mentale del bianco: 13.
Pinter e Keller: ”QI dei negri: 88, bianchi 95.
Thomdike: il 4% dei negri raggiunge la media dei bianchi.
Hirsch: QI dei negri 84,6; bianchi(eccettuato i portoghesi): da 85,3 a 102,8.
Peterson: dall’80 al 95% dei bianchi supera in intelligenza alla media dei negri.
Mc Fadden e Dashiell: solo il 15,4% dei negri supera la media dei bianchi.
Sunne: l’età mentale dei negri è inferiore a quella dei bianchi in ragione da 1 anno a 1 anno e mezzo.
Pressy e Peter: l’età mentale dei negri è di due anni inferiore a quella dei bianchi.
Arlitt:.QI dei negri 83, dei bianchi 106
Derrick QI dei negri 103, dei bianchi 112
Schwegler e Win: QI dei negri 89, dei bianchi 103.
Murdock: l’85% dei bianchi è superiore alla media dei negri.
Pyle .le qualificazioni dei negri rispetto a quelle dei bianchi considerate come 100, sono, nel test del Mautnam, 78(28).

Per quel che si riferisce alla razza negra messa a confronto con altri tipi razziali, non mancano di interesse le conclusioni pubblicate dal Dr. Stanley D.Porteus, cattedratico di Psicologia all’Università delle Hawai. Costui realizzò diversi test tra i nativi di Africa e Australia mentre dei suoi discepoli applicavano test simili su indigeni della Malesia e delle Filippine. Da codesto studio si deduceva che il negro bantu veniva classificato più in alto dell’aborigeno australoide, e che entrambi- bantu ed australoidi- superavano i Boscimani in tutti i test di intelligenza(29).

Il Dr Garrett comparava le conclusioni di una ricerca effettuata tra i negri della Florida nel 1963, dal governo federale-e che, per questo, difficilmente può essere tacciata di essere ispirata a pregiudizi nei confronti dei negri, con i risultati dei test applicati dai Dottori Terman e Merril in un campionario della popolazione infantile bianca di tutto il paese- i gruppi esaminati erano composti di 1800 negri e 3000 bianchi (Bisogna far notare che il Dr. Garret preferiva paragoni con cifre ricavate da studi fatti a livello nazionale per quel che si riferisce ai bianchi, dato che i test applicati a bambini bianchi del Sud-Est degli Stati Uniti mostravano QI ancora superiori) I risultati comparativi, così come li riassumeva il Garrett, erano i seguenti:
1) il QI medio dei bambini negri è di 80,7, quello dei bambini bianchi 101,8.
2 )Il 5% dei negri raggiunsero un IQ al di sopra della media dei bambini bianchi. Al contrario, l’89% dei bambini bianchi raggiunsero un QI superiore alla media dei bambini negri.
3)Nei gruppi di media elevata e superiore si trovarono rientrarono il 31% dei bambini bianchi e l’1,1% di quelli negri.
4 )Nel gruppo medio o rientrò il 46,5% dei bambini bianchi e il 19% di quelli negri.
5)I gruppi(marginali) e (deficientes) comprendevano lo 8,2% dei bianchi e il 50,2% dei negri.
6 )L’alunno negro medio(il cui QI è 80,7)non può superare il VI grado della scala scolastica nazionale, per la metà del gruppo negro il V grado è il massimo raggiungibile.
7) Solo il 1% dei negri è ritenuto abbastanza(QI 110 o superiore)per poter realizzare un lavoro universitario accettabile(30).

Nel 1956 venne applicato a 2440 alunni bianchi e a 1145 negri dei gradi 70,80 e 90 delle scuole pubbliche di Wilmington (Carolina del Nord )il Test Otis Quick –Scoring.
Gli alunni bianchi vennero esaminati da professori bianchi, mentre, a loro volta, quelli negri lo erano da docenti della loro razza. Il gruppo bianco ottenne un QI medio di 99,55 e con un’oscillazione dei dati calcolata al 13,74%, mentre quello negro conseguiva un QI medio di 81,24 con un’oscillazione del 13,45. Nessun alunno negro ottenne un QI pari o superiore a 120, mentre 126 ragazzi bianchi (il 5,2% del totale) ottennero un QI di tale livello. 3 anni dopo, nel 1959, lo stesso gruppo veniva nuovamente esaminato, gli alunni frequentavano allora rispettivamente i gradi 100,110 e 120 e dal gruppo era stato esclusa una considerevole percentuale dei meno adatti. Era allora formato da 1631 studenti bianchi e 730 alunni negri- Il gruppo bianco ottenne un QI medio di 101,98 con un’oscillazione del 12,59, mentre i negri raggiungevano un QI medio di 84,63 oscillando i loro risultati nell’ambito dell’ 11,20%.

Ancora un volta, nel 1959, nessun negro dimostrava di avere un QI uguale o superiore a 120, mentre lo aveva il 7,2% degli alunni bianchi(117 in totale) “la differenza media nel QI da 18,31° 17,36 per i due gruppi di Wilmington- scrivevano H.M.Roland e D.A.Swan-rientra nei limiti da 15 o 20 punti che, secondo lo Shuey, si riscontrato nel complesso del territorio degli Stati Uniti”.
Intervalos del IQ
Blancos
Negros
Nivel
Ratio Blanco/Negro
130
4,45
0,1
Muy superior
44 a 1
120-129
8,2
0,3
Superior
27 a 1
110-119
18,1
0,7
Media elevada
26 a 1
100-109
23,5
5,0
Media
47 a 1
90-99
23,0
28,0
Media baja
0,5 a 1
80-89
14,5
30,6
Línea marginal
0,2 a 1
70-79
5,6
21,1
Deficiente
0,125 a 1
Debajo de 70
2,6
---
 
 
IQ medio
101,8
80,7
 
 

Le ricerche di numerosi scienziati, concludono gli autori qui citati “Hanno scoperto, in generale, che le differenze tra negri e bianchi nei risultati dei test di intelligenza sono notevoli e significative. anche quando si siano parificate le condizioni socio-economiche di entrambi i gruppi .Queste differenze si sono mantenute dal 1918 al 1950 “nonostante il considerevole miglioramento avutosi nelle condizioni sociali ed economiche dei negri americani.”(31). FranK C.J.Mc Gurk passava in rassegna i vari test realizzati dalla Prima Guerra Mondiale in poi per mettere a paragone i risultati ottenuti rispettivamente da individui di razza bianca e individui di razza nera. Secondo questo psicologo, nel periodo dal 1935 al 1950 vennero pubblicati circa 140 articoli scientifici su codesto problema delle differenze tra bianchi e negri e i risultati dei test.
Di tali articoli solo 63 fornivano dei dati statistici, mentre gli altri si limitavano a fare commenti e formulare congetture su questo problema. Tutti quei 63 articoli che presentavano dei dati mostravano che la qualificazione media dei negri era inferiore a quella, sempre media, dei bianchi
E il Mc Gurck concentrava la sua attenzione su 6 di codesti articoli.
In primo luogo citava la ricerca realizzata dal Tanser nel 1939 nella contea di Kent, di cui abbiamo già fatto cenno, e dalla quale risultava un “overlap”negro che oscillava tra un 13% e un 20% secondo il tipo di test utilizzato(nei test realizzati durante la Prima Guerra Mondiale in tutto il paese, il 29% delle reclute negre ottennero qualificazioni che eguagliavano o superavano la media dei risultati ottenuti dai bianchi).Il secondo studio era quello compiuto dalla Dott. Bruce nel 1940, applicando test psicologici a bambini bianchi e negri dell’età di 9 anni che frequentavano scuole segregate nelle zone rurali della Virginia. I fattori socioeconomici, di livello molto basso, erano omogenei per i due gruppi messi a confronto. L’overlap variava, secondo il tipo di test impiegato, tra il 15 e il 20%, Nel 1942, lo Shuey realizzava una dettagliata ricerca su un gruppo universitario composto da individui di entrambe le razze e altamente selezionato di New York. L’età dei componenti oscillava tra i 18 e i 35 anni. Gli elementi appartenenti a ciascuna razza furono equiparati in modo che gli individui presi in esame possedessero un identico “background” sociale ed economico. In tal modo, i soggetti messi in paragone si trovavano allo stesso livello per quel che si riferiva all’età, allo status culturale e al background educativo. L’overlap risultante non superava, tuttavia, nonostante tutti questi correttivi omogenizzatori, un 18%.

Nel 1944 il Brown studiò un gruppo di bambini negri e bianchi di vari kindergarten, tutti i quali frequentavano scuole non segregate di Minneapolis .L’età media era la stessa per gli elementi appartenenti a ciascun gruppo
Sebbene il Brown non precisasse la percentuale di “overlapping”, dalla sua ricerca si deduceva che circa il 31% dei bambini negri eguagliava o superava il livello medio dei bianchi.

T.F. Rhodas portava a termine nel 1945 uno studio su individui di sesso maschile, di età inferiore a 4 anni, della città di Filadelfia. Come base del suo lavoro, si partiva da fattori socio-economici identici,di basso livello, per entrambe le razze. Sebbene lo psicologo incaricato avesse riferito che non esisteva una sensibile differenza tra i risultati medi dei negri e quelli dei bianchi, venne provato che le cose non stavano in codesto modo; infatti i bambini negri mostravano un livello molto inferiore a quello di quelli bianchi. Solo il 30% giungeva all’overlap della media bianca.

In ultimo, nel 1951, il Mc Gurk approfondiva ulteriormente codesto tipo di ricerche, realizzando una serie di studi dai risultati irrefutabili. Gli elementi che compongono i test vennero divisi in 2 gruppi di problemi: colturali(la cui esecuzione dipende dalla preparazione culturale del soggetto )e non culturali(i cui risultati non dipendono o dipendono molto poco dalla formazione culturale dell’elemento testato ) Dopo averli strutturati in tal modo, i test furono fatti a gruppi di bianchi e di negri, studenti di “high school”, dell’età media di 18 anni, abitanti negli stati di Pennsilvania e New Jersey. I membri di ciascun gruppo vennero equiparati per quel che riguardava le condizioni socioeconomiche (si tenne conto di 14 fattori socioeconomici) “Nonostante l’equivalenza socioeconomica- commentava il Mc Gurk- l’overlapping negro nel risultato complessivo fu solo del 28% cifra quasi identica a quella indicata dai dati raccolti durante la Prima Guerra Mondiale. Non vi è possibilità di dubbio sulla superiorità culturale dei negri del 1951 rispetto a quelli del 1918. Senza dubbio, però, tale progresso non migliorò in assoluto i risultati conseguiti dai negri nei test- Tutto ciò mostra la falsità della “ipotesi culturale” ( per essere fondata codesta teoria sostenuta dal Kineberg, dall’Aswey, dal Montagu e da molti altri studiosi egualitaristi e ambientalisti, il miglioramento nello status culturale e dei negri dovrebbe essere accompagnata da una diminuzione nelle differenze che risultano dai risultati dei test).

Nei 16 anni- aggiungeva il Mc Gurck- che vanno dal 1935 al 1950, un periodo d’indubbio progresso culturale per i negri(in paragone a quello degli anni della Prima Guerra Mondiale), non si può trovare alcuna prova di fatto che appoggi la pretesa che il rendere uguali le opportunità culturali di entrambe le razze sia riuscita ad eguagliare i risultati ottenuti nei test psicologici o la riduzione delle differenze razziali da essi risultanti.
Sulla base degli unici studi ci cui disponiamo per fare tale comparazione, bisogna pervenire alla conclusione che la “cultural hypothesis” deve venire respinta”

Dato che i sociologi, nonostante tutta quest’evidenza scientifica, continuano a riferirsi all’ipotesi culturale come spiegazione dei poveri risultati ottenuti dai negri nei test, il Mc Gurk decise di approfondire ulteriormente codesti studi, comparando le differenze esistenti tra individui delle due razze di livello socioeconomico molto elevato con quelle che presentavano individui bianchi e negri di basso livello socioeconomico. Ciò avrebbe permesso di capire l’importanza delle opportunità culturali in relazione alle differenze razziali rivelate dai test.

Lo psicologo nordamericano raggruppò gli elementi studiati in due sezioni: una con i bianchi e i negri di livello sociale ed economico molto elevato( un “high Negro group” e un “high White group) e un'altra, anche essa composta da bianchi e negri, di livello socioeconomico molto basso( un “low Negro group” e un “Low White group”) I risultati ottenuti furono i seguenti: mente le differenze nella media dei risultati non erano molto significative tra il “gruppo negro basso” e il “gruppo bianco basso”, il “gruppo negro alto” presentava dei risultati sensibilmente inferiori a quelli del “gruppo bianco alto”. L’overlapping era nel primo caso del 41%, mentre nel secondo non superava il 18%.

Ciò significava che, al contrario di quanto sostenuto dagli “antropologi e sociologi culturali”, la differenza dei risultati dei test, lungi dal diminuire con l’aumento del livello socioeconomico dei negri, aumentava, al contrario, in maniera considerevole. Come sottolineava Byram Campbell, ciò “non solo discredita completamente le teorie degli egualitaristi, ma anche mostra che l’inferiorità innata dei negri si manifesta maggiormente, man mano migliora la loro posizione socioeconomica” E’precisamente nell’ambito di elevate condizioni socioeconomiche che le differenze tra le 2 razze si fanno più evidenti”. Man mano che- segnalava il Mc Gurk.- le opportunità culturali aumentavano per ciascuno dei 2 gruppi razziali, le differenze nei risultati medi dei test psicologici aumentavano”(32).
(Nota del Traduttore “Una delle tesi difensive più care alla sinistra-che i pessimi risultati scolastici dei negri siano da imputare a fattori sociali, al grado cioè di ricchezza familiare- è smentita da precise rilevazioni. Gli studenti negri appartenenti a famiglie con reddito annuo tra i 50 e i 60 mila dollari non riescono a tenere negli studi il passo dei colleghi asiatici, appartenenti a famiglie con reddito tra i 10 e i 20 mila dollari annui. E il dato negativo per i colorati, trova conferma nei test di intelligenza raccolti negli orfanotrofi. Tra gli ospiti delle varie razze, allevati tutti, come è ovvio, in condizioni di assoluta uguaglianza per i punteggi conseguiti i neri occupano saldamente la coda della classifica.” Così Piero Sella in n. 39 Gennaio 1995).
Le differenze tra bianchi e negri nei test mentali- affermava Henry Garret uno dei più distinti psicologi nordamericani- sono tanto regolari e persistenti da suggerire fortemente che abbiano una base genetica”(33)

In uno studio condotto dall’Esercito Americano durante la Seconda Guerra Mondiale su più di 500.000 soldati di entrambe le razze, di quelli che avevano completato la scuola primaria, il 33,4% dei bianchi e il 76.5% dei negri ricaddero nella categoria più bassa di classificazione dell’Army General Classification Test, mentre di quelli che possedevano studi superiori (grado “college”) ricaddero a livelli inferiori l’1% dei bianchi e il 14,4% dei negri. Un sistema- segnalava il Garrett, per eliminare l’incidenza dei fattori sociali e ambientali era quello di confrontare bambini bianchi e negri ancora troppo giovani per essere stati influenzati dalle differenti situazioni culturali e socioeconomiche. Completando una ricerca di questo tipo, il Dr. Myrtle Mc Graw mise a confronto 68 bambini bianchi con 60 bambini negri dai 2 agli 11 mesi di età,tutti residenti in una comunità del Sud. Furono fatti ai bambini dei “baby tests” sviluppati dal Dr. C. Buwer di Vienna- che permettono di confrontare bambini della stessa età mediante un “coefficiente di sviluppo”(DQs: developmental quotients) che costituisce un equivalente del QI per i bambini piccoli. Da tale studio risultò che i”DQs dei bambini bianchi erano più elevati di quelli dei negri ad ogni livello di mesi di età. Le differenze oscillavano intorno ad una media di 13 punti, essendo il DQ medio per tutti i bambini negri di 92 punti. e di 105 per quelli bianchi. Esattamente il 28% dei bambini negri superava il DQ medio di quelli bianchi(il che era quasi uguale all’overlap negro- bianco delle qualificazioni Alpha della Prima Guerra Mondiale)” Il Garrett citava anche i risultati di diversi test fatti a 8.400 bambini negri e 8.000 bianchi delle scuole di Chicago. Degli 8.400 negri solo 103 possedevano un IQ Stanford-Binet uguale o superiore a 120, mentre tra gli 8.000 bambini bianchi l’incidenza dei QI Stanfor-Binet uguale o superiore a 120 era da 500 a 800 secondo la forma dei Test Stanfor Binet impiegati. Inoltre la percentuale dei bianchi classificati come “brillanti” in rapporto a quelli "brillanti” dell’altra razza era di 6 o 7 a 1.(Il Garrett osservava ,d’altro lato,che dei 103 bambini “brillanti”negri,il 78% dimostrava di avere una qualche ascendenza bianca)(34).

Le ricerche del Professor Travis Osborne hanno fornito nuovi dati che corroborano, ancora una volta, il fatto della minore capacità intellettuale della razza negra “Nei test di risultati di gruppo volti a valutare il grado di riuscita nell’apprendimento dei temi base insegnati nelle scuole pubbliche—scriveva l’Osborne. il negro americano, con rare eccezioni, si rivela incapace di mantenersi al livello delle norme stabilite per ogni grado scolastico. Nella maggioranza delle questioni il negro di medio livello rimane dietro del gruppo- norma in una percentuale di quasi un terzo di grado(classe)per anno” E’precisamente nel campo dell’aritmetica, segnalava l’Osborne, che il negro si dimostra meno efficiente. Gli alunni negri del 12°grado venivano a trovarsi al di sotto delle norme nazionali stabilite per il grado 8°; vale a dire che si trovavano di 4 anni al di sotto della norma; mentre i bambini bianchi del grado 8° venivano a trovarsi non solo al di sopra delle norme stabilite per detto grado, ma anche si rivelavano superiori, nel campo dell’aritmetica, agli alunni negri dei gradi da 110 a 120. Il raggiungimento, osservava l’Osborne, di un risultato superiore degli studenti negri nei cosiddetti ambiti di influenza culturale, che nelle operazioni aritmetiche elementari, corroborava gli accurati lavori del Mc Gurck e di altri ricercatori che dimostravano in modo solido e consistente che non erano i temi a base culturale, ma quelli non- culturali quelli che risultavano di difficile apprendimento per i negri, (35).
Per concludere, è nota, la ondata di discussioni e polemiche che, negli ambienti scientifici nordamericani e di tutto il mondo,hanno recentemente sollevato le ricerche del Dr. Arthur Jensen, Professore alla Università di Berkley (California) membro dell’American Educational Research Association. Nel suo documentato studio, pubblicato dalla , il Dr. Jensen stabiliva – secondo il riassunto delle sue conclusioni fatto dalla rivista - che la “Differenziazione costante dei risultati ottenuti dai bianchi e dai negri americani nei test volti a misurare il QI, differenziazione che si eleva mediamente a 15 punti, provava l’ esistenza di differenze strutturali d’intelligenza tra le due razze e che tali differenze erano ereditarie. Lo studioso precisava che tale differenza era particolarmente accentuata nel campo del ragionamento astratto, mentre era praticamente nulla nel test di memorizzazione (ripetizione di nozioni apprese)” Infine egli criticava i programmi educativi degli USA, che, non tenendo conto di codeste differenze erano destinati al fallimento

In un’intervista rilasciata a , Arthur Jensen rispondeva alla trita obiezione sulle influenze ambientali come causa esplicativa delle differenze psicologiche. Oltre a segnalare l’esistenza di “ alcune serie di test in cui non entra in nessun modo alcun fattore culturale” e in cui,ciononostante, “le differenze sociali e razziali sussistono, e a volte si accentuano”,lo Jensen osservava che gli asiatici e gli indiani d'America, che provenivano da condizioni sociali molto più sfavorite di quelle dei negri, ottenevano risultati migliori di questi ultimi. “Questo tipo di scoperte- affermava- porta, evidentemente, a mettere in dubbio le teorie che sostengono che l’ambiente sociale spieghi le differenze d’intelligenza”. Riguardo alle origini delle notevoli differenze di QI tra i diversi gruppi razziali, Jensen commentava: “Se si considera che tanto il QI dei negri come quello dei bianchi è determinato, in gran parte, da fattori genetici, si può allo stesso modo , ragionevolmente, pensare che questi stessi fattori intervengano a causare, in parte, la costante differenza rilevata tra gli appartenenti ai due gruppi”.(36) (No6a del Traduttore.Dal numero datato 8 XI 1979 de < Il Candido>citiamo da Alain De Benoist <“Sì, l’intelligenza è ereditaria “intervista al Prof. Eysenk> “… possiamo dire che l’intelligenza è determinata geneticamente per il 75-80%, intervenendo l’ambiente solo per circa il 20-25 %... Negli Stati Uniti…. Si erano attribuiti i risultati statisticamente meno buoni dei negri nei test di Q:I: (differenza di 15 punti circa..) al fatto che i test erano strati messi a punto da dei bianchi. In realtà , ci si è accorti che i test messi a punto dai negri danno esattamente gli stessi risultati…. Non c’è dubbio che vi sia una correlazione tra il livello intellettuale e l’appartenenza ad un gruppo sociale dato. Tutte le ricerche finora effettuate concordano su questo punto. Più si sale nella gerarchia, più il Q.I: medio è elevato. Se si ammette che l’intelligenza sia largamente determinata dall’eredità, si può considerare che in questo fatto si trovi una base alla diversificazione sociale…”)

In primo luogo esistono alcune differenze fisiche tra cui, certamente, vi è la pigmentazione della pelle che, però, di gran lunga, non costituisce la differenza più importante. Potremmo, senza esagerare, affermare che codeste differenze tra le razze, che si riferiscono alle caratteristiche fisiche, abbracciano l’intero organismo umano: l’altezza, la struttura ossea, la forma del cranio, la lunghezza delle membra, i capelli, il colore e la forma degli occhi, e via elencando.(37).

“Non esiste- affermava l’antropologo norvegese Halfdan Bryn- alcun collegamento che unisca senza interruzione alcuna le diverse razze umane. Queste si differenziano tra loro non solo uno o due caratteri, ma in numerosi aspetti” Il Bryn, in base alla nuove ricerche a queste radicali differenze tra le razze, respinge la raffigurazione dell’insieme delle razze umane come un albero il cui tronco sarebbe il tipo originario e dal quale sarebbero,nel tempo, andati scaturendo i diversi rami”(38).

“ Se l’ uguaglianza umana- scriveva Giuseppe Sergi- vuol dire che le stesse leggi fisiche e vitali dominano tutti gli uomini , che le medesime leggi psichiche governano la mente umana e che, quindi, per tutti vale lo stesso giudizio,lo stesso modo di ragionare nelle sue forme logiche,non vi sarà alcuna difficoltà ad affermarla. Ma a questo titolo può e deve esistere anche tra gli uomini e animali a loro inferiori: Le leggi della vita per l’uomo non sono fondamentalmente diverse da quelle degli altri animali; né le leggi dei fatti psichici differiscono in loro le une dalle altre”: Il fatto che esistano delle leggi comuni, che regolano nello stesso modo generale gli uomini e gli animali sui piani anatomico, fisiologico e psichico, non fa sparire le differenze esistenti tra questi diversi livelli di esseri. “ I vari gruppi umani- continuava il celebre antropologo italiano- si separano gli uni dagli altri per diversa struttura peculiare a ciascun gruppo, e per differenze funzionali,specialmente nell’attività del cervello,e nell’uso e nell’estensione di questa attività. Nessuno, neppure il monogenista più convinto, potrà affermare che esiste eguaglianza tra papua e chinesi, fra feugini ed europei, fra negri d’Africa ed esquimesi. Le differenze di colore nella pelle, di struttura nei capelli, di forma nel cranio e nella faccia, di disposizione delle membra di tutto il corpo, sono tali, che l’eguaglianza fisica è impossibile sostenerla;: e le differenze di attività cerebrale per le funzioni psichiche sono così manifeste nei fenomeni sociali, nei quali si esplicano, nelle abitudini, nelle tendenze, in ogni modo di vivere, che è anche impossibile affermare l’eguaglianza degli uomini sotto questo aspetto. Queste differenze psichiche divengono ancor più evidenti, quando si guardino dal loro svolgimento. Senza neppur voler esaminare se lo sviluppo psichico dipenda da condizioni esterne o da interiori, primitive o secondarie, si guardi soltanto in quel che è realmente, e si troverà che fra le diverse razze umane è differentissimo. .

Le razze di colore sono infinitamente alle bianche; le razze mongoliche, chinesi e giapponesi hanno uno sviluppo che si avvicina a quello delle bianche europee, ma sono anche differenti da queste per molti aspetti.(39).

Le differenze sul piano fisico sono evidenti e lampanti tanto che sarebbe assurdo riferirsi qui ad esse, se non fosse per il fatto che si è giunti, da parte di alcuni esponenti del moderno egualitarismo al punto di porne in dubbio l’esistenza. In una nota rivista americana si arrivò a pubblicare un articolo, il cui autore si professava antropologo, in cui si difendeva la tesi secondo cui, eccetto il colore della pelle, le razze umane sarebbero del tutto identiche.(40).

Ci limiteremo qui a segnalare varie differenze fisiche che contraddistinguono le varie razze umane.

Per questo sarebbe sufficiente consultare un libro di antropologia fisica che, come abbiamo detto, è l’aspetto che attualmente viene maggiormente trattato negli studi sulle razze umane. Bastino qui alcune semplici indicazioni,

Per quel che si riferisce alla conformazione del cranio, le marcate differenze nell’indice cefalico(41) permettono di distinguere tra razze dolicocefali, brachicefale e mesocefale. Dolicocefale sono, per fare un esempio, la razza nordica e quella negra, come brachicefale possiamo segnalare la razza alpina e quelle mongoliche.

L’angolo facciale presenta un altro chiaro indice di differenza tra le razze: mentre tra gli europei esso varia dagli 80 agli 85 gradi, nella razza negra risulta da 70 a 72 gradi. Il fatto che man mano si discende nella scala degli esseri viventi, vada diminuendo l’indice o angolo facciale , indicherebbe anche esso una chiara gerarchia tra le razze, vale a dire, una certa superiorità di alcune sulle altre. Come si è già notato, l’Apollo del Belvedere, considerato un prototipo di bellezza fisica, presenta un angolo facciale di più di 70 gradi-(42).

La forma della narice è un’altra caratteristica differenziatrice che salta alla vista e riveste considerevole importanza, tanto che la classificazione del Topinard era basata fondamentalmente su codesto criterio distinguendo 3 gruppi di razze: leporine (narice stretta), platirine(narice larga) e mesorine(narice intermedia). La razza bianca è leporina, mentre quella negra è marcatamente platirina

Le differenze tra le razze si presentano non solo nella larghezza.della narice, ma in tutta la struttura e nei lineamenti generali del naso: nel dorso, nella base, nell’orifizio nasale etc. Il dorso nasale curvo e protuberante che caratterizza la razza levantina contrasta con la narice dritta delle razze mediterranee e nordiche (il cosiddetto naso romano).

Le razze umane differiscono anche in altre caratteristiche della testa: nella forma degli occhi (si veda per esempio la differenza tra il tipico occhio mongolico e quello normale tra gli europei; o dei caratteristici Mendelaugen gli“occhi a mandorla” della razza orientale); nella forma delle labbra (tra i bianchi le labbra sono fini e ben proporzionate, mentre nella razza negra sono grandi e prominenti), nella configurazione del mento (mentre nelle razze europee esso si presenta ben formato e marcato,invece, per fare un esempio, la razza levantina lo presenta più basso e ritratto), nella linea dell’occipite, nella forma delle orecchie. ,etc.

L’altezza è un’altra caratteristica che varia sensibilmente a seconda della razza. Senza arrivare al caso estremo dei pigmei, si può notare la differenza della statura media, per fare un esempio, tra la razza mediterranea e quella nordica. Per non parlare di differenze molto più marcate, come quella tra la statura media dei bianchi e quella della razza mongoloide.

Altre caratteristiche che variano secondo i tipi razziali sono la pigmentazione, che si manifesta tanto nel colore della pelle come in quello dei capelli e degli occhi; le proporzioni delle membra, le impronte digitali(43); la struttura dello scheletro (secondo il Professor Mildred Trotter “Le ossa dello scheletro dei negri sono più compatte di quelle dei bianchi”), la costituzione dei peli, la loro abbondanza e la loro forma (44).

Persino nell’odore pare trovarsi un carattere razziale distintivo. “Un cinese che si trovi in mezzo ad una folla di bianchi sudati – osservava Raymond Hall, uno dei più eminenti zoologi nordamericani- o un caucasoide che si trovi in una simile situazione tra dei negri, potrebbe identificare i suoi compagni come appartenenti ad una sottospecie diversa grazie solo all’odore”(45).

In alcune razze si presentano caratteristiche molto peculiari che non si trovano in altre e che sottolineano la radicale differenziazione esistente sul piano fisico. Potremmo citare come esempio la steatopigia e il caratteristico “grembiule” (NdT le labbra vaginali particolarmente allungate) che presentano le donne boscimane. Come la posizione che assume, nello stato flaccido, nella stessa razza, il pene degli uomini.

Differenziazioni razziali si troverebbero anche, e ciò riveste uno speciale interesse pratico, in quel che si riferisce alla ricettività nei confronti di certe malattie Come è noto, come tra i Giapponesi, per esempio, è frequente un’atrofia ottica congenita, mentre tra gli ebrei si manifesta una diffusa tendenza alla miopia- L’Organizzazione Mondiale della Sanità informava nel 1963 che la leucemia si presentava con intensità due volte maggiore tra gli ebrei di New York che tra gli altri abitanti della città(46).

Jacque Millot mostrava come differenze razziali si manifestino anche nelle cause di morte: mentre i negri muoiono di meno per le malattie digestive, essi sono colpiti in modo speciale da infermità relative alla circolazione, e, soprattutto, di natura respiratoria: “ Una delle constatazioni generali più sorprendenti della patologia comparata- scriveva il Millot- è la grande vulnerabilità della razza negra e tutte le infermità che colpiscono l’apparato respiratorio ( sia che di tratti di bronchite, polmonite, broncopolmonite, influenza, pertosse etc..) Si è anche osservato che “ l’ aggiunta di sangue negro ad una cultura di pneumococchi favorisce il loro sviluppo”(Marchoux). Per quel che riguarda la tubercolosi, le statistiche mostrano che la razza negra è molto più vulnerabile che quella bianca (11 negri per ogni bianco). Al contrario, gli ebrei paiono essere poco soggetti a tale infermità, mentre i giapponesi sono soggetti alle malattie peritoneali due o tre volte più degli europei.(47).

“Alcuni tipi razziali- scriveva Jean Setter- sono più sensibili di altri ad alcune malattie. L’esempio, spesso ricordato, della scarlattina, più letale fra gli anglosassoni, è caratteristico- La tubercolosi polmonare si sviluppa: tra i lapponi, gli arabi e i negri in una maniera molto particolare. La sua prognosi è, tra queste popolazioni, molto più grave che tra i bianchi. E’noto che il catarro cerebrale è, ancora oggi, una malattia terribile per le popolazioni primitive. Numerosi lavori hanno sottolineato la particolare patologia degli ebrei, che si caratterizza per un’immunità relativa alla tubercolosi e alle malattie esotiche gravi. Molte osservazioni hanno mostrato che, riguardo alla pazzia, i vari tipi razziali hanno tendenze particolari. L’Hrdlicka fece la storia delle nostre conoscenze in proposito. A Tareadway studiando negli USA circa 70.000 casi di disturbi psichici tra gli immigrati, richiamò l’attenzione sul fatto che la proporzione dei vari tipi di infermità mentale variava secondo l’origine dei malati.(48).

Un caso interessante, per esempio, è quello dell’anemia falciforme /(sickle cell anemia) che pare colpire solo la razza negra
. L’ “American Illustrated Medical Dictionary” così definisce questa malattia “Un’infermità che si manifesta con anemia e ulcere e caratterizzata dalla forma a falce o di mezza luna che prendono i globuli rossi del paziente in una cultura in vitro La malattia pare limitata alla razza negra e ai discendenti di incroci con questa” Il Dr. Ogden, un’autorità su questo tema, scriveva “L’aspetto di falce” (sickling trait) è una particolarità riscontrata solo nella razza negra, e ritrovarla in un’altra razza indica una mescolanza di sangue negro negli antenati prossimi o remoti del malato” Lo stesso Dr. Ogden aggiungeva che l’anemia emolitica costituzionale costituisce negli USA un problema per la sanità pubblica e che i matrimoni tra bianchi e negri mettono in pericolo la razza bianca a causa della trasmissione del “sickling trait”(49) L’anemia drepanocitica o falciforme, nota anche come “sicklemia” sicle cell disease) o “drepanocitosis”….- scrivevano Maurice Lamy e Jean de Grouchy- è una malattia frequente nella razza negra, ed è tanto grave che spesso causa la morte prima del raggiungimento della pubertà” (50) Tale malattia- osservava Jacques Millot- offre un notevole esempio di caratteristica specifica razziale : è propria dei negri e dei mulatti, fino al punto che non si conosce un solo caso di un individuo colpito che fosse del tutto privo di sangue negro” (51).

Man mano che la scienza progredisce si vanno scoprendo nuove differenze tra le razze che accentuano ancora il quadro che possiamo farcene.

La propaganda antirazzista aveva sempre utilizzato l’argomento che non sarebbero esistite nel sangue differenze fra le razze, con la scoperta dei gruppi sanguigni si ritenne di aver sepolto un mito razzista: Le ricerche recenti, al contrario, hanno rilevato che anche nel sangue delle differenti razze si possono trovare fondamentali differenze.

Ian Mc Nisch affermò che gli scienziati sono arrivati alla conclusione che “i gruppi sanguigni variano nelle diverse popolazioni nelle varie parti del mondo e che tali variazioni sono direttamente in relazione con i principali caratteri razziali delle popolazioni in questione”. Scienziati ben poco sospettabili di razzismo come il Dr. A.E. Mourant hanno dedicato libri interi a codesta questione.(52)

Il Dr. John Sculder, un’autorità nel campo delle classificazioni sanguigne, affermava in un articolo in proposito che la distribuzione e la frequenza degli antigeni dei gruppi sanguigni varia a seconda sia dei gruppi etnici come di quelli razziali (53).

Questa differenziazione sanguigna tra le razze è tanto importante che Roger Pearson giungeva a sostenere che le classificazioni etnologiche e l' analisi razziale delle popolazioni sarebbero state grandemente perfezionale dai progressi della tecnica di classificazione dei gruppi sanguigni, dato che questi sono determinati solo da fattori genetici. Così, per esempio, è stato provato che gli indios sud americani, prima dell’arrivo degli europei, appartenevano quasi interamente al gruppo 0 (98.5%), mentre negli aborigeni australiani si constatava una totale assenza dei gruppi A e AB. L’alta frequenza del gruppo A è caratteristica della razza alpina.. H.Cleave e A.G.earn hanno anche provato che la razza bianca e quella negra differiscono anche nelle componenti proteiche del siero sanguigno (54)

Come si può vedere, non si tratta di una mera differenza di “colore della pelle”. Esistono, sul piano fisico, differenze tanto accentuate tra le varie razze umane che inducono a pensare che tra esse debba celarsi una radicale differenziazione che abbracci tutta la realtà umana, che questi diversi tratti fisici debbano essere accompagnati da altri segni distintivi dell’anima, dei quali i primi sarebbero la manifestazione. Una differenziazione tanto marcata non può essere effetto di un mero accidente esterno.(55).

Da tempo immemorabile è noto che, nell’uomo, corpo ed anima sono realtà unite indissolubilmente che si completano a vicenda e s’influenzano l’uno con l’altra. La stato del corpo è il riflesso dello stato dell’anima ed entrambi si condizionano a vicenda.(56). Come abbiamo già detto, tutta la realtà fisica è simbolo. manifestazione, riflesso di una proiezione molto al di là della realtà. I tratti fisici sono considerati il riflesso di una realtà più profonda, quella animica e spirituale, che traspare al mondo esterno, fisico e materiale, per mezzo di alcuni caratteri che acquistano, in virtù di essa, il loro autentico significato. Da tutto questo si deduce, il che potrà far riflettere, che le razze non solo si differenziano sul piano fisico, ma anche su quello psichico e quello spirituale. E’evidente che tutte le differenti caratteristiche fisiche di cui abbiamo fatto cenno, devono essere accompagnate da parallele differenze animiche. Le razze umane si differenziano tanto nell’aspetto esterno che interiormente-. E le differenze esteriori fanno presumere l’esistenza di alcune parallele differenze interiori.

Senza, però, entrare qui nel campo delle differenze fra le razze sui piani animico e spirituale, già sul piano fisico si può individuare una gerarchizzazione basata sulle caratteristiche che ogni razza presenta. Basandosi esclusivamente sui caratteri fisici, Byram Campbell stabiliva la seguente gerarchia delle razze umane nella scala dell’evoluzione: alla cima si troverebbe la razza bianca, che presenterebbe i tratti più perfetti; poco al di sotto nella scala si troverebbero i mongoloidi; molto più sotto il tipo negroide e infine, alla base della scala, la razza australoide.

Molti autori hanno segnalato i caratteri primitivi della razza negra, alcuni di essi giunsero ad attribuirle una certa apparenza scimmiesca (57).Molto più primitivo sarebbe il tipo australoide, tanto che, come è noto, quando i primi europei arrivarono in Australia, molti di loro giunsero a dubitare se si trattasse di esseri umani o di animali. Per quel che concerne il tipo mongoloide, nella struttura della testa e del volto esso presenta caratteri più primitivi di quelli propri della razza bianca, rivelandosi meno evoluto anche nella conformazione della colonna vertebrale e della pelvi. Il Campbell citava i dati esposti dal Morris, noto anatomista americano, che verrebbero a confermare quanto abbiano detto: secondo il Morris, il peso relativo del cervello delle diverse razze umane si situa nel seguente ordine: in primo luogo i caucasici, seguiti in successione dal cinese, dal malese, dal negro, e, in ultimo, dall’australoide.(58).

Fritz Lenz, a cui dobbiamo uno dei più ampi e completi studi su codesto argomento, segnalava che, in paragone con i Wedda, gli autraloidi etc. che non conoscono l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, l’uso di vestiti, né alcun tipo di strumenti, i negri si trovavano ad un livello superiore dato che possedevano già qualche elemento di allevamento e di agricoltura e conoscevano attività come la forgiatura. Il citato studioso puntualizzava che, tuttavia, non si potevano dedurre conclusioni definitive da ciò che si riferisce all’isolamento culturale della razza negra propriamente detta, dato che molte popolazioni negre hanno subito influenze mediterranee o orientali(59). “In paragone alle razze europee- scriveva il Lenz- richamava l’attenzione la mancanza nel negro del senso della previdenza riguardo al futuro. La prospettiva di un benessere futuro non lo dispone, in genere, ad un lavoro costante. Il negro si abbandona più facilmente dell’europeo alle impressioni immediate dei sensi, e per questo si lascia facilmente comprare con delle cianfrusaglie..

Secondo le circostanze, il negro oscilla tra un’allegria spensierata (Ausgelassenheit) e un grande abbattimento.” Il Lenz concordava,a codesto proposito, con lo studioso americano Yerkes : costui nel suo studio,riferiva che, secondo il parere unanime degli ufficiali dell’esercito nordamericano durante la Prima Guerra Mondiale, il negro era un soldato allegro, docile e sottomesso per natura, che però difettava di iniziativa e di doti di comando e che, per tanto, non era adatto ai posti di responsabilità.

I casi di furto e le infermità sessuali si verificavano con maggior frequenza tra i soldati negri che tra quelli di razza bianca(60).Il negro-continuava Fritz Lenz “non è specialmente intelligente nel senso stretto della parola, essendo povero di immaginazione e mancando innanzi tutto di quell’energia spirituale creatrice senza la quale non può sorgere un’arte originale e un complesso molto sviluppato di miti e leggende. Al contrario, mostra grande abilità e destrezza tecnica, fino al punto di poter essere giudicato docile ed abile. La previdenza per il futuro e la risolutezza dello spirito sono scarsamente sviluppate. Di temperamento allegro, il negro vive, in generale, in modo frivolo, alla giornata”(61)

Nelle sue conclusioni, il Lenz concordava col Ferguson che, nella sua opera aveva .segnalato come caratteristiche della razza negra: instabilità, mancanza dello spirito di previdenza per il futuro, di prudenza, di costanza e di spirito di iniziativa e combattività (“ambition”) così come una certa tendenza ad accontentarsi di successi momentanei.

Il Lenz scriveva alla razza negra un certo infantilismo, dal quale deriverebbero molte delle caratteristiche di cui sopra al pari di altre come la crudeltà, tante volte ricordata, e la sua tristemente celebre mancanza di controllo sessuale( che, secondo il Lenz, deriva meno da una vigoria speciale dell’istinto sessuale che una generale sfrenatezza di tipo infantile). Infine bisogna mettere in rilievo la vivacità e la tendenza a gesticolare( che si manifesta, per esempio, nel jazz).così come le scarse attitudini organizzative nell’ambito pubblico –statale della razza negra. Come esempio di questo ultimo aspetto si vedano gli eventi di Haiti, della Liberia, e in seguito, gli infiniti esempi che ci offre la gran maggioranza dei paesi liberatisi dal colonialismo “Opere geniali nel senso europeo- concludeva il Lenz- non furono mai create da un negro”(62) “Nessun negro di puro sangue- potevamo leggere nell’Enciclopedia Britannica- si è mai distinto come uomo di scienza, poeta o artista, l’ eguaglianza di fondo proclamata da filantropi ignoranti viene pertanto smentita da tutta la storia della razza in tutto il corso della storia”(63)

La prova delle scarse doti creative del negro la si potrebbe vedere nel suo praticamente nullo apporto alla civiltà e alla storia dell’umanità. Lothrop Stoddard sottolineava la “mancanza di originalità costruttiva”della razza negra “che mai ha creato una civiltà propria”. Fin dagli inizi, scriveva, possiamo vedere nel negro un essere che differisce profondamente. non solo dal bianco, ma anche da altri tipi razziali(come il giallo, il “bruno”, etc.)

“Il negro deve essere, indubbiamente, differenziato dagli altri rami dell’umanità. La sua qualità più appariscente è la sua sovrabbondante vitalità animalesca. In questo egli supera facilmente tutte le altre razze. Ad essa deve la sua intensa emotività. Ancora, ad essa è dovuta la sua estrema fecondità, il negro è il più rapido dei riproduttori “ Codesta vitalità si mostra anche nella capacità del negro a sopravvivere in condizioni di schiavitù in cui altre razze sarebbero perite e, in ultimo, nella preponderanza che oggi mostra l’eredità negra negli incroci razziali, dato che “il sangue negro una volta che si sia introdotto in uno dei tronchi dell’umanità- scriveva ancora lo Stoddard, pare che non possa mai più venirne eliminato”- “L’inettitudine politica del negro, che non si è mai elevato al di sopra del concetto di tribù- continuava lo studioso nord americano- ha ridotto l’Africa ad un mosaico di popoli in lotta selvaggiamente tra di loro e ampiamente dediti al cannibalismo.

Le religioni native africane erano generalmente sanguinarie ed esigevano sacrifici umani in abbondanza. Le uccisioni ordinate dagli stregoni assumevano spesso proporzioni incredibili”, contro tutto ciò operò il dominio dei bianchi che lottò contro le malattie, pose fine alle guerre tribali e sradicò un’ampia gamma di abominevoli superstizioni. Mentre “la razza bianca –aggiungeva lo Stoddard- sviluppava uno stabile potere costruttivo in un grado che non teme confronti, specialmente per quello che concerne i suoi rami nordici,e i popoli bruni e gialli hanno contribuito potentemente alla civiltà mondiale, influenzando profondamente il progresso umano, il negro, al contrario, non ha dato, in pratica, alcun contributo.”.

Abbandonato a se stesso continuerebbe ad essere un selvaggio, essendosi prodotti in passato i suoi unici sviluppi là dove e uomini di carnagione bruna hanno imposto le loro concezioni o modificato, mescolandosi con la sua razza, il suo sangue. I poteri creativi dell’europeo e dell’asiatico sono assenti nel negro.”(64).

Il negro avrebbe mostrato la sua incapacità nel vecchio come nel nuovo mondo. “Ovunque la sua presenza ha causato un regresso, e il suo trionfo nel Nuovo Mondo, ad Haiti, ha avuto come risultato un abissale sprofondamento di codesto paese al livello delle giungle della Guinea e del Congo”(65).(Nota del Traduttore Aveva già scritto Gustave Le Bon< nessun esempio nella storia antica o moderna che una popolazione negra si sia elevata a un certo grado di civiltà; tutte le volta che, per uno di quei casi che, nell’antichità, sono accaduti in Etiopia, e ai giorni nostri ad Haiti, una civiltà elevata è caduta nelle mani della razza negra, questa civiltà è stata rapidamente ricondotta a forme inferiori>MeB, Milano, 1996,pag-87-88) Cfr Cfr anche T.Lothrop Stoddard Sons of Liberty,USA,s.i.d, A proposito della rivolta dei negri ad Haiti Napoleone Buonaparte ebbe a dire
Carleton Putnam dimostrava la falsità delle argomentazioni dell’“establishment”, secondo cui la deficienza culturale che dimostra la razza negra sarebbe frutto dell’isolamento in cui essa è vissuta , rimanendo lontana da ogni contatto con influenze civilizzatrici. Lo stesso ritardo culturale, sostengono i sostenitori di codesta ipotesi, lo presenterebbe oggi la stessa Razza Bianca se avesse vissuto in simili condizioni di isolamento geografico-

Di fronte a siffatte argomentazioni il Putnam rispondeva che era totalmente falso che l’Africa non avesse avuto contatti con altre culture (si ricordi la colonizzazione araba e quella europea etc.) Quello che in realtà sarebbe accaduto è che la razza negra non avrebbe saputo rispondere a questi stimoli civilizzatori, mancandole la necessaria energia.(Nota del Traduttore F.Ratzel ,Vol. I Utet,Torino,. 1891pag. 119 “.. sin dalla più remota antichità si sono prodotti dei contatti fra l’Africa e la civiltà del mondo antico, e sebbene questi contati non sono stati ritardati né dal mare né dalle montagne, pure hanno prodotto degli effetti assai scarsi.” ) Mentre le razze bianche e mongoloidi hanno dimostrato - aggiungeva il citato autore - di possedere “un’esca che si accende alla torcia della civilizzazione”, la negra, come razza, letteralmente non ha mai dato una risposta a tali stimoli.”- “Ciò- aggiungeva- non vuol dire che i caucasici e i mongoloidi vi abbiano sempre risposto. Sono esistiti, in entrambe le razze, gruppi rimasti marginali. Però nel caso del negro, tutta la razza nel suo complesso, eccenzion fatta per alcuni rari individui, è sempre stata, e ancor oggi rimane, ai margini”(66). La razza negra –scriveva il famoso storico britannico Arnold Toynbee- non ha portato nessun contributo positivo ad alcuna civiltà” Per quanto possa dispiacere all’attuale sensibilità egualitaria, è difficile negare questo fatto tanto evidente.

“Nessun contributo alle arte della civilizzazione- constatava la British Association for the Advancement of Science- è venuta dall’Africa, essa non ha prodotto che distruzione e un rovinoso sfruttamento delle risorse naturali”(67).

Non si tratta di invenzioni di menti colme di pregiudizi o di fanatici ed intolleranti razzisti . Abramo Lincoln il grande difensore dei negri nord-americani avrebbe percepito con esattezza codesta realtà, quando, firmando l’Emancipation Proclamation, con cui si aboliva la schiavitù negli Stati Uniti, qualificava la negra come “razza inferiore” la cui assimilazione nella società nord americana non sarebbe stata “né possibile né auspicabile”. Anche Albert Schweizer che sacrificò la propria vita nell’ospedale di Lambaréné dedicandola interamente al benessere fisico e morale dei negri, rimase tanto convinto della mancanza di capacità del negro, che pensava non valesse la pena prepararli ad assumere posti di responsabilità nel suo ospedale.
“Il negro- diceva- è un bambino e con i bambini non può realizzarsi nulla senza imporre la propria autorità”(68).

Per quel che si riferisce alla razza mongola, Fritz Lenz riteneva che essa presentasse alcuni tratti femminili, dotata per il commercio, meno guerriera di quella europea, di scarsa inclinazione scientifica e metafisica, estremamente pratica, più adatta alla imitare che a scoprire cose nuove, con una certa inclinazione al collettivismo.

Il carattere del mongoloide, come osservava il Lenz, più che avventurarsi in un ambito sconosciuto, inventare, scoprire o conquistare, preferisce afferrasi a quanto è già stato realizzato in passato e al già esistente(69). Ciò va unito a qual carattere passivo già segnalato dal Woltmann e che caratterizzerebbe la razza gialla “Tra i mongoloidi non si trovano che pochi grandi pensatori, inventori e scopritori nel senso che gli europei danno a questi termini”aggiungeva ancora il Lenz.

La memoria del mongoloide sarebbe più acuta che il suo senso critico. Sarebbe da notare in lui un minore interesse per le scienze astratte che per la storia. “Il cinese- commentava il citato studioso tedesco-si caratterizza per una facile comprensione e una buona memoria, però non per la fantasia, il senso critico e la capacità di astrazione. Per questo, può essere un buon erudito, però non un grande ricercatore e pensatore” La spinta metafisica dell’uomo di razza gialla è tanto scarsa quanto quella scientifica “Gli insegnamenti di Kung Tse (Confucio) e di Lao Tse non riguardano temi di natura metafisica, ma sono in modo preponderante volti ai problemi della vita sociale pratica.

Ovunque nei testi dei famosi filosofi cinesi si tratti di questioni generali, essi diventano particolarmente oscuri e vaghi.”.

Il De Gobineau, nonostante riconoscesse alla razza gialla attitudini molto superiori a quelle della negra, le negava tuttavia la capacità di occupare uno dei posti principali nella scala della civiltà poiché, secondo il geniale pensatore francese, “la sua intelligenza, seppur in altro senso, non è meno limitata di quella dei negri”(70), al che aggiungeva “il suo istinto utilitario à anche troppo poco esigente”

Il noto scrittore francese caratterizzava in questo modo la razza gialla: “Una assoluta mancanza di immaginazione, una tendenza unica alla soddisfazione dei bisogni naturali, molta tenacia e buon senso applicati a idee banali o ridicole, qualche istinto per la libertà individuale, che nella maggior parte delle tribù si manifesta con l’attaccamento alla vita nomade e, presso i popoli più civili , con il rispetto della vita domestica; poca o nessuna attività, nessuna curiosità di spirito, nessuno di quei gusti appassionati per l’ ornamento così spiccati presso i negri: ecco i tratti principali che tutti i rami della famiglia mongola possiedono in comune ,sia pure in grado diverso. Di qui, il loro orgoglio profondamente convinto e la loro mediocrità non meno caratteristica, dato che non avvertono null’altro che lo stimolo materiale e hanno da molto tempo il mezzo di soddisfarlo”(71)

Anche riconoscendo al popolo cinese delle doti intellettuali molto simili a quelle degli europei, l’Isherwood osservava “ una certa deficienza” manifestata dal fatto che mai attraverso la sua lunga storia sviluppò in un qualsiasi modo quello che noi oggi chiamiamo l’approccio scientifico(scientific approach) ad un qualche problema, ciò nonostante il fatto che si debbano ai cinesi molte invenzioni: la polvere da sparo, la carta, la seta etc. “La sua lingua sviluppatosi empiricamente, con un’infinita serie di improvvisazioni e la sua complessa ideografia possono aver avuto qualche cosa a che vedere con tutto ciò. Il non essere riusciti a scoprire il principio dell’alfabeto e le teorie matematiche avrebbe imposto un severo handicap nel campo del ragionamento formale, analitico o scientifico.

L’assenza di codesto elemento nella sua cultura per un periodo di tempo tanto lungo, potrebbe indicare una differenziazione razziale nel campo mentale”(72).

La razza gialla appare anche caratterizzata come razza femminile ,più passiva e meno amante dei valori di personalità, dell’azione e del dominio che le razze europee.

Fritz Lenz affermava che i mongoloidi avrebbero differito dagli europei in un modo simile a quello in cui la donna è diversa dall’uomo: “ sono più recettivi che creatori, essendo per di più poco esigenti e pazienti”

Le differenze tra i sessi non sono tante accentuate, sia sul piano fisico come su quello psichico, come tra gli Europei. Tra i cinesi si noterebbe meno attitudine ai valori virili e una minore tendenza all’ aggressività, con una maggiore tendenza femminea alla sopportazione della sofferenza. Il mongoloide ritroverebbe maggiormente . come sosteneva il Lenz. “nella sopportazione della sofferenza che in un’azione liberatrice” Da ciò il fatto che tra i popoli orientali si sia affermato così’ tante volte quello che, appunto, è stato definito “dispotismo orientale”, sistema di dominio che tali popolazioni saprebbero sopportare con uno stoicismo stupefacente per noi occidentali il che si spiegherebbe grazie a questo più acuto istinto gregario delle razza gialla di cui tante volte si è parlato.

Esempi a tal riguardo sarebbero quelli presentati dalla Cina di Mao, dal Viet Nam di Ho Chi Min e dalla Cambogia dei Khmer Rossi, parrebbe quasi doversi qui applicare quel detto secondo cui ogni popolo ha il tipo di governo che si merita. Si potrebbe anche ricordare il caso delle orde mongoliche che giunsero fino in Europa, evento il cui ricordo dovrebbe continuare ad essere un ammonimento per i popoli europei.

Codesta inclinazione al collettivismo, propria di razze di livello inferiore, pare costituire un tratto peculiare delle popolazioni mongoloidi (73) Meno mobili d’animo della razza europea, secondo il Lenz, i mongoloidi, “si affezionano a quanto hanno ereditato dal passato, rimanendo assorbiti nella comunità. Essi costituiscono un terreno fertile per le suggestioni della massa e per il mandarinismo” All’influenza mongoloide si dovrebbe attribuire, secondo il citato autore, l’osservazione del Radosawljewitsch sul popolo russo “Il popolo russo non nutre il desiderio di dominare: è passivo par natura, mansueto , pronto ad obbedire, più simile alla natura femminile che a quella virile”, (74)

La razza gialla pare offrire, in modo lampante, un campo minore alla differenziazione personale. Si attuerebbe qui “quella legge- cui si riferiva il de Gobineau- per cui le razze semplici non presentano se non leggere deviazioni da un tipo nazionale immutabile”(opera citata pag.215)(75).

E’ un aspetto che appare chiaramente : quanto più è elevata una razza, tanto maggiore è la gamma dei tipi di vigorosa personalità che essa presenta; personalità che, concentrando in se stesse l’intensità e la profondità del proprio essere razziale, sono tanto più grandi quanto più grande è la razza che in essi si cela .

Potremmo parlare di razze di personalità e di razze di masse dato che le prime presentano una tendenza ai valori della personalità ,alla differenziazione e alle gerarchie, tendenza che,come abbiamo detto, diventa tanto più acuta quanto più è elevata e nobile è la razza in questione; quasi come se la persona “assoluta” tentasse di incarnarsi in concreti termini razziali. Alle seconde corrisponde un totale disconoscimento se non anche un’ avversione verso il principio della personalità, una marcata tendenza alla promiscuità, al collettivismo e a tutto quanto di più basso presenta la realtà umana.

Mentre il tipo delle prime è quello dell’uomo eroico, del creatore e del dominatore, quello delle altre è quello dell’uomo- massa. Dalle prime è nato il principio virile dello Stato; alle altre corrispondono invece il dispotismo ed il collettivismo.(76) In tutti i processi di decadenza si manifesta la tendenza al passaggio da una razza all’altra è questo, principalmente, uno degli effetti del meticciato: produrre un essere promiscuo, mediocre e “senza artigli”, materiale, pronto a sottomettersi alla tirannia delle forze materiali, di qualunque segno esse possano essere.

Sì è detto più volte che nel corso della storia si può constatare una certa preferenza per gli schiavi di razza negra, ciò sarebbe dovuto principalmente, oltre alla loro resistenza fisica, al loro carattere docile e maneggevole.

L’analisi delle differenze spirituali tra le razze ci conduce ad un ambito molto difficile e profondo del quale, non essendo qui il luogo più adatto a trattarne, torneremo a parlarne in uno scritto dedicato alle “razze dello spirito”: basti per ora, per dare una rapida idea delle profonde differenze esistenti tra le varie razze nella più alta sfera della realtà umana, indicare alcuni tratti delle loro intime credenze ed esperienze religiose, dei punti di vetta delle loro concezioni del mondo e della vita.

Ogni razza concepisce e vive in un modo radicalmente diverso dalle altre le più alte realtà della vita e dell’essere umano. La concezione della Divinità, dell’uomo e del suo destino, dell’ordine cosmico, dell’eternità, del mondo dello spirito, variano profondamente da una razza all’altra, così, per fare un esempio, la razza negra, appare sempre legata alle forme più basse e misere della religiosità. Non solo vi manca l’intuizione dei grandi problemi e delle più alte sfere della vita umana, ma anche, anche quando vi sia un tentativo di avvicinamento a codeste realtà, queste risultano abbassate fino al livello dell’infraumano, nel quale il sovrannaturale si mescola con l’animalesco e con le più oscure forze della natura .Parrebbe che la razza negra non si sia mai elevata al di sopra di codesto feticismo e animismo che costituiscono i più miseri esempi della vita spirituale dell’essere umano e che le attuali correnti scientifiche pretendono abbiamo costituito il primo gradino della scala dell’evoluzione religiosa dell’umanità.(77) In codesta forma di concepire il mondo, l’uomo appare dominato da forze magiche di natura inferiore ed infraumana, venendo così a mancare all’essere umano ogni possibilità di innalzarsi, di ogni proiezione trascendente, e venendo, perciò, chiuso il cammino verso la liberazione e la realizzazione. I negri “fin dall’origine della loro specie- scriveva il Conte di Gobineau- non cessarono mai di concepire la religione sotto l’aspetto dell’animalità” Per il de Gobineau, le forme idolatriche di adorazione degli animali presenti nell’antico Egitto erano dovute alla mescolanza con il sangue negro: L’ autore francese considerava la più brutale superstizione, l’adorazione di “tutto ciò che può ispirare terrore” come “l’ eterno culto di chi porti nelle sue vene sangue negro”(78) “La religione del negro- scriveva Robert Brown- è tanto grezza come il tempio che egli erige per la protezione dell’oggetto della sua venerazione o del suo timore. Non conosce nulla di un essere supremo. Le sue uniche preoccupazioni sono quelle di stornare la collera di esseri demoniaci per mezzo di “feticci”od incantesimi, unite alla fede nel destino, nella fatalità,. nell’astrologia, nella negromanzia. negli amuleti, nei giorni favorevoli e in quelli infausti, nella sorte, nei buoni e nei cattivi geni degli individui, in una parola: superstizione del tipo più basso.(79)

Un’atra modalità di concepire la religione, la divinità e i suoi rapporti con gli uomini la troviamo nella contro- razza ebraica. In questo popolo- come vedremo più avanti più ampiamente- troviamo una religione concepita dal punto di vista di un’alleanza di un Dio particolare esclusivo con un popolo da lui eletto, al quale promette il dominio del mondo; religione che disconoscendo ogni realtà superiore, solo si preoccuperebbe di questa vita. Alfred Rosenberg notava che, mentre la maggioranza delle religioni mirano a frenare gli impulsi istintivi, nel popolo ebraico succederebbe il contrario.

“ Una continua frenesia, fomentata dalla sua particolare religione, volta al possesso di beni materiali(il furto, la menzogna, la violenza carnale, appaiono permessi e persino incoraggiati, nei riguardi dei non ebrei, dalla “religione”).Studiando la storia ed i testi ebraici non si trova quasi altra cosa che un’attività incessante e senza fine, una concentrazione del tutto unilaterale di tutte le forze verso il benessere terreno”(80).

Ciò pone il popolo ebreo in una situazione d’inferiorità e di opposizione nei riguardi del sentimento religioso degli altri popoli.

“Eternamente sotto altri nomi e,tuttavia, conservando sempre la sua identità, sempre proclamando di essere veritiero e sempre mentendo; credendo eternamente nella sua “missione” e, rimanendo , al contrario, di una totale sterilità e biasimato in quanto come parassita, l’eterno ebreo presenta il più radicale contrasto con Jainavalkya, Budda, Lao Tse, Là un senso di calma, qui attività (81), la bontà, qui scaltrezza; là pace, qui l’odio più profondo contro tutti i popoli del mondo; là una comprensione del tutto (All verstehen )qui una completa impotenza e incapacità di comprendere” L’uomo di razza gialla, da parte sua, sebbene il suo mondo religioso si trovi su di un piano alquanto più elevato, lo limita all’aspetto morale, trascurando la proiezione metafisica, che è quella che conferisce alla religiosità un contenuto veramente elevato e superiore. Si rivela qui, ancora una volta, l’aspetto pratico, carente di elevatezza che un indice di una certa mediocrità che sarebbe propria dell’individuo di razza mongoloide.

Il Rosenberg si chiedeva “se questa apparente e bella calma del cinese non significhi un’immobilità interna dell’anima, che non sarebbe se non il volto di una scarsa vita interiore”(82),

Al di sopra di tutte codeste forma inferiori di spiritualità, appaiono radiose l’attitudine, l’esperienza e le credenze religiose dei popoli indoeuropei, così come ci vengono presentate dal mazdeismo persiano, dalla religione olimpica greca, dal bramanesimo indo- ario e dall’austera religione dei patrizi dell’antica Roma e anche dal cristianesimo nelle sue manifestazioni più elevate. In tutti codesti fenomeni religiosi- pur di differenti matrici, seppur influenzate dall’epoca in cui si presentarono nel corso della storia, troviamo le idee che hanno costituito e costituiscono ancor oggi il più alto patrimonio dell’umanità: fede in una divinità unica, nell’immortalità dello spirito e nell’oltretomba; concezione della vita umana come un campo di battaglia, in cui l’uomo deve prendere una svolgere un ruolo attivo da cui dipenderà la sua esistenza ultraterrena; coscienza della presenza del sacro in tutte le sfere della vita.

Contrariamente a quanto si sarebbe creduto fino ad un’epoca recente, le religioni ariane sono essenzialmente monoteistiche (NdT per una visione diversa cfr.Silvano Lorenzoni Ghenos,Ferrara,2006)

Nel fondo di tutte esse si celerebbe la fede in una divinità unica, incommensurabile, ineffabile, e superiore i limiti stessi della facoltà di comprensione della mente umana. Dati i suoi limiti, infatti, l’intelletto umano è costretto a ricorrere, per esprimere questa realtà suprema, alla personificazione delle diverse forze attraverso cui essa si manifesta. Nascono così gli Dei (Wotan, Apollo, Zeus, Mitra, Atena, Baldur, Thor, Minerva etc.)come rappresentazioni delle forze della divinità, forze che l’uomo deve realizzare in se stesso per conseguire un’esistenza sovrannaturale. Così, per esempio, Zeus, il “Dio padre”che torneremo ad incontrare con la stessa denominazione nel cristianesimo “Zeus Pitar”. “Deus Pater”, è il Dio del potere supremo e della suprema sapienza: Apollo è il Dio della virilità, dell’equilibrio e della bellezza: In epoche di decadenza venne dimenticato tale significato dinamico e cosmico delle divinità e, rimasero le credenze primordiali ormai degradate al livello di un grossolano paganesimo politeistico, che poteva soddisfare solo gli spiriti più superficiali, così frequenti nei periodi di degenerazione(83).

Questo autentico monoteismo di dimensioni cosmiche è molto superiore al supposto monoteismo ebraico, che si crea un Dio esclusivista, che convive perfettamente con le divinità dei paesi vicini- anche se con le conseguenti lotte e causate dall’intolleranza e dell’egoismo peculiari di questa razza. In tutte le religioni indoeuropee si ritrova questa consapevolezza dell’esistenza di una realtà sopranaturale, che ha una proiezione concreta e reale nella vita umana; una proiezione che porta alla realizzazione di tutte le più alte possibilità dell’essere umano, grazie a cui, l’uomo viene nobilitato, dignificato, innalzato, elevato alle più alte sfere del proprio essere, dato che davanti a lui si aprono e non in un modo più o meno teorico o filosofico, ma in modo reale pienamente vissuto, le porte del mondo sovrannaturale, mondo che egli, come microcosmo, realizza in se stesso attraverso tutti gli atti della sua vita. Questa è la concezione che si cela nel mazdeismo persiano. Gli Iranici si consideravano come “la milizia del Dio, della luce”. In ogni accadimento della propria vita, l’uomo doveva schierarsi dalla parte di Ahura Mazda, Dio del bene: comportandosi sempre in modo nobile ed austero, non mentendo mai, dando dei figli alla propria razza, coltivando la terra, lottando valorosamente contro i popoli di Angra Mainyu .Il mondo era concepito come un gigantesco campo di battaglia, teatro di una lotta in cui l’uomo non poteva rimanere neutrale, o inattivo, dal suo comportamento dipendeva la sua vita sovrannaturale. Alla fine della sua vita terrena, quelli che sono stati dalla parte del Dio del bene, entrano nel paradiso, a far parte dei “santi immortali” che circondano Ahura Mazda . Questa concezione dell’aldilà, del mondo dei morti destinato agli eroi, la ritroviamo, dalle epoche più remote fino al cristianesimo, in tutti i popoli indoeuropei; è il Walhalla dei nordici, l’Olimpo dei Greci….

Ci troviamo molto oltre, molto al di sopra delle meschine promesse materiali dell’egoista, crudele e vendicativo Jeova ebraico.

L’esperienza aria, profonda e reale, del divino e del sovrannaturale possiamo apprezzarla, poiché nelle opere d’arte sono state e plasmate le esperienze più autentiche, sottili ed intime dell’uomo, grazie alle più grandi creazioni della storia dell’arte, nelle quali, è stato plasmato in maniera indelebile e inconfondibile, il modo in cui il vissuto di queste realtà è stato sperimentato dalla nostra razza :le passioni di Bach, i bei templi greci, il canto gregoriano, i dipinti di Raffaello,di Zurbaran, di Leonardo, di Durer,i brillanti oratori di Handel,le maestose sculture di Michelangelo o di Tillman Riemenschneider,la semplicità dei monasteri romanici sparsi per tutta l’Europa, il “Parsifal”di Wagner,la musica religiosa di Mozart, Haydn e Beethoven, i drammi di Calderon, e le grandi cattedrali medievali, la “Graner Messe”di Liszt,e le più sublimi poesie della letteratura europea. In tutte queste opere vi è profondità (L’approccio a quelle “Werte und Breite” di cui parlava Meister Eckhart),equilibrio, raccoglimento, grandezza,luminosità,elevazione, avvicinamento a qualche cosa di più alto e più profondo di quello che è meramente umano.

Che grande abisso vi è tra queste credenze ed esperienze religiose e l’ottuso animismo e feticismo delle tribù africane! Bisogna riconoscere una grande sfacciataggine a quelli che hanno preteso di affermare l’uguaglianza degli uomini portatori dell’una e dell’altra realtà. “Quanto incredibilmente ampio- scriveva l’Isherwood- parlando delle dottrine del giovane ario Siddartha- Gautama (il Buddha)- è l’abisso razziale tra questa concezione indoaria dell’ Essere infinito, antica di 2500 anni fa, e qualsivoglia culto che i negroidi dell’Africa siano stati capaci di sviluppare fino ad oggi”(84).

Studiando la credenze religiose indù, Ernest S.Cox notava come fin dagli inizi della storia “troviamo uomini della nostra razza in possesso delle concezioni religiose più elevate: l'idea di un Dio onnipotente, dell’incarnazione della Divinità per il bene degli uomini, della nascita miracolosa di questa Divinità incarnata e della speranza della reincarnazione di questa stessa Divinità” Mentre gli Arii- aggiungeva- attendono l’incarnazione di Dio, gli ebrei aspettano solo un messia terreno.

Come si può capire, lungi da quanto sostengono i miti democratici, egualitaristi e universalisti, le razze umane sono separate l’une dalle altre da differenze fondamentali: Codeste differenze si innalzano dal piano puramente fisico fino ai più alti e profondi livelli dell’essere umano; fino alle regioni dello spirito.

E’ questa la realtà con cui si deve confrontare un’organizzazione e una strutturazione del mondo che, lungi dall’appoggiarsi su teorie artificiose e suicide, miri ad instaurare una vera pace e l’armonia tra i popoli; poiché solo quelle costruzioni politiche che saranno state edificate sulle solide fondamenta della più profonda realtà umana potranno rispondere alle più alte esigenze ed affrontare con successo le dure prove che ci riserveranno i cambiamenti dei tempi che si avvicinano.
(Nota del Traduttore In< La Deformazione Della Natura> Ar, Padova, 1997,) Silvio Waldner giungeva a scrivere : “ i problemi razziali e quelli ecologici ormai configurano le due ganasce di un’immane tenaglia che…sta stritolando il mondo della modernità contemporanea)
Citiamo,ancora da Carlo Jean (Laterza,Bari,1995,. pag. 100)
"Nell'impossibilità di selezionare o di bloccare l'immigrazione, non vi è
altra prospettiva che quella di uno scontro etnico interno". Inoltre "Nei
conflitti tra civiltà a differenza di quanto avviene con quelli ideologici,
si sta sempre dalla parte della propria razza. "Samuel Huntington Scontro delle Civiltà e il Nuovo Ordine Mondiale> Garzanti Milano 1997
pag.319.
“Il nemico principale dell’Europa è il Sud del mondo riunito sotto il vessillo dell’Islam […] L’ipotesi di una guerra civile etnica in Europa, sovrapposta a una guerra di religione con l’Islam, non è più soltanto un’ipotesi per il XXI secolo. A mio avviso, del resto, è solamente in questa prospettiva che potrà aver luogo una reconquista[europea]”. Guillaume Faye
. Giorgio Bocca in "L'unico in cui crediamo e che non perdoneremo a nessuno è
il peccato contro il sangue e la stirpe, il peccato di meticciato che fa di noi un mischmaschvolk" Carlo Terracciano in
n. 2l-anno II n. 6 giugno 1986.)





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NOTE
1)Bisogna ribadire che il fatto che una razza sia,per certi versi, superiore ad un'altra non è qualcosa di essenziale per il razzismo; non è una giustificazione o una condizione sine qua non, come pretendono gli antirazzisti, dell’esistenza stessa del razzismo. E' sufficiente segnalare il fatto delle differenze, in altre parole, che le razze umane sono radicalmente distinte tra di loro, indipendentemente dal fatto che una sia più o meno dotata di un’altra. D’altra parte le doti puramente intellettuali sulle quali pare concentrasi l’attenzione dei nostri contemporanei, come logica conseguenza della mentalità ideologica del mondo in cui viviamo, sono qualche cosa di puramente secondario, che perde gran parte della sua importanza di fronte ad aspetti e considerazioni d’ordine superiore Ciò nonostante, se insistiamo su codesto punto, mostrando la superiorità delle doti di una determinata razza nei confronti delle altre, è semplicemente perché questa è una realtà che riveste un’enorme importanza.

2)IX ed.Vol.XVIII, pag.316 e segg(cita in nn.79-80 “Gli antropologi, commentava il periodico nordamericano , dichiarano che il negro possiede un cervello che pesa 14 once meno di quello dell’uomo bianco; che la parte frontale del cervello è, nel negro, minore del 30% in diametro di quella del bianco, a causa del ridotto angolo frontale, e che il cranio del negro è di ¼ de pollice più spesso di quello del bianco, dato che la suture del cranio del bambino negro si ossificano in un’età più precoce dei bianchi il che ritarderebbe la crescita e lo sviluppo del cervello”(n. 122 Febbr. 1970, pag. 31)
3) Citato da Colin Jordan
4) “Tra le popolazioni viventi. -scriveva il Coon. La dimensione media del cervello è generalmente, anche se non necessariamente sulla scala individuale, in relazione con i risultati e le realizzazioni di un dato gruppo ”- “Considerando la questione in rapporto a grandi gruppi umani- siano popoli o razze- affermava il Piersol, si è provato che il peso del cervello corrisponde al livello generale di intelligenza e cultura”. Il Putnam, peraltro, osservava che non sarebbe da fissarsi esclusivamente sulla quantità, potrebbero, infatti, esistere differenze nella qualità delle cellule nervose e nella loro organizzazione”Oltre alla differenze già segnalate- aggiungeva l’autore- il Gordon notava che il cervello dell’indigeno dell’Africa Orientale, dopo la pubertà, cresce meno di quello dell’europeo. Ragazzi della regione che paiono “brillanti"intorno ai 14 anni non parrebbero, in seguito, realizzare quello che promettevano. A partire dai 10 anni la loro capacità cerebrale aumenterebbe meno di quella del bianco, presentando una curva di crescita meno accentuata.”(, Washington, 1967, pagg. 43-52)”
5)H.B.Isherwood pag.85
6)R.Pearson London 1966,pag.10
7)Jurgen Rieger Hamburg.1966
8)Il Dr. Ward. C. Holstead, professore di Biopsicologia all’Università di Chicago, rilevando l’importanza di codeste parti del cervello, scriveva: “I lobuli frontali sono la parte del cervello più essenziale per l’intelligenza biologica. sono gli organi creatori della civiltà, il fondamento delle speranze degli uomini per il futuro”L’ Halstead segnalava anche che i lobuli frontali svolgono un ruolo importante nel giudizio e nel controllo delle emozioni. Wilder Perfleld, specialista del cervello e professore di Neurologia e Neurochirurgia alla Mc Gill University affermava che “ codesta è la zona del cervello che maggiormente distingue quello umano dal cervello dello scimpanzè.
Il Dr.C.J. Conolly, docente di antropologia fisica alla Catholic University realizzò nel 1950, nel suo libro uno studio su 60 cervelli tra bianchi e negri, se vi trovò una grande variabilità ed un notevole overlapping, i valori medi, nondimeno, rivelavano un considerevoli differenze. Le dimensioni erano quelle che ci si potevano attendere dalla conoscenza dei crani delle due razze. Il cervello negro, in media è relativamente più lungo, stretto e liscio di quello del bianco. La regione frontale, misurata con la distanza proiezionale al punto di mezzo del solco centrale è, in rapporto alla lunghezza totale del cervello , maggiore nei maschi bianchi che nei negri, mentre quella parietale è maggiore nei negri che nei bianchi…Si può dire che la struttura dei lobuli frontali nei cervelli bianchi….. è più regolare e uniforme che in quelli negri….. La serie bianca presenterebbe più fenditure e una maggiore “anastomosing”dei solchi”(C.Putnam pag.48 e segg.) Il Dr. Carothers segnalava la somiglianza esistente tra la attività mentale di un negro normale e quella di un europeo al quale erano stati immobilizzati .mediante un’operazione, i lobuli frontali(C.Putnam pag.53).
9)Lo spessore degli strati granulari presenta un’ampia scala che va dall’animale all’uomo. Secondo J.S. Bolton, i “supergranular layers” presentano nel cane la metà dello spessore che le scimmie queste ultime sono solo di ¾ minori che nell’uomo (C.Putnam Pag.51.
10) Citato da Colin Jordan cit. Putnam cit.
11)C.Putnam pag.55 e segg.
12)W.Robertson >The Dispossessed Majority>Cape Canaveral, 1972, pag.216.
13)L. Stoddard New Orleans,1966,pag.63
14)Oggi grazie ai dati fornitici dalle ricerche di illustri scienziati, sappiamo a qual parere attenerci riguardo a questo problema, nonostante l’ostinazione con cui gli “scienziati”ambientalisti ed antirazzisti si tengono afferrati alla teoria “culturale”.
15)Americanus s.i. pag.21 e segg.
16) Paul Witty, in uno studio realizzato sui cosiddetti “bright negroes”(negri “brillanti”), a Chicago, giungeva alla conclusione che l’80% di loro presentava tracce di una qualche ascendenza bianca (cit da Carleton Putnam).In una risposta a Roy Wilkins, direttore esecutivo dell’associazione integrazionista NAACP, il Premio Nobel William Shockley chiedeva che, per provare la propria tesi secondo cui il QI dei negri aumenterebbe di 1 punto con l’aumento dell’1% di ascendenza bianca, si scegliessero 10 o 20 intellettuali negri per una analisi del loro sangue. Lo Shockley affermava che se codesti esami avessero dimostrato che costoro non possedevano una maggior percentuale di sangue bianco maggiore di quel 20% che è la media a livello nazionale della percentuale di sangue bianco che scorre nelle vene dei negri degli USA, ciò avrebbe costituto una “novità in campo scientifico ”(N. 23, Agosto- Sett. 1973, pag.3)
(Nota del Traduttore . “La proporzione dei geni provenienti dalla popolazione bianca e facenti parte del genotipo dei negri americani è del 31% Da ciò proviene la riconosciuta superiorità del negro americano rispetto agli altri componenti della stessa razza.”B.B.P. a in N23 Automne 1985.”(.
In (Ar, Padova, 19978pag.22)Silvio Waldner scrive. “Un alto livello di intelligenza è senz’altro un presupposto indispensabile per lo sviluppo di qualsiasi civiltà. In modo particolare per quel che riguarda la dimensione tecnica di ogni agire umano. Per la valutazione quantitativa dell’intelligenza si sono sviluppate tecniche statistiche altamente complesse, che non hanno mancato di confermare quello che ognuno, impiegando la propria capacità ragionativa, sapeva già ….Ossia che le razze dalla pelle scura_-i Negri in particolare, sui quali esistono numerose rilevazioni statistiche-dimostrano una capacità intellettuale media drasticamente inferiore a quella non solo degli Europei ma degli est- Asiatici, degli Indiani d’America ecc.(Dal lato intellettivo, al di sotto dei Negri stanno soltanto gli aborigeni dell’Oceania). Questi risultati appaiono tanto più significativi, quando si ricordi che la maggior parte dei dati relativi ai Negri sono stati ottenuti negli Stati Uniti, dove i sono in realtà dei mulatti. I (relativamente scarsi) risultati riguardanti i Negri africani indicano un’intelligenza ancora minore che presso i Negri americani: nell’Africa meridionale in particolare, dove la popolazione negra risulta meticciata con elementi capoidi (boscimani e ottentotti), essi segnalano un’intelligenza di grado ancora inferiore.”.
17)I gradi o categorie di capacità erano i seguenti: Scala A Punti alpfa 135.212/- S 105.134/: C- 75.104/C 45.74/C-25.44/D 15.224/D-0-14
Bisogna tener conto .come indicava Fritz Lenz, che la maggior parte dei negri non venne sottoposta al test alfa-che presuppone un’adeguata padronanza della lingua inglese, ma al test beta che non la richiede “Dato che i negri con buona conoscenza della lingua inglese erano sicuramente in media meno dotati dei bianchi, la differenza rilevata in codesta prova risulterebbe inferiore a quella effettivamente esistente tra i bianchi e gli individui di colore)” (pag. 257)
18)Si pensi, per esempio, agli Haussa e ai Watussi di cui abbiamo già fatto cenno, Madison Grant sottolineava l’importanza di codesta presenza
Arno Press,New York,1970,pag. 82
19) Byram Campbell segnalava che mente nei Test Beta (designate per gli analfabeti), i “light negroes” raggiungevano una media di 36 punti e quelli più scuri, “dark negroes”, non superavano i 25; nei Test Alpha (per quelli alfabetizzati) i “light negroes” raggiungevano i 50, mentre i “dark”rimanevano ad una media di 30(peg 53 )
20)F.lenz< Die Erblichkeit der geistigen Begabung>(in I.pag.525 e segg.) “Vi sono due fasi completamente distinte- affermava il Cureau- nella vita intellettuale del negro. Quando è ancora bambino è amabile, docile, arguto, spontaneo ed affabile. Pare molto precoce, molto più precoce, in ogni senso, della maggioranza dei bambini europei. capisce e assimila facilmente molte cose. All’età della pubertà, però, avviene una metamorfosi radicale. Si produce un arresto brusco dello sviluppo e anche una leggero regresso: Il progresso intellettuale del negro è rapido durante i primi 10/12 anni, ma in seguito ritarda, è stazionario, poi declina lentamente per una quindicina di anni: infine ha luogo un rapido indebolimento”(Cit da C.Putnam pag. 52) Il Dr. Geber dimostrò, mediante l’uso di test che permettono di conoscere il Coefficiente di Sviluppo di Gesell, una netta superiorità dei bambini negri fino ai 3 anni, età a partire dalla quale appare una marcata inferiorità”(C.Putnam pag. 99)
21)Citato da Wesley Critz George
22)Il termine “overlap”indica, in questo caso, la percentuale o la frequenza in cui una minoranza di negri supera la media dei bianchi. Le comparazioni del percentuale di overlap- spiegava il Mc Gurk- costituiscono il metodo più semplice per mettere in paragone i risultati di diversi tipi di test psicologici. I risultati dei test possono venire paragonati per mezzo di misurazioni delle tendenze generali che ne risultano ,il che , però, richiede un elaborato trattamento statistico dando,inoltre,dei risultati meno utili di quelli ottenuti con i paragoni tramite l’overlappig”in Pag. 369
23)A.M.Shuey London,1958
24) )Per sostenere la loro tattica di snaturamento dalla verità scientifica, i settori antirazzisti hanno sviluppato una serie di manovre per boicottare,silurare e occultare le ricerche sul tema razziale. Come mostra Byram Campbell, l’ideologia democratica non solo controlla il pensiero e la menti della nostra società, ma anche le fonti di informazione.
Così, per esempio, durante la Seconda Guerra Mondiale furono effettuati dei test, simili a quelli usati durante il Primo Conflitto Mondiale, sui soldati bianchi e negri dell’esercito statunitense. La cosa fu tenuta segreta con tanta cura, riferiva il Campbell, che agli stessi psicologi che avevano partecipato alla preparazione dei test fu negato l’accesso ai risultati ottenuti. Una ricerca effettuata nel 1956 mise in luce il fatto che lo School Board di Washington “aveva adottato una linea politica che proibiva di conservare le statistiche scolastiche fatte tenendo conto della razza”… Se i fanatici dell’egualitarismo- commentava il Campbell- non avessero nulla da temere dalla verità, non sarebbero giunti a tali estremi per occultarla”(op. cit. 53) Così per citare solo un altro esempio, anche se di un tipo un poco diverso, nel 1969 venne respinta dalla Accademia Americana delle Scienze la proposta del Professor M.William Shockley , Premio Nobel,Professore di Fisica alla Stanford University, che chiedeva all’Accademia di dare inizio ad una serie di “profonde ricerche” volte ad investigare l’influenza dell’elevata natalità dei negri statunitensi (che “sono- per riportare le parole dello Shockley- geneticamente meno intelligenti dei gruppi etnici bianchi”), sulla “qualità della popolazione americana”. Il Professor M. Seltz, presidente dell’Accademia, giustificò tale rifiuto ripetendo la tesi secondo cui non sarebbe possibile stabilire “le parti che corrispondono rispettivamente all’eredità e all’influenza dell’ambiente nelle differenze rilevate tra le popolazioni bianca e negra degli Stati Uniti” e qualificando le tesi del Prof Shockley di “giustificazione pseudoscientifica…. dei pregiudizi di razza e di classe” A tale risposta, i 10 scienziati che avevano sottoscritto la proposta dello Shockley risposero che erano proprio i pregiudizi di un certo antirazzismo “cieco tanto di fronte alla realtà genetica come a quella sociologica” quelli che impedivano di conoscere i problemi fondamentali della società attuale”(Cfr Roma 12-V-1969, pag. 31) Logicamente le agenzie internazionali di stampa parlarono ben poco di codesta faccenda.
25)W.C.George pag.19 e segg.; Dr.H. Garret
in Luglio 1960, Reprint IAAEE
26) W.C.George op. cit. pag.20
27) n.308, 10 VI 1967, pag. 11
28)Pitrim Sorokin New York, 1928. Il Sorokin segnalava anche che i test applicati in India ad individui di casta braminica (tipo “superiore” che possiede tracce di sangue ario) e panchama(tipo “inferiore” alla cui costituzione hanno parte, in modo considerevole, elementi aborigeni prearii e negroidi, mostravano che gli appartenenti a questa ultima conseguivano risultati considerevolmente inferiori a quelli della prima.
29)D.Porteus cit.da Byram Campbell
30)C. Putnam pag.89 e segg.
31)H.M. Roland e Donald A.Swan < Race, Psychology and Education: Wilmington NC>> New York,1966,pag,255 e segg. I 2 studiosi mostravano che i processi formativi delle razze avrebbero dato luogo a differenze razziali tanto nelle caratteristiche psichiche come nei tratti fisici. Differenze razziali sono state riscontrate nella dimensione, nella forma e nella struttura del cervello e del sistema endocrino, nei risultati dei test di intelligenza,in quelli psicomotori e neie risultati scolastici, così come nella personalità e nel temperamento.
32)come osservava il Mc Gurk, un simile risultato sarebbe impossibile se l’ipotesi culturale fosse quella giusta. D’altra parte l’eminente psicologo americano, di fronte alle ipotesi del Klineberg secondo cui i risultati inferiori dei negri sarebbero dovuti al loro basso livello culturale, che procurava loro una sorta di penalizzazione nei test psicologici i quali, per la maggior parte, sarebbero gravati da implicazioni di ordine culturale,- segnalava che “i negri riuscirono meglio diversamente dai bianchi nei test con più implicazioni culturali che in quelli di altro tipo(no cultural)” E lo stesso Mc Gurck poteva concludere che l’evidenza obbiettiva a nostra disposizione non supportava l’ipotesi culturale come spiegazione delle differenze riscontrate tra i negri e i bianchi nelle risposte ai test psicologici. Ciò nonostante- continuava- vi sono molti tra gli studiosi di scienze sociali che persistono a richiamarsi ad essa come se si trattasse di un fatto oggettivamente dimostrato. Ciò pone codesti studiosi in una posizione unica tra gli scienziati. Quella di aver accettato un’ipotesi in favore della quale non vi è la minima evidenza…(pag.380- Frank C.J.Mc Gurckin pag. 367 e segg.> ) Le ricerche del Travis Osborne confermavano poi . “il fatto,ormai ben noto, che nella maggioranza dei risultati scolastici e nei test di intelligenza i bambini negri come gruppo non raggiungono il livello di quelli bianchi dello stesso grado scolastico”e davano una conferma alle tesi del Mc Gurck secondo cui “le differenze razziali sono maggiori negli ambiti non culturali che in quelle culturali” (R.Travis Osborne: “Racial Differences in mental Growth abd School Achievement>in 33) in Maggio 1962.IAAEE reprint n.) pag.1 .
34)pag.5
35)R.Travis Osborne in pag.383 e segg.
36)n. 18, Maggio-Giugno 1972, pag. 75 e segg.
37)Le scoperte della scienza sono ben lungi dal confermare le parole del socialista svedese Gunnar Myrdal che proclamava con tono di trionfo, nel suo(New York, 1944) “I due o tre ultimi decenni hanno visto una vera rivoluzione nell’ambito del pensiero scientifico riguardo alle caratteristiche razziali del negro… Inventando e applicando ingegnosi metodi specializzati di ricerca il dogma popolare riguardo alle razze(secondo il quale le razze sarebbero per natura diverse riguardo alle capacità di creare una civiltà) viene incalzato in tutti gli angoli ed esposto come fallace, o almeno come mancante di una solida base… Diventa difficile anche per i volgarizzatori esprimere idee diverse da quelle dell’egualitarismo razziale e conservare il rispetto degli intellettuali.”(citato da Carleton Putnam Anche l’autore antirazzista Thomas E.Gomet parlava di una rivolta scientifica contro il razzismo, affermando che “tutti i tentativi di elaborare una qualsivoglia teoria sulla storia della civiltà sulla base della teoria razziale, tutti i tentativi di descrivere con precisione le differenze di carattere, temperamento ed intelligenza tra le razze, si sono rivelati dei fallimenti”. Codesto autore basandosi soprattutto sulle teorie pseudoscientifiche di Franz Boas e dei suoi discepoli, concludeva “Viene ampiamente riconosciuto che le pretese dei razzisti hanno basi scientifiche scarse od inesistenti”.(Dallas, 1963, pag. 409).
38)< Die Entwicklung der Menschenramen >pubblicazione della Tomo XXI,Wien,1926 pag. 458. Per il Bryn le razze umane si formarono per separazione le une dalle altre nell’Oligocene .Non si potrebbe, secondo lo scienziato norvegese, farne derivare una da un’altra “Non è certo che le razze siano derivate con mutamenti quasi impercettibili le une dalle altre altre . Al contrario, vi sono, per così dire, dei profondi abissi che le separano. -Sarebbe secondo verità dire che sono essenzialmente differenti tra loro. Mancano completamente anelli di congiunzione intermedi tra le distinte razze. Quando si ritenne che se ne fosse trovato uno(Zwischenglied), risultò sempre,in seguito, che si trattava di frutti di incroci posteriori”(pag. 1054).
39) G.Sergi Dain Anno v,N,17,5 luglio 1942
40)Reader’s Digest>Sett.1946, cit. B.Campbell
41)L’indice cefalico misura il rapporto tra larghezza e la lunghezza e del cranio, è uno dei criteri principali per l’individuazione delle razze. Si esprime con la seguente formula: larghezza del cranio divisa per la sua lunghezza. Dolicocefale sono le razze che presentano un indice di76% o minore, brachicefale quelle che lo hanno di 80% o più, mesocefale quelle con un valore intermedio-
42)Dizionario Enciclopedico Salvat, articolo
43) “La configurazione delle impronte digitali –affermava il genetista nordamericano David C.Rife- è in larga misura ereditaria. Viene determinata mesi prima della nascita e l’ambiente post- natale non vi influisce.” Così, per fare un esempio, il Prof Rife segnalava: “le impronte digitali degli ebrei differiscono marcatamente da quelle dei non ebrei dei paesi in cui essi sono ospitati(Sachs e Bat-Miriam, 1957),mentre studi condotti in israele hanno portato alla conclusione che le impronte digitali di ebrei provenienti da diverse parti del mondo sono straordinariamente simili tra loro” Gli ebrei del Nord America si distinguono dal resto della popolazione per le impronte digitali. e per i gruppi sanguinei ABO - La configurazione delle impronte digitali-aggiungeva il Rife- è forse l’esempio più notevole delle variazioni ereditarie …..non patologiche, nell’uomo (in a cura di Robert E. Kuttner, New York, 1967)I dermatoglifi o disegni digitali, segnalava Paulatte Marquer , variano secondo il sesso e il tipo razziale. Codeste impronte digitali sono composte di 3 parti fondamentali: archi, cappi e spirali. La proporzione degli uni e degli altri varia secondo la razza. Così, per esempio mentre gli archi si trovano in una proporzione da 0 al 3% tra i gialli, tra i bianchi e i negri si presentano con una frequenza che oscilla tra il 4 ed il 7%(pag. 52 e segg.).
44)Così, per esempio, mentre i bianchi presentano un’abbondante pelosità(barba e baffi), essa è molto minore fra i negri e quasi inesistente tra i mongoloidi. Il criterio della forma dei capelli ha portato a stabilire un sistema di classificazione delle razze umane che distingue: razze lisotriche (capelli dritti gialli e alcuni bianchi), cimotriche (capelli variabili dal liscio all’ondulato al ricciuto,la maggior parte dei bianchi) e ulotriche (capelli crespi-negri, australoidi, Khoisanidi etc.)Cfr. P. Marquer op.cit.pagg.33 e 55)
45)Raymod Hall in Cct 1960,Reprint IAAEE n. 2, pag. 3 Il Dr. Hall ricordava anche le differenze constatate da G.M. Stratton e P.M.Henry “nella resistenza elettrica della pelle dei caucasoidi (bianchi) e degli orientali nei riguardi di impulsi involontari miranti ad evitare un dolore”
46)H. B. Isherwood Isola di Man, 1965, pag. 249 e 176 Ricordiamo che l’olandese Van Tienen commentava che, in Europa, la fimosi indicherebbe la presenza nell’'individuo colpito di una certa percentuale di sangue arabo o ebraico.
47) Il contrasto osservato a New York, per esempio- scriveva il Millot- tra i negri duramente attaccati dalla malattia (tubercolosi)e gli ebrei. relativamente indenni, pone in evidenza l’importanza del fattore razza nella patologia. Lo scienziato francese sottolineava anche il fatto interessante che, riguardo alla tubercolosi, i mulatti si comportano in modo intermedio tra le razze di provenienza. “Più sensibili dei bianchi, la sono meno dei negri e la loro resistenza a codesta infermità dipende dalla percentuale di sangue negro che scorre nelle loro vene: i mulatti chiari guariscono meglio che quelli scuri”(Paris, 1952, pag. 194 e segg. )
48)Jean Sutter Paris, 1950, pagg. 55 In alcuni di questi casi come segnalava il Setter, non bisogna trascurare, senza dubbio, la influenza dell’ambiente.
49)Colin Jordan London 1969
50)Trad.sp. Barcellona, 1972, pag. 154
51)J. Millot op. cit. Al contrario, aggiungeva questo autore, l’emofilia malattia ereditaria del sangue relativamente diffusa tra i bianchi. è rarissima tra i negri.
52giugno 1968, pag. 9
53)Ottobre 1960, cit. da C.Jordan
54)Roger Pearson London, 1966.
55)v.13,citato da W.C.George
56)La consapevolezza di codesta realtà, sempre più comprovata dalla scienza moderna (simile è l’idea su cui si fondano, per non citare che un esempio, i biotipi del Kretschmer, basati sulla stretta correlazione tra costituzione fisica e temperamento) è alquanto evidente per le dottrine tradizionali, e possiamo vedere come tale concezione si è conservata nel pensiero orientale andando a costituire la base dello Yoga Zen e d’altre discipline. “La mente e il fisico- scriveva Raymond Thoms specialista di Zen, sono legati tra loro come la testa e la croce di una moneta”( Barcellona, 1971, pag.). “L’unione tra l’anima e il corpo – scriveva H.M. Enomya L- non è, da intendersi come se l’anima o lo spirito abitassero nel corpo come in una casa . ‘ Si tratta di un’unione molto più stretta e non può venire espressa con un paragone con qualcosa di materiale” ( Bilbao, 1972, pag. 89).Un maestro orientale affermava che “nel Do dello Zen il fisico è visto come un simbolo di una più alta realtà” (Joe Hwa Kwon Weilheim, 1971, pag.18) Idee simili furono espresse da esponenti della dottrina Yoga come Sr.Aurobindo, Swani Mudra, Sivananda Saresvati ecc Aurobindo definiva il corpo “forma vivente dello spirito”
Un’idea simile la potremmo trovare, per esempio, in Tommaso d’Aquino. Principio fondamentale della filosofia tomista, scriveva un commentatore è che “l’anima non può essere definita completamente più che in funzione del corpo che essa anima e con cui forma un’unità reale e sostanziale”(Cfr. l’opuscolo pubblicato, senza indicazioni, in Francia con il titolo pag. 1 In esso l’autore, difendendo la sua posizione, scriveva “la concezione pienamente realista della natura umana che à la nostra, è quella del cristianesimo che vede nell’uomo, nello stesso tempo, il suo corpo e la sua anima. La dottrina di Tommaso d’Aquino è quella dell’unità tra anima e corpo, essendo la prima inseparabile dal corpo vivente”)
57) Già nel 1799 il Dr.Charles White esponeva una teoria sulle profonde differenze esistenti tra le diverse razze umane, differenze che lo avevano portato ad ipotizzare un’origine multipla del genere umano. Nella sua opera, il White sosteneva che le varie specie formavano un’ampia gerarchia naturale, una “ great chain of being”(una grande catena dell’essere )in cui ogni specie ed ogni razza occupava un livello differente .In codesta gerarchia il negro avrebbe occupato un livello diverso da quello del bianco. Le sue caratteristiche anatomiche avrebbero situato la razza negra, secondo il dotto inglese, tra l’uomo bianco e la scimmia. Il White osservava che, come la scimmia, il negro aveva un mento rientrante e avrebbe emanato un odore sgradevole. In quanto alle differenze sessuali, il White scriveva: “Il pene di un africano è più grande di quello di un europeo …. E nelle scimmie è,in rapporto al peso totale del corpo,ancora più grande”“Da parte loro, gli organi sessuali femminili sono più grandi nella donna negra, mentre “ il clitoride nelle femmine della scimmia e del cane è ancora più grande” Egli riportava anche che il cervello del negro sarebbe stato meno sviluppato di quello del bianco, e che il primo avrebbe posseduto una mente meno complessa e una sensibilità meno viva (Cfr. Thoms E. Grosset< Race: The History of an Idea in America>Dallas, 1963, pag. 47).
58)Byram CampbellNew York,1958,pag.32 e 42
59) I popoli più civilizzati dell’Africa mostrano chiari tratti di mescolanze con altre razze, così, per esempio, gli Haussa popolo intelligente di agricoltori, allevatori e mercanti, uno dei più civili dell’Africa Centrale, mostrerebbero segni di mescolanze con altre razze e specialmente con gli Arabi;i Watussi, popolo nobile che alcuni considerarono discendente degli antichi Egizi, presentano tratti ben proporzionati che rivelerebbero un apporto di sangue bianco.(N d T “Certo, si può rimanere impressionati dal gran numero di tradizioni locali che riferiscono ai bianchi venuti dal Nord l’ iniziativa delle istituzioni egemoniche. Ci si è riferiti ai Semiti per l’Etiopia, ai Berberi per il Sudan mo non è stato ancora possibile (né forse mai lo sarà ) verificare la fondatezza di queste leggende o escluderle definitivamente. Al minimo, si può ritenere che, in un certo numero di casi, le tradizioni che riferiscono all’arrivo, in epoca molto antica, di bianchi l’introduzione di un sapere e di un’autorità, siano di creazione relativamente recente e abbiano lo scopo di accrescere il prestigio della dinastia, conferendole in Etiopia origini semitiche e nell’Africa sudanese legami con l’islamismo.”Pierre Bertaux Feltrinelli, Milano, 1968 pagg. 35/36.
Noi riteniamo che tutto ciò non sia solo leggenda.
Mario Canella (Sansoni, Firenze, 1942, pag. 144) scriveva: “…tutte le civiltà dell’Africa nera…sembrano o civiltà prettamente camitiche o civiltà sorte sotto l’influenza di elementi culturali e razziali camitici, la nigrizzazione progressiva dei Camiti, d’altra parte, ha provocato, in uno certamente con l’influenze climatiche e ambientali, la decadenza intellettuale e culturale” In particolare pag. 174 “ E’opinione comune che le cosiddette civiltà africane(Benin, Dahomey, Zimbabwe, etc)siano da attribuirsi ad influenze ed elementi prevalentemente camitici.”
Più recentemente riassumeva, forse con qualche forzatura, Silvano Lorenzoni in(Ghenos, Ferrara, 2005 pag. 77): sostenendo che le “..strutture tribali più consistenti(che, per esempio nel caso degli zulù dell’Africa meridionale assunsero a dimensioni quasi statali sotto qualche dirigente più dotato) furono dovute a meticciato culturale e anche biologico con elementi appartenenti all’ecumene artico. Nell’Africa Nera, in particolare, le famiglie dei capi erano invariabilmente di razza /etiopica, e quindi di origine meticcia contenente una componente europide……tutti i cosiddetti imperi africani (Mali, Ghana, Timbuctù ecc.)furono il frutto di intrusioni esogene provenienti dall’Africa settentrionale, dall’Arabia o dall’India, all’ interno dei quali i negri non fecero altro che da manodopera servile.”
I. Schwiderzky, G. Heber e G. Kurth in(Feltrinelli, Milano, 1966, pag. 62-63.) scrivevano riguardo alle “Società a stratificazione etnica.”: “La stratificazione è più facilmente riconoscibile dove coesistono popolazioni di razza diversa…..per grandi parti dell’Africa un individuo è di pelle tanto più chiara e si avvicina tanto più al tipo razziale europoide quanto più alto è lo strato sociale a cui appartiene…..,questo è il risultato della continua pressione demografica esercitata dalle popolazioni europoidi dell’ Africa Settentrionale, pressione che provocò una sovrapposizione di gruppi a carattere più marcatamente europoide a gruppi di caratteri prevalentemente negroidi. ….Probabilmente origine analoga hanno le differenze somatiche tra le varie caste in India, con statura relativamente alta, naso sottile e pelle chiara a favore delle caste superiori: qui conquistatori indoariani provenienti dal nord si sovrapposero ad una società indide- veddide probabilmente già stratificata. L’etnologia conosce numerosi casi di sovrapposizione a popolazioni contadine di popoli nomadi, che di norma sono più leptosomi e più intelligenti.”)
60)Secondo un rapporto del FBI del 1954.i numeriche indicano la proporzione dei crimini commessi da negri in rapporto a quelli perpetuati da appartenenti alla razza bianca, erano i seguenti: assassinio 16 a 1, furto 13 a 1, violenza carnale 6 a 1. Di fronte alla teoria sostenuta dal Klineberg secondo cui “non si è scoperto nessun fattore che sia responsabile del crimine”, il Dr.Garret commentava: “Si richiede un ben alto grado di immaginazione per chi analizzi codesti dati, per non vedervi alcun “fattore razziale”… Già nel 1910, il criminologo olandese W. A. Bonger, studiando la composizione degli Stati Uniti, osservava che la criminalità era maggiore tra i negri che tra i bianchi. E questo studio mostrava che “la criminalità dei negri negli Stati del Nord è considerevolmente superiore che di quelli degli stati del Sud, 3 a 1” Nonostante i negri costituiscano il 10% della popolazione,i rapporti dell’FBI forniscono queste proporzioni della partecipazione dell’elemento negro nella criminalità per gli anni 1955,1956 e1960: Droghe :64,61,62-assalti violenti : 64,68,62-Assassinii :60,66-Prostituzione: e vizio ;59,48-furto: 51,52,56- violenze carnali : 43,45,55 %. W.C. George attribuiva codeste sorprendenti ed eloquenti cifre al fatto che la razza negra mostra una vita emotiva meno controllata e una maggior mancanza di autodisciplina dei bianchi”(cit.pag. 23 e segg.). Anche in Inghilterra come conseguenza del massiccio afflusso di immigrati di colore provenienti dall’Africa e dalle Indie Occidentali, si hanno registrato degli aumenti dei tassi di criminalità. “Risultava ben chiaro- affermava il Cambridge Institute of Criminology- che la proporzione di immigrati colpevoli di atti delittuosi di violenza è molto superiore a quella dei nativi brtitannici. Immigrati hanno commesso il 33% degli attacchi alla polizia e più del 20% dei litigi in pubblico” Per quel che si riferisce alle malattie veneree, secondo il del 8/3/1964), il 53% dei ricoverati nelle cliniche destinate alla cura di codeste malattie era composto da immigrati di colore . Secondo il del 1963la gonorrea era presente tra gli immigrati dalla Giamaica in una proporzione 20 volte superiore che tra i bianchi. In uno studio condotto in 173 cliniche dell’Inghilterra e del Galles, realizzato dal , si trovò che il 37% di casi maschili di affetti da tali malattie e il 41%di quelli femminili era formato da immigrati. Non bisogna dimenticare che, la popolazione di colore del Regno Unito (a quell’epoca ormai lontana NdT) si avvicinava al milione e che rappresentava il 2% della popolazione totale britannica(Cfr Colin Jordan op. cit. 21)
61)Friedrich Keiter compiendo un’analisi comparata della poesia lirica dei Polinesiani e di quelle dei negri africani, mostrava come l’anima del negro, si dimostri maggiormente afferrata e proiettata con maggior enfasi verso il presente, vicino e immediato. La realtà circostante più lontana nel tempo o nello spazio- attrae meno il suo interesse, venendo menzionata con scarsa frequenza nelle canzoni dei n popoli negri. Così, mentre le parole che descrivono tale ambiente distante, appena visibile<)(per esempio: il bosco, il paesaggio, il cielo, le nubi, le stelle etc.)compongono un 21% del vocabolario impiegato nelle canzoni polinesiane; in quello delle canzoni dei negri ne sono appena il 4% “Analogamente alla sua lirica- affermava il Keiter. I negri guardano poco nel lontano nel futuro e posseggono una “visione generale”alquanto povera. Rivolgendo il proprio sguardo al presente tangibile ed immediato. Quando una tal caratteristica di base viene espressa nella pittura oltre che nella poesie lirica, noi ci troviamo dinanzi ad una stile che deriva da una precisa Weltanschauung. In ogni caso è un tratto che non è limitato alla sfera degli stili artistici”( F.Keiterin pag.362).
62) Come hanno osservato diversi autori, di ben pochi del già scarso numero di negri che hanno avuto un certo ruolo nella storia, si potrebbe dire che fossero di pura razza negra. Il Reuter, nel suo studio provò che di 139 individui di colore “famosi”, 135 erano dei meticci. Inoltre, come puntualizzava Fritz Lenz, si sarebbe dovuto vedere se i 4 restanti non avessero avuto nella loro eredità africana elementi di sangue diverso. Booker T. Washington, celebrato pedagogo americano “di colore” era figlio di magre negra e padre bianco. Fritz Lenz cit.pag.524.
63) IX ed.1884.vol.17, pag. 318.
64)L. Stoddard New York, 1921, pag. 90 e segg. basandosi su codesti fatti, lo Stoddard concludeva “Le relazioni dell’uomo bianco con la razza negra dovranno acquisire nel futuro una sfumatura molto lontana da quella che dovrà mantenere nei suoi rapporti con i popoli asiatici. Mentre l’asiatico, in possesso di un vasto patrimonio di credenze, tradizioni ed esperienze, cosciente del suo passato e delle sue potenzialità, è riluttante ad accettare innovazioni di provenienza straniera ed è ostile all’influenza bianca; il negro, a causa della sua scarsa originalità creatrice, è estremamente suscettibile alle influenze esterne”. Non avendo passato, il negro- segnalava l’autore nord- americano- accoglie con favore le novità ammettendo tacitamente che gli altri sono i suoi padroni … La relativamente debole resistenza offerta dai negri, anche quando valorosi di natura, alla conquista bianca e bruna, la veloce ricezione del cristianesimo e dell’islam e lo straordinario ascendente personale acquisito, presso di loro, da individui arabi od europei; “tutto ciò indica una buona volontà di accettare la tutela straniera che è completamente assente nell’asiatico”.(pag. 91 e segg.).Tali aspetti, peraltro sono stati grandemente modificati per opera della demagogia democratica internazionale. Sopratutto, come segnalava Francis Parker Yockey, alla radice della perdita di prestigio dell’uomo bianco, dell’europeo, che portarono con sè le due guerre mondiali(in codesti conflitti l’uomo di colore-che venne a combattere negli eserciti degli alleati sul suolo della stessa Europa – imparò che il “padrone e capo bianco” poteva essere sconfitto e che non era tanto degno di rispetto e potente quanto gli era apparso prima) “Ovunque nel mondo delle razze di colore-scriveva lo Yockey –il bianco europeo perse potere e prestigio”(in tal senso, aggiungeva, non solo persero le guerra le due principali potenze europee Gran Bretagna e Germania,ma “tutto l’organismo occidentale considerato nel suo complesso,anche se tale organismo non aveva preso parte alla guerra in quanto tale”1953 pag.7 (Ndt Francis Parker YockeyLiberty Bell,USA,1981) .Le conseguenze le si sono potute vedere e le possiamo vedere ancor oggi.”
65)Ibidem pag. 141 e segg.
66) C.Putnam < Race and Reality> Washington, 1967, pag. 61. Incontriamo qui questa spiegazione basata sul fattore “ambiente”tanto caratteristica dell’egualitarismo antirazziata “Environment (ambiente)- scriveva il Putnam, - è stata la formula di esorcismo, l’abracadabra del movimento negro. Fu la giustificazione , ripetuta da Zanzibar a Seattle, capace di spiegare tutto e di coprire un periodo di tempo cha giunge dagli albori della storia fino ad oggi,ciò -anche se potrebbe esservi ci giungesse a supporre, come scriveva qualcuno, che in 6 mila anni il destino del negro avrebbe potuto, almeno per una volta, essere diverso”(pag. 47).
67) “Citato da H.B. Isherwood. “Quando classifichiamo l’umanità secondo il colore della pelle- scriveva Arnold Toynbee – l’unica delle razze primarie che appaiono da codesta classificazione, che non abbia dato un contribuito creativo a nessuna delle 21 civiltà da lui catalogate è quella negra (
4° ed.,New York, 1948 Vol. 1, pag. 233) Il Toynbee puntualizzava che tuttavia- dominato anche egli dall’ipnosi collettiva di segno egualitario che domina la mente dei nostri contemporanei- - che, codesta constatazione non deve far pensare che la capacità di edificare una civiltà non sia “the universal birthright of mankind”(il diritto naturale universale dell’umanità) e che sono passati solo 6.000 dall’apparizione della prima civiltà ne sarebbe perciò troppo presto per giudicare se il negro si trovi “immerso in un sogno ad occhi aperti… come paralizzato….o sia stato spinto fuori strada ”(out of the running) A tal riguardo, un altro autore ha argomentato che “se 60 secoli costituiscono un periodo troppo breve perché l’uomo possa trarre deduzioni generali intorno al suo passato, il lavoro di tutta la vita del Toynbee è stato solo una perdita di tempo” Carleton Putnam, da parte sua,si dichiarava disposto,seppur non senza un certo scetticismo,ad accettare la possibilità che il negro acquisisca una maggior capacità per creare civiltà nei prossimi 500 miliardi di anni,cifra avanzata dal Toynbee .secondo calcoli astronomici”( C.Putnam Whasington 1961,pag 52 )
68) Citato da Carleton Putnam. Non si vada,però,a credere,in base a quanto scriviamo,che ogni uomo bianca sua superiore a qualsiasi negro on individuo di altra razza. Siamo molto lontani dal nutrire codesta stupa idea,che taluni illusi possono sostenere perché conviene al proprio egoismo subconscio, alle loro insoddisfazioni e ai loro istinti più meschini,anche quando siano essi stessi la prima smentita a tale ipotesi. Osservando lo spettacolo che ci mostra l’Europa odierna,possiamo nutrire poche illusioni al riguardo:certo non si può dubitare neppure per un momento che molti uomini di altre razze siano superiori a certi nostri connazionali. E scientificamente sarebbe,a dir poco,molto difficile sostenere che ogni uomo bianco sia superiore a tutti gli appartenenti alle altre razze. Possiamo affermare che la superiorità debba essere definita soprattutto secondo criterio mortale, spirituale, di altezza umana, dallo stile, con l’identificazione totale a tutto quanto di più elevato vi è nella propria razza. Possiamo trovare dei bianchi, molto intelligenti e dotati, però “privi di razza”: e con negri “veramente di razza”….……………
69) Codesto attaccamento a quanto è pervenuto loro in eredità dai loro avi, a tutto quanto giunge dal passato, sarebbe la grande virtù dei popoli orientali, alla quale dovrebbero ogni loro grandezza e riguardo alla quel sono certamente superiori ai popoli occidentali, alle attuali razze europee. Sarebbe proprio grazie a codesta qualità, che gran parte della Tradizione primordiale si sarebbe conservata, fino ai nostri giorni, in maniera molto più integrale in Oriente che in Occidente dove sarebbe totalmente sparita o, comunque, rimasta grandemente alterata. Dei popoli orientali, bisogna notare il loro amore verso la tradizione, la nostra razza avrebbe da imparare una preziosa lezione, se volesse tornare a trovare il suo “essere”più alto. Non bisogna, peraltro, dimenticare che in alcuni nuclei di quelli che oggi conosciamo come “popoli gialli”, è latente una remota eredità aria-e non solo dal punto di vista spirituale- .eredità che può scorgersi in alcuni dei tratti fisici dei popoli dell’Estremo Oriente- specie nei loro strati superiori- e a codesta eredità sarebbero da attribuirsi le loro più grandi realizzazioni e il loro più elevato e ricco patrimonio spirituale e tradizionale.
70)A.H.Keane affermava che i cinesi “parrebbero essere per alcuni aspetti incapaci di progresso come i negri, però una differenza essenziale è che la arresto dello sviluppo mentale avviene più tardi nella vita per il giallo che per il negro”( pag. 322 e segg.citato da E.S.Cox ) Secondo il Keane qui sarebbe da cercarsi la causa della stagnazione della civiltà cinese, civiltà che avrebbe, peraltro, avuto la sua origine grazie alle tribù (i Bak?) ,che sarebbero state in contatto con Babilonia, da cui avrebbero tratto elementi di civilizzazione
(Nota del traduttore:,, Già il Conte De Gobineau (,Voghera,Roma,1912,pag186 aveva scritto : “..nella Cina ,a differenti epoche,entrarono dei bianchi;però il vantaggio del numero fu sempre alla razza gialla,… :::”in ogni caso, vi sarebbero state delle componenti “bianche” all’origine della civiltà cinese cfr.Giovanni Monastra in Percorsi III (1999), n. 23 e anche “Gli Arii alle origini della civiltà cinese? di Alfonso de Filippi; in n. 12, giugno 1999, Per un successivo periodo storico, come scriveva C.D. Darlington in (Longanesi, Milano, 1969 pag. 734) “Stando a Coon ..gli Shang avevano capi occidentali e anche stando a Wissmann un Dio Sole occidentale e ariano. Inoltre la loro casta patrizia, aveva una forma di culto degli antenati che ricorda le religioni ariane del mondo classico occidentale.”. Riguardo al Giappone citiamo Mario Canella pag. pag. 204 “I giapponesi costituiscono il prodotto d’incrocio di vari tipi somatici: Ainu, Tungusi, Mongoli, Coreani, Cinesi settentrionale e meridionali, Indocinesi, Malesi. Indonesiano con prevalenza però dell’elemento sud mongolico, come è dimostrato dal tipo grossolano o della maggioranza del popolo. Nelle classi elevate, inverse, è frequente, più negli uomini però che nelle donne, un tipo somatico più fino detto , di statura più alta e slanciata, con faccia allungata, occhi orizzontali, naso più prominente, stretto e diritto od anche convesso, zigomi poco sporgenti.”
(71) Conte de Gobineau Rizzoli,Milano,1997,pag. 432
72)H.B.Isherwood opera citata pag. 237 e segg.
73) Codesto carattere unito ad una propensione alla superstizione, alla mancanza di una proiezione metafisica, è quello che ha indotto molti autori a considerare come meno dotata la razza gialla. Il famoso intellettuale portoghese Teofilo Braga ne traeva il motivo per qualificarla come “razza inferiore”(cap.I ,1 pag.44)
74)Non cessa di richiamare l’attenzione il fatto che un altro grande paese,l’Unione Sovietica ,che conteneva considerevoli masse mongoloidi che non hanno mancato di far sentire la loro influenza nel substrato della popolazione e che quali ebbero ad annientare sistematicamente gli elementi più scelti delle elite di origine europee, abbia sofferto per tanti anni, tanto pazientemente.
75) E’interessante il fatto riferito dal De Gobineau che i cinesi “pretenderebbero di discendere dalle scimmie e di ciò sarebbero assai soddisfatti”. Sarebbe codesta una concezione prossima al totemismo delle razze negroidi e analoga anche al mito evoluzionistico dell’attuale società democratica, creazione e creatrice,a sua volta, di uomini massa(personalità contro all’addomesticamento dell'uomo ,spersonalizzazione, degrado,e regressione a sfere infraumane ed animalesche). Le scimmie che, nell’epopea indù, aiutarono Rama nella sua guerra contro Ceylon, potrebbero essere, sempre secondo il De Gobineau, “tribù di gialli accampate nei contrafforti meridionali dell’Himalaya . Molti scienziati e ricercatori sostengono che i tratti di genio e di personalità che possono trovarsi tra i popoli di razza gialla sarebbero dovuti alla remota influenza di correnti indo-europee o di loro meticci che si spinsero fino all’Estremo Oriente. Vi è stato chi è giunto a sostenere che la razza mongoloide, che avrebbe sofferto profondamente per degli incroci razziali, potrebbe essere il risultato di un incontro di primitivi nuclei bianchi e di negri. Tale idea fu esposta, per esempio, da Ira Calvin che avrebbe sostenuto che “in principio vi erano 2 razze la negra e bianca.” Costui avrebbe sostenuto che i mulatti prodotti dalla mescolanza di negri e di bianchi presentassero normalmente un colore della pelle simile a quello dei cinesi e dei giapponesi./ Cfr Brooklen, 1944, pag.83 e segg.).
76) Similmente alla donna, il giallo, presenterebbe un minor campo di espressione della personalità e mostrerebbe nel fondo del suo psichismo- la donna partecipa maggiormente del dato naturale – una certa inclinazione verso ogni sorta di fenomeno gregario e di massa (attrazione alla moda, gusto per la compagnia all’azione disordinata di gruppo ecc.); alle razze che presentano codesta tendenza verso il tipo di razza-massa o razza-orda – idea vicina a quella di “razza di natura” esposta da Julius Evola – si suole attribuire un carattere femmineo( si veda quello che abbiamo detto della razza gialla m, e di alcuni dei caratteri che abbiamo rilevato nella razza ebraica o in quelle negroidi- -. Al contrario le razze virili (ad esempio quella aria), sono quelle che presentano una più potente personalità, una più vigorosa conformazione spirituale dell’individuo.
Otto Weininger indicava un certo parallelismo esistente tra alcuni tratti dell’anima femminile e l’essere animico del popolo ebraico. Non è qui il caso di sottolineare le tendenze collettiviste, caotiche e disgregatrici della personalità tanto evidenti sia nel capitalismo occidentale che nel marxismo, di codesta razza. Nella sua opera sui popoli negri dell’Africa—diversi antropologi hanno segnalato alcuni tratti femminili del loro carattere- Maurice Delafosse, mentre segnala l’importanza delle relazioni di parentela tra i popoli africani, parla del”collettivismo che caratterizza in alto grado la civilizzazione negra”, notando che “ in ogni individuo che faccia parte di una folla negro africana e, in grado ancor più accentuato che in un qualsiasi individuo che si trovi a far parte di una folla di europei,vi sono due personalità: il singolo individuo singolo e uno dei tanti frammenti anonimo della collettività”(Barcelona.1931,pagg 47 e segg e pag. (N.d T Cfr le sempre interessanti opere sulla “psicologia delle folle “di Scipio Sighele e Gustave Le Bon) . Si ricordi come l’antico regime di matriarcato, caratteristico di certe razze, per esempio tra le antiche popolazioni del Mediterraneo, fosse unito alla promiscuità sessuale e al collettivismo sociale. Alfred Rosenberg ha esposto magistralmente, tale intima connessione tra l’amazzonismo femminista, la rivoluzione sessuale e il collettivismo sociale e politico, non bisogna, poi, perdere di vista, neppure, la tendenza all’eterismo e al collettivismo che mostrano in grado crescente i popoli dearianizzati e svirilizzati dell’attuale Europa, che si stanno precipitando nell’abisso della più tenebrosa decadenza, frutto di un’eclissi spirituale, della loro alienazione e del loro essersi assoggettati ad elementi allogeni.
77) Come abbiamo accennato altrove, si tratta più di forme degenerate, degradate e adulterate che di forme originarie. A codesta idea va associata, come si può facilmente capire, la teoria evoluzionista.
78) de Gobineau op. cit.pag.203 e segg.
79) “Ai nostri giorni- scriveva Angel Ganivet- si opera con passione per convertire i negri africani; ed è possibile che tra breve tempo ci sia detto che sono stati tutti catechizzati, ed è anche possibile che tra alcuni secoli li vedremo in adorazione di grossolane divinità, non di molto superiori ai feticci che adorano oggi, continuando a vivere secondo i loro costumi originari” Il Ganivet . comprendeva l’assurdità di volerli cambiare come se fossimo tutti uguali e fossero solo una mera vernice superficiale le profonde credenze e scelte spirituali di un popolo fossero solo una mera vernice , dimenticando la sua autentica natura
80) A. Rosenberg 81)Il Rosenberg utilizzava qui la parola difficile da tradursi in altre lingue (spagnolo )indicherebbe in ogni modo un’attività di tipo mercantile o affaristico.
82) Alfred Rosenberg< Der Mythus des 20 Jahrhunderts>Munchen,1935, pag.265 e segg.
83) Ciò possiamo vederlo chiaramente nella religione egizia. Come notava Boris de Rachewiltz, è sbagliato attribuire ad Amenophis IV-Akhenaton l’introduzione del monoteismo in Egitto. “Un gran numero di testi- affermava il prof. e abate A.E.Drioton ,prova che gli Egizi fin dagli inizi dell’Antico Regno possedevano un’ idea filosofica di Dio sostanzialmente simile alla nostra:quella di un Dio non definito, concepito come unico, signore degli accadimenti, provvidenziale nei confronti degli uomini,giudice che premia e punisce per le buone e delle cattive azioni.”-Il pantheon egizio- secondo il De Rachewiltz non sarebbe stato se non una manifestazione in varie individualità del Dio supremo. Per gli strati inferiori della popolazione sarebbe stato facile, per ignoranza, decadere nel politeismo, considerando ognuna delle manifestazioni divine come esistente di per stessa e perciò oggetto di un culto particolare (Cfr.B. De Rachewiltz Milano, 1961, pagg. 73 e segg .,130 e 163- )
84) H.B.Isherwood cit. pag.128
: “Razzisti per amore di verità e civiltà Sì, siamo orgogliosamente e chiaramente razzisti, nel senso vero ed etimologico del termine, cioè crediamo nelle differenze e nelle gerarchie naturali fra i popoli, le razze e le etnie, ognuna delle quali ha le sue specifiche caratteristiche, fisiche e psicologiche, che ne hanno determinato lo sviluppo sociale ed il grado di civiltà, attraverso i secoli. Non siamo mossi quindi da odio per i diversi ma, al contrario, da vero e sincero amore per tutte le differenti identità e quindi, anche e sopratutto, per la nostra specificità di Italiani (ariani, bianchi e latini). Il Colonialismo fascista, imperiale e romano, fu portatore di civiltà e progresso per i popoli africani. Con questo spirito, nobile e solidale, coscienti della nostra evidente superiorità, siamo disponibili ad aiutare il nostro prossimo, contribuendo al progresso dell’intera umanità. La decolonizzazione dell’Africa, ha creato solo la farsa della democrazia ed il miraggio della libertà ma in realtà ha abbandonato il continente negro allo sfruttamento economico e sociale delle multinazionali, alla miseria ed alla fame, alle guerre tribali ed al genocidio. Parliamoci chiaro, gli stati negri africani sono assolutamente incapaci di autogovernarsi, vanno aiutati, seguiti, educati alla civiltà, alla libertà ed alla propria autodeterminazione che devono dimostrare di volere e meritare. Sono tragicamente in ritardo di duemila anni! Dopo cento anni di democratico “lavaggio del cervello” sul falso mito della uguaglianza, ammettere le motivazioni razziali ed antropologiche di questo evidente ritardo, è il primo passo necessario per aiutare veramente queste genti.” Roberto Jonghi Lavarini ( (da DESTRA INFO www.ladestra.info?

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