giovedì 29 dicembre 2011


Ribadisco che noi non ci meritiamo questo presidente, che è senz'altro un maestro...ed è appunto per questo che lo esorto ad andare ad espletare le sue funzioni di guru. http://youtu.be/Ei9LsvXaLXE

martedì 6 dicembre 2011

Grazie "popolo" di sinistra

L'ARTICOLO , PUBBLICATO SU LINEA, RISALE AL FEBBRAIO DI QUEST'ANNO. MA NON PERDE UNA VIRGOLA DELLA SUA RILEVANZA. SI DEVE DIRE CHE SE IL PRECEDENTE GOVERNO CHE NESSUNO RIMPIANGE, CASOMAI CE LO FARANNO RIMPIANGERE QUELLI DI ADESSO, AVESSE VARATO UNA MANOVRA, MOLTO MA MOLTO MENO VESSATORIA, I SINDACATI SAREBBERO ENTRATI I N SCIOPERO GENERALE E LE OPPOSIZIONI SAREBBERO INSORTE.SE SACCONI AVESSE MOSTRATO VERSO I SINDACATI UN CENTESIMO DELL'ARROGANZA MOSTRATA DALLA FORNERO CI SAREBBE STATA UNA LEVATA DI SCUDI MAI VISTA PRIMA.


LA SINISTRA FINALMENTE NON INGANNA PIÙ NESSUNO: È PIENA DI PURITANI CHE HANNO GETTATO LA MASCHERA

di Cesare Ferri

Io vi ringrazio, uomini e donne di sinistra, per quello che state facendo. Vi ringrazio dal più profondo del cuore perché è per merito vostro che finalmente certi pregiudizi nei confronti della destra (che va da Marinetti a Pound passando per numerosi e importanti altri personaggi) potranno definitivamente cadere.
Da decenni cercavamo, non riuscendovi probabilmente anche per colpa nostra, di far capire che nulla avevamo da spartire con i difensori dei ricchi, con i bacchettoni, con i livorosi con la bava alla bocca, con gli affamatori degli operai, con i giustizialisti che godono nel sapere qualcuno condannato, con quanti camminano con il nasino all’insù in segno di disprezzo nei confronti di chi è meno fortunato di lui, tentavamo poi di spiegare, ma inutilmente, che alla categoria dell’economia anteponiamo la categoria della politica, che non ci interessa vestire firmato, che ce ne freghiamo se la nostra macchina non è bella, che siamo ribelli, scanzonati e immorali, ragion per cui non giudichiamo la morale o i comportamenti degli altri fintanto che non confliggano con i nostri.
Lo scrivevamo, lo dicevamo, lo urlavamo persino, ma nessuno che desse credito alle nostre parole: oggi invece le cose sono cambiate. Oggi avete gettato la maschera e ciò di cui ci accusavate è sotto gli occhi di tutti che in realtà è qualcosa che vi appartiene intimamente.
VOI SIETE I BACCHETTONI, VOI SIETE I SEPOLCRI IMBIANCATI CHE STABILITE QUEL CHE DEVE ESSERE FATTO E QUEL CHE NON DEVE, VOI LANCIATE GLI ANATEMI, DIGRIGNATE I DENTI, PUNTATE IL DITO, SALTELLATE PRESI DA GIOIA IRREFRENABILE NELL’ASCOLTARE UNA SENTENZA CHE MANDA QUALCUNO IN GALERA O, MEGLIO ANCORA, SULLA FORCA, VOI ODIATE DI ODIO PURO EPPURE DITE DI AMARE, VOI SCODINZOLATE DAVANTI ALL’AMERICANO OBAMA CHE STA DISTRUGGENDO L’EUROPA DOPO CHE I SUOI PREDECESSORI L’HANNO RESA SCHIAVA, VOI PLAUDITE A UN PRODI CHE NON SI È FATTO DA SOLO, COME ALTRI, MA CHE È L’UOMO DI UNA DELLE PIÙ GRANDI BANCHE D’AFFARI DEL MONDO, LA GOLDMAN SACHS, VOI STRIZZATE L’OCCHIO AL PRESIDENTE DI BANKITALIA MARIO DRAGHI, ANCHE LUI PROVENIENTE DALLA GOLDMAN SACHS, E ALL’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA MONTEZEMOLO, CONSIDERANDO SIA L’UNO CHE L’ALTRO DEGNI DI GUIDARE IL NOSTRO PAESE, SIETE VOI CHE INDOSSATE CACHEMIRE, ANDATE A CENARE IN RISTORANTI ESCLUSIVI E TRASCORRETE LE VACANZE A CAPALBIO O SULLE SPIAGGE DI MARI TROPICALI. VOI, NON NOI.
E siete ancora voi che guardate dall’alto in basso chiunque non consideriate all’altezza. Oh, sì, gli rivolgete la parola e siete anche gentili, ma è una gentilezza affettata, che allontana e non avvicina, che sottolinea le differenze sociali - non spirituali, allo spirito non ci credete - e non le elimina. Siete voi che mandate i vostri figli in scuole con rette che pochi si possono permettere, siete voi che conoscete e frequentate assiduamente le persone ricche, famose e potenti, sebbene poi parliate di operaismo e di operai. Voi, non noi.
IO VI RINGRAZIO, UOMINI E DONNE DI SINISTRA, PERCHÉ, PUR SENZA VOLERLO, AVETE RESA EVIDENTE LA VOSTRA INCOERENZA E CIÒ DÀ L’OPPORTUNITÀ A NOI DI MANIFESTARE LA NOSTRA COERENZA. QUELLO CHE VOI FINGEVATE DI ESSERE, NOI LO SIAMO E DI QUESTO, ORMAI, IL POPOLO SE NE È RESO PERFETTAMENTE CONTO E SIETE STATI VOI, CON LE VOSTRE CAMPAGNE DI STAMPA, CON LE VOSTRE INTEMERATE, AD APRIRGLI GLI OCCHI.
Stendhal diceva: «Amo il popolo ma tenetemelo lontano». Voi lo amate nello stesso suo modo, cioè a parole, ma con un’aggravante: pur non avvicinandolo avete avuto la pretesa di insegnargli ciò che è bene e ciò che è male per lui; per un po’ siete stati creduti, la vostra boria ha fatto da scudo alla verità, ma la verità, si sa, alla fine emerge e infatti ora è emersa e voi sarete ricordati come i boia ridenti, i bacchettoni scandalizzati, i puritani impietosi nonché i servi sciocchi del grande capitale.
Ancora grazie.
Cesare Ferri

domenica 4 dicembre 2011


Poesia di Khalid Torkezy
Che fà,il figlio del nulla?
Raccoglie le briciole di pane da terra.
Ha fame,il figlio del nulla.
Figlio,nato e cresciuto nel gelo di un’Africa calda.
La pancia gli scoppia,
pancia,dov'é c'é aria,fame e sogno.
Il sogno di un agognato pezzo di pane.
Bere vuole,ma il caldo non lo permette.
Ora molti si chiederanno,
dov'é Dio?
Io chiedo,prima di chiedere dov'é Dio,dov'é l'Uomo?
Io sono quà,che scrivo composto nel mio dolore,mentre mangio un panino.
Tu,
figlio del nulla,continua a mangiare il tuo dolore.
Che noi abbiamo
da fare
"Ve li ricordate le ruote dei trattori che schiacciavano le arance e i mandarini piu' buoni del mondo in omaggio al"mercato"?Allora tutti sentivano dentro un brivido,capivano perfettamente che era sbagliato,contro natura e in definitiva contro l'uomo...ma nessuno protesto' sul serio.Quello per me fu l'inizio della manipolazione mentale di un popolo per farlo diventare una massa informe che dimenticati i propri dei e le proprie tradizioni si e' consegnata alla divinita' unica imposta dal capitalismo e mercatismo.Ora pochi hanno voglia di alzarsi per protestare,perche' sono vinti." Lorenzino Sturaro

mercoledì 14 settembre 2011

Dedicata ai BLABLABBARI Khalid Torkezi

Splendida npta dell'amico Khalid su FB
mercoledì 14 settembre 2011 alle ore 20.03.Non riesco neppure ad immaginare cosa dev'essere la Libia in questi giorni. Credo sia un inferno in Terra dove imperversano i peggiori dèmoni in circolazione. Arrivo a pensare che la Libia, in questo momento, stia vivendo un incubo peggiore che Baghdad, Gaza o a Kabul. Non c'è paragone al mondo.

Anzitutto, quelli che vengono chiamati "gli insorti". Si usa una parola così importante per definire i banditi da strada, i membri di Al Qaida, i mercenari e gli esaltati delle tribù che hanno sgombrato la strada alla guerra. Accomunare costoro alle famiglie egiziane che hanno preso le manganellate in piazza, ad esempio, è altamente offensivo oltre che insensato.

L'ultima delle loro prodezze è la sparizione di bambini, ben 105 da un orfanatrofio di Misurata e altri 1000 in tutto il Paese. Non si sa che fine abbiano fatto. Potrebbero essere stati imbarcati su navi italiane o francesi, ma nulla è certo. Altre notizie arrivano anche da Amnesty.

Soprattutto, dopo la caduta di Tripoli ad agosto, gruppi agli ordini del CNT hanno assassinato impunemente, con armi da fuoco, impiccagioni e linciaggi, decine di soldati fatti prigionieri e immigrati africani di colore sospettati di essere mercenari al servizio di Gheddafi.

Sembra che ci sia una specie di "caccia al nero" in corso per tutto il Paese.

Gli stessi immigrati di colore, secondo il rapporto, sono esposti al rischio di attacchi violenti. (...) La stessa Amnesty International da qualche tempo stava cercando di portare all'attenzione della comunità internazionale le persecuzioni scatenate contro gli africani sub-sahariani in Libia, sottoposti a gravi abusi solo per il colore della loro pelle.

Neri, bambini, sospetti "lealisti", donne, in Libia non si salva nessuno dal massacro ad opera di queste bestie che ci si ostina a definire "ribelli", come se si trattasse davvero di normali cittadini libici insorti contro il regime. A guerra finita, avremo modo di metterci le mani nei capelli nell'apprendere le efferatezze che si stanno compiendo.

A proposito di guerra: talmente sono concentrati a massacrare la popolazione, che i cosiddetti "ribelli" non riescono neppure a vincerla

lunedì 5 settembre 2011

Basta con le inutili farse elettorali


Depurato dai riferimenti peculiari francesi, metto qui l'articolo " Lo sciopero degli elettori" di Octave Mirbeau,apparso sul Figaro del 28 novembre1888.Anche in questi ultimi tempi in cui più che mai appre evidente la farsa di questa pretesa democrazia cercano di prenderci per il culo i parlamentaristi
" Una cosa mi colpisce prodigiosamente –oserei dire che mi stupefà- ed è che nel preciso momento in cui scrivo, dopo le innumerevoli esperienze, dopo gli scandali quotidiani, possa ancora esistere ...un elettore, un solo elettore -questo animale irrazionale, inorganico, allucinante- che acconsenta a distogliersi dai propri affari, dai propri sogni o piaceri, per votare a favore di qualcuno o qualcosa.
Capisco che un truffatore trovi sempre degli azionisti. Ma che un deputato o un senatore, o un presidente di Repubblica, o chiunque tra tutti gli strani burloni che reclamano una funzione elettiva, quale che sia, trovi un elettore, vale a dire l’essere non sognato, il martire improbabile che vi nutra col suo pane, vi vesta con la sua lana, vi ingrassi con la sua carne, vi arricchisca col suo denaro, con la sola prospettiva di ricevere, in cambio di questa prodigalità, delle bastonate in testa, dei calci nel didietro, quando non siano colpi di fucile nel petto, in verità tutto ciò supera le nozioni già parecchio pessimiste che fin qui mi ero fatto dell’umana stupidità in generale.Beninteso, qui parlo dell’elettore avvertito, convinto, dell’elettore teorico, di colui che immagina, povero diavolo, di agire da libero cittadino, di dispiegare la propria sovranità, di esprimere le sue opinioni, di imporre –ammirevole e sconcertante follia- programmi politici e rivendicazioni sociali. A qual barocca sensazione, a quale misteriosa suggestione obbedisce quel bipede pensante, dotato, si pretende, di una volontà, e che se ne va, fiero del proprio diritto, sicuro si compiere un dovere, deporre in un’urna elettorale qualsiasi una scheda qualsiasi, poco importa il nome scrittovi sopra ?…Cosa deve dirsi, tra sé e sé, che giustifichi o soltanto spieghi quell’atto stravagante? Che cosa spera? Perché, alla fin fine, per consentire a darsi dei padroni avidi che lo spolpano e lo bastonano bisogna che si dica e che speri qualcosa di straordinario che noi non sospettiamo. Bisogna che, attraverso potenti deviazioni cerebrali , le idee di deputato corrispondano in lui a idee di scienza, di giustizia, di dedizione, di lavoro e di probità...Che gli importa che sia Tizio o Caio a chiedergli i soldi e sequestrargli la vita, dal momento che è obbligato a privarsi dei primi e a dare l’altra? Ebbene, no ! Tra i suoi ladri e carnefici, lui ha delle preferenze, e vota per i più rapaci e feroci... Più bestia delle bestie, più pecora delle pecore, l’elettore nomina il proprio carnefice e sceglie il proprio borghese. Ha fatto delle Rivoluzioni per conquistarne il diritto.O buon elettore, inesprimibile imbecille, povero diavolo...Soprattutto ricorda che l’uomo che sollecita i tuoi suffragi è perciò stesso, un disonesto, poiché in cambio della situazione e della fortuna verso cui lo spingi, egli ti promette un mucchio di cose meravigliose che non ti darà e che, d’altronde, non ha il potere di conferirti. L’uomo che innalzi non rappresenta né la tua miseria, né le tue aspirazioni, proprio nulla di te; rappresenta solo le proprie passioni e i propri interessi, contrari ai tuoi.(…) Quindi rientra a casa, buonuomo, e fa lo sciopero del suffragio universale. Non hai niente da perderci, te lo garantisco; e per un certo periodo ciò potrà divertirti. Presso la tua porta, chiusa ai postulanti di elemosine politiche, osserverai svolgersi la bagarre, fumando silenziosamente la pipa. E se esiste, in un luogo ignorato, l'onest’uomo capace di governarti e amarti, non rimpiangerlo. Sarebbe troppo geloso della sua dignità per mischiarsi alla lotta fangosa dei partiti, troppo fiero per ricevere da te un mandato che tu accordi soltanto al cinico audace, all’insulto e alla menzogna." Queste parole scritte 122 anni fa non hanno perso un briciolo della loro attualità.
Octave Mirbeau aveva già previsto la protervia delle classi dominanti e la farsa che stanno apparendo anche adessomentree calpestano le regole che essi stessi si sono date. Chiunque affermi che si possa
cambiare qualcosa con il voto, o è un povero illuso o è un bugiardo che mente sapendo di mentire; l'elezioni sono la burla che serve a legittimare davanti al popolo le decisioni prese già al di sopra del popolo stesso....

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sabato 27 agosto 2011

Conferenza web : GERUSALEMME CAPITALE


Introduce: Monia Benini, Presidente di Per il Bene Comune
Relatori: * Andrea Giacobazzi, storico, ricercatore, autore del libro "L'asse Roma-Berlino- Tel Aviv" * Sen. Fernando Rossi, del coordinamento nazionale di Per il Bene Comune * Hujjatulislam Damiano 'Abbas Di Palma , Presidente associazione Imam Mahdi * Interviene telefonicamente dal Libano anche Hussein Rahhal, Direttore dei Media Elettronici di Hezbollah

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.perilbenecomune.org%2Findex.php%3Fp%3D24%253A6%253A2%253A119%253A465&h=sAQB4GkFv

mercoledì 24 agosto 2011

io sto con gheddafi senza se e senza ma...Giuseppe Coppede


Io sto con Gheddafi, senza se e senza ma
di Giuseppe Coppedè
da Movimento di Azione Popolare





Dovendo scegliere tra Gheddafi,da una parte, ed Obama, Berlusconi, Sarkozy e Cameron dall’altra, non ho dubbi . Io sto con Gheddafi, senza se e senza ma. Non fosse altro perché lo stesso è l’ultimo obbiettivo dell’attacco dell’Occidente. So bene che l’affermazione è impegnativa e foriera di probabili disappunti. Fortunatamente non implica risvolti penali. Tipo quelli previsti dall’art.247 del C.P. ( favoreggiamento bellico) o dell’art. 310 del C.P. (tempo di guerra), in quanto allo stato dell’arte, come quotidianamente lo stesso Presidente della Repubblica tiene a ricordarci, noi non siamo in guerra con la Libia. Anche perché nel qual caso, lo stesso, dovrebbe spiegare perché disattende l’art 11 della Costituzione e rischiare così un’ inevitabile messa in stato di accusa, secondo l’art.90 della sempre tanto celebrata Costituzione della Repubblica. Dunque non siamo in guerra. Al massimo riversiamo sui libici bombe e missili, quasi fossero pacchi dono per la sopravvivenza ma, beninteso, solo per adempiere ad un “intervento umanitario”. Andiamo a distruggere strade, infrastrutture, ospedali, scuole, abitazioni con l’inevitabile numero di morti ma solo per “proteggere i civili” come impone, a chi a pieno titolo vuol far parte del consesso delle nazioni democratiche, la famosa risoluzione 1973 dell’ONU. E dunque possiamo in tutta tranquillità fare alcune considerazioni, senza timore di essere scambiati per collaborazionisti con il nemico. Già, poi vedremo dove sta il vero nemico. Il dato di partenza è la cosiddetta primavera araba e cioè quei sommovimenti che hanno investito gran parte dei paesi del nord-africa e del medio Oriente. In tutto quello che è successo possiamo individuare 3 linee di indirizzo. Nella prima fascia, comprendente Egitto e Tunisia, ci si è trovati di fronte alla necessità per gli USA di cambiare la classe politica al potere. Un po’ la riedizione del golpe portato avanti in Italia nel ’92 con l’operazione denominata “mani pulite”. Tolti di mezzo personaggi oramai impresentabili come Moubarak e Ben Alì si è proceduto alla loro sostituzione con altri gauleiter osservanti le direttive di Washington. Nella seconda fascia, comprendenti paesi come il Barein e lo Yemen, le cui popolazioni illudendosi della nuova aria che sembrava respirarsi hanno creduto veramente di poter portare a casa il risultato degli egiziani e tunisini. Non avevano compreso che in quelle nazioni si trattava di una operazione di palazzo. In Barein staziona la 5 flotta statunitense e per riportare l’ordine si sono pure subiti una invasione da parte dell’esercito saudita. Ma sembra che la cosa sia sfuggita ai difensori di tutti i diritti umani che stazionano perennemente al palazzo di vetro. Diciamo dunque che Barein e Yemen sono incidenti di percorso. Creata artificiosamente la “rivoluzione” in Egitto e Tunisia si arriva ai veri obbiettivi che sono Libia, Siria ed Iran. Nel paese nord africano si sono finanziati alcuni ribelli che si rifanno a re Idris ( re fantoccio che era nelle mani di inglesi e statunitensi) e scatenando un’attacco mediatico si è gettata benzina sul fuoco raccontando le solite balle pubblicate sui giornali e fatte passare in tv. Tipo stupri di massa e genocidi che oggi la stessa Amnesty International definisce indimostrabili e privi di ogni fondamento. Ma comunque queste false notizie hanno prodotto il risultato che l’Occidente si era prefissato: la famosa risoluzione 1973 dell’ONU che ha dato il via all’ennesima “guerra umanitaria” versione edulcorata delle vecchie guerre coloniali, che per lo meno non si nascondevano dietro pronunciamenti etici e valoriali. La Jamaria libica va distrutta perché è un cattivo esempio. Punto e basta. Gheddafi ha preso in mano una nazione tra le più povere del modo e l’ha trasformata tra quelle più ricche dell’Africa e la più ricca del nord-Africa. Alcuni dati : PIL pro capite Libia $ 14.192, Tunisia $ 8.002, Algeria $ 6.709, Egitto $ 5.892, Marocco $ 4.362; Indice di disoccupazione stima 2010: Libia 4,8%, Marocco 12,0%, Egitto 15,0%, Algeria 18,0%, Tunisia 24,0%; al di là di questi pochi dati rimane la questione che Gheddafi si è fatto il promotore dello sviluppo dell’Africa. Ad esempio investendo 300 milioni di dollari per l’entrata in funzione del primo satellite africano per le comunicazioni del costo complessivo di 400 milioni. Fino ad allora l’affitto dei satelliti in mano all’Occidente costava agli africani 500 milioni l’anno. Tassi da usuraio che servivano ad incrementare il debito di quei paesi in modo tale che il cappio del ricatto economico e della rapina delle ricchezze naturali potesse trovare una sua giustificazione nella logica del “libero mercato”. Una piccola curiosità. Il popolo libico è un popolo che con Gheddafi mantiene la sovranità monetaria, a differenza nostra. Infatti la Banca Centrale Libica è di proprietà al 100% dello Stato. E dunque può permettersi interventi di sviluppo non essendo dedita alla pratica del signoraggio che ingrassa soggetti privati come succede da noi. Ed infatti i fondi sequestrati e fatti passare come refurtiva a disposizione della famiglia Gheddafi, cercando in tal modo di paragonarlo ad un qualsiasi Moubarak o Ben Alì, sono in realtà miliardi di dollari destinati alla creazione di tre organismi africani, Banca Africana d’Investimento, Banca Centrale Africana e Fondo Monetario Africano, con l’obbiettivo di affrancarsi dalla finanza occidentale. Finanza occidentale che invece ha dichiarato l’”intervento umanitario” sul terreno e si sta organizzando per porre rimedio a questa anomalia. Dal Corriere del Ticino del 10 giugno si apprende che “ ….Brillano invece alcuni gruppi di cittadini e professionisti democratici libici, alcuni all’estero, che da subito si sono impegnati per aiutare il popolo, basti citare la loro collaborazione con Médécins sans frontières di Ginevra per inviare intere navi cariche di medicinali ai porti libici. I particolari su questa operazione ‘svizzera’ complessa ed estesa non possono ancora essere divulgati, come pure sul fatto che un team di banker e finanzieri sta preparando ‘dalla Svizzera’ un piano finanziario per il Consiglio nazionale transitorio. In particolare, sono nati dei think-tank di supporto alla 'nuova' Libia composti da professionisti culturalmente e professionalmente molto preparati, con studi nei migliori college occidentali….” Sempre del 10 giugno - Il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, punta alla Banca Mondiale (Bm) secondo fonti riprese dall’agenzia Reuter. La Clinton non ha mai fatto mistero della sua intenzione di lasciare il Dipartimento di Stato alla fine del primo mandato del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, la cui scadenza è all'inizio del 2013.
Il mandato dell'attuale presidente della Bm, Bob Zoellick, un ex rappresentante del Commercio estero Usa, scade a metà 2012 e l'ex banchiere di Goldman Sachs non intende essere riconfermato. La Clinton sarebbe la prima donna a ottenere l'incarico.
"Hillary vuole il posto", afferma una fonte anonima a lei vicina, mentre non sarebbe chiaro se Obama sia pronto a proporre la sua candidatura, per un posto - è vero - che tradizionalmente viene affidato a un americano”. Insomma in queste due notizie abbiamo il peggio dei nostri giorni. Ma qualche solerte occidentalista a questo punto potrebbe gettare sul tavolo, quella da lui ritenuta la carta che fa saltare il banco. Gheddafi è un terrorista internazionale , non dimentichiamo Lockerbie. Come noi non possiamo dimenticare Ustica di cui oggi ricorre il 31 anniversario. E che vide le stesse forze aeree dei “volenterosi”, che oggi bombardano la Libia, impegnate in una operazione di killeraggio che sbagliando obbiettivo abbatterono un aereo civile dell’Itavia . Ma il numero delle vittime proseguì con l’eliminazione fisica degli ingombranti testimoni. Ivo Nutarelli e Mario Naldini decollati quella notte dalla base di Grosseto eppoi passati nelle Frecce Tricolori morti per l’incidente aereo a Ramstein in Germania in cui morirono anche 67 spettatori. Pierangelo Teoldi comandante dell'aeroporto di Grosseto morto in un incidente stradale; Licio Giorgieri comandante del Registro Aeronautico ucciso da un atto di terrorismo; Maurizio Gari capo controllore Difesa Aerea radar di Poggio Ballone (GR) morto di infarto a 32 anni; colonnello Antonio Gallus morto il 2 settembre 1981, durante un'esercitazione aerea, anche lui si accingeva a fare importanti rivelazioni su Ustica; Mario Alberto Dettori controllore della Difesa Aerea radar Poggio Ballone (GR) suicida per impiccagione; Ugo Zammarelli del SIO di Cagliari, investito; Antonio Muzio maresciallo presso la torre di controllo Lamezia Terme (assassinato); Sandro Marcucci pilota ex ufficiale dell’AMI oramai alle dipendenze della regione Toscana muore in volo per incidente durante un intervento antincendio sui monti di Massa; Antonio Pagliara e Franco Parisi controllori della Difesa Aerea radar di Otranto (incidente stradale il primo, suicidio il secondo); Roberto Boemio Capo di Stato Maggiore della III Regione Aerea in pensione anticipata (ucciso con coltello durante una rapina davanti la sua abitazione di Bruxelles); Gian Paolo Totaro Maggiore medico: suicidio per impiccagione. Tanto per non dimenticare gli atti di terrorismo internazionale compiuti sulla nostra pelle. E di cui nessun Tribunale Internazionale burletta sarà mai investito. Ma tornando alla questione centrale, il perché occorra stare dalla parte di Gheddafi, trova una chiarificatrice risposta nel fatto che il leader libico non è un personaggio in giacca e cravatta come Moubarak e Ben Alì. La qualcosa travalica l’aspetto esteriore ma è indice del fatto che niente ha abbracciato dell’Occidente . E’ un leader che ha capito le poche cose essenziali. Che l’emissione del denaro deve essere sotto il controllo dello Stato e non di soggetti privati dediti alla speculazione; che è il lavoro che genera sviluppo e non la finanza. Il denaro che genera denaro lo si legge nelle fiabe, e siccome siamo cresciutelli non possiamo rimanere vittime di gatti e volpi con sembianze di uomini tipo Dominique Strauss Khann o Mario Draghi. D’altronde Gheddafi è il cattivo esempio da rimuovere . Cos’altro si aspettava quando sul Libro Verde ha scritto che “..la rivoluzione per la realizzazione del socialismo ha inizio nel momento in cui i lavoratori (produttori) prenderanno possesso delle parti loro spettanti nella produzione che essi stessi realizzano. A quel punto il motivo degli scioperi dei lavoratori cambierà: da una richiesta di aumento di salario si passerà ad una richiesta di partecipazione alla produzione…” . Tutto questo è inconcepibile per i selvaggi liberisti in giacca e cravatta. Ed ecco perché occorre stare con Gheddafi. Perché è un esempio ed una speranza. Perché testimonia che la resistenza all’Occidente è possibile. E sembra che in Grecia e Spagna la gente cominci a rendersene conto.

martedì 26 luglio 2011

Evita Peron 7maggio 1919 -26 luglio 1952


Te pueden amar,
te pueden odiar,
te pueden llevar en el alma.

Se puede contar una historia irreal
pero olvidarte no podrán.

Te pueden herir
y glorificar,
te pueden creer una Santa.
Hablar de dolor,
de un amor sin piedad,
pero olvidarte no podrán.

Si dejaste el corazón en este suelo
y creíste en tu batalla día a día,
¡¡¡cuántos que te extrañan
y esperan todavía!!!
si aquí dejaste tu vida.

Se abren los balcones,
vuelan ruiseñores,
y algo se agiganta
cuando un pueblo canta
con el corazón.

mercoledì 20 luglio 2011

giovedì 14 luglio 2011

SPECULAZIONE

Un'interessante analisi fta da Monia Benini sui poteri finanziari che strangolano i popoli...

mercoledì 6 luglio 2011

martedì 28 giugno 2011

Sogno di mezza Estate di un Pro-Tav



L'ORDINE ED IL PROGRESSO SONO TORNATI IN VALSUSA.
ECCO COME I DIFENSORI DELL'ORDINE E DEL PROGRESSO RISPONDONO AI COCCIUTI ED OTTUSI MONTANARI MISONEISTI NO GLOBAL ANNIDATI IN VAL SUSA. COME VEDETE MOLTI NO TAV HANNO LE MANI SUL VOLTO PER EVITARE DI VEDERE IL FUTURO RADIOSO, ACCECATI DALLA CHIAREZZA DELLE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELLA TAV ( ED ANCHE SOFFOCATI DAI LACRIMOGENI, SED TRANSEAT!)

sabato 18 giugno 2011

Rinascita sostiene la Banda del TAV? di Marco Cedolin

pubblico con un certo dispiacere l'ottimo articolo di Marco Cedolin, su un vero e proprio svarione fatto da un giornale, a cui ho collaborato, e che ho sempre considerato uno dei più intelligenti e controcorrente Rinascita. Devo pensare che a volte la voglia di un governo che faccia grandi opere obnubili alcuni redattori del giornale che per voler contrastare i NIMBY si arruolino nei Sodomiti Passivi Col Deretano Altrui di cui questa nazione è strapiena...


Marco Cedolin
Non senza un certo stupore, leggendo come faccio spesso l'home page del quotidiano Rinascita, mi sono imbattuto in un articolo, a firma Giuspe, dal titolo "I NO TAV nel tunnel della giustizia", all'interno del quale l'autore disserta a vario titolo sulla questione dell'alta velocità in Val di Susa, oltre a documentare la notizia dei recenti avvisi di garanzia, recapitati in questo periodo ad oltre una sessantina di persone che si battono contro il TAV.
La ragione del mio stupore è da imputarsi al fatto che apprezzando in linea di massima l'onestà intellettuale con la quale il quotidiano in oggetto viene generalmente costruito e conoscendo l'avversione della linea editoriale nei confonti della manipolazione mediatica, ben interpretata da una mia intervista sul tema, che Rinascita pubblicò lo scorso dicembre, ho faticato non poco a comprendere per quale ragione nell'articolo in questione venissero dispensate menzogne a profusione, nell'evidente tentativo di distorcere la realtà.....


L'autore scrive: "Il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, ha sfondato una porta aperta. “Nel Piano della logistica per la crescita economica del Paese – ha detto - il Corridoio 5 è fondamentale”. E’ una verità inoppugnabile. L’Europa ha messo in cantiere grandi vie di comunicazioni (corridoi paneuropei) e l’Alta velocità ferroviaria tra Venezia e Kiev è una tratta strategica. Così com’è strategico l’asse ferroviario che da Lione, passando per la Val di Susa, arriva in Ucraina. A chi potrebbe mai venire in mente d’opporsi a progetti di tal genere?"


Dimostrando chiaramente di non possedere la minima conoscenza dell'argomento, dal momento che il fantomatico Corridoio 5 ha al contrario una valenza molto relativa, poiché i traffici che dovrebbero interessarlo sono per larga parte interni ai paesi coinvolti e non transfrontalieri. A dimostrazione di ciò basti pensare che sull’asse Lisbona – Kiev transitano attualmente circa 300 TIR al giorno e si calcola che nei prossimi 30 anni si arriverà alle 1000 unità giornaliere, una cifra ridicola se paragonata alle decine di migliaia di veicoli al giorno che già oggi percorrono l’asse Trieste – Torino.
Inoltre i flussi principali al di là delle Alpi si muovono principalmente su una direttrice Nord – Sud in direzione dei porti del Nord Europa e non attraverso la direzione longitudinale Est – Ovest che viene identificata come Corridoio 5.
I traffici transfrontalieri fra i singoli stati hanno maggiore consistenza ma rappresentano la negazione di un sistema basato sul concetto dei corridoi, facendo preferire la costruzione di “maglie” imperniate sui singoli paesi.
Va anche sottolineato come il cosiddetto Corridoio 5 rispetto ad un eventuale corridoio che corra a Nord delle Alpi, presenta la complicazione di dovere attraversare la catena alpina ben due volte al prezzo della costruzione d’infrastrutture costosissime e devastanti dal punto di vista dell’impatto ambientale.
E stando alle parole di Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, all’interno della direttrice Lisbona – Kiev il traffico passeggeri di lunga distanza, oltre ad essere estremamente esiguo se rapportato a quello interno ai singoli paesi, si muoverà con tutta probabilità in aereo e non in treno. Questo poiché, sulle tratte superiori ai 500 km. la ferrovia ad Alta Velocità non è competitiva con il trasporto aereo e lo sarà sempre meno in un contesto liberalizzato, poiché le tariffe dei voli tenderanno a ribassarsi come conseguenza della sempre maggiore concorrenza.
Sempre dalle parole di Marco Ponti si apprende che i traffici merci di lunga distanza, sull’asse denominato Corridoio 5 sono attualmente esigui e tali tenderanno a rimanere. La ferrovia costituisce per essi il mezzo di trasporto ideale, ma la velocità non rappresenta un requisito (basta osservare il successo delle ferrovie statunitensi con velocità commerciali nell’ordine dei 30 km/h) anzi concorre a determinare una lievitazione esponenziale dei costi, mentre invece alle ferrovie vengono richieste puntualità, costi abbordabili ed una maggiore assunzione di responsabilità sui beni trasportati. L’unica conseguenza di un simile progetto rischierà perciò di essere quella di favorire l’alternativa marittima.


E poi ancora all'indirizzo dei NO TAV: "Sono i moderni luddisti, i quali nell’Ottocento spaccavano i telai a vapore perché toglievano lavoro agli operai".


Dimostrando di conoscere poco e male la storia del movimento luddista, il momento storico e le situazioni contingenti, nelle quali il luddismo si trovò a vivere, molto ben documentate nel libro Ribelli al Futuro, di cui all'autore consiglierei caldamente la lettura.


E di seguito "Non dobbiamo interrogare gli astri per prevedere brillanti carriere politiche dei “capi” della rivolta in Val di Susa contro l’Alta velocità. Chi tira oggi i sassi contro gli operai per impedire loro di lavorare, domani lancerà invettive in Parlamento ergendosi a verace difensore del popolo".


Osservazione del tutto gratuita e priva di qualsiasi fondamento, in primo luogo perchè se l'autore conoscesse almeno a grandi linee il movimento NO TAV saprebbe che di capi non ce ne sono mai stati, in secondo luogo perchè nessun attivista NO TAV è mai andato in parlamento in virtù della sua battaglia, nè con tutta probabilità mai ci andrà. Probabilmente l'autore ha fatto confusione con quegli esponenti di partito che cavalcando la lotta contro l'alta velocità hanno raccolto voti fra i NO TAV, riuscendo così ad andare in parlamento, per poi venire regolarmente defenestrati alla tornata elettorale successiva. Con l'ausilio della confusione però non si costruisce buona informazione.


E ancora "Se i“NoTav” dovessero riuscire a resistere bloccando il cantiere fino alla fine del mese, l’Italia ci rimetterebbe una barca di quattrini in aggiunta alla perdita di una preziosa occasione di inserimento sulle linee di sviluppo europee."


Sarei oltremisura curioso di conoscere a quale barca di quattrini il buon Giuspe faccia riferimento, ma a quanto mi pare di comprendere la "barca" sarebbe costituita dai 671 milioni di euro di finanziamento europeo, che fanno da contraltare alle svariate decine di miliardi di euro che il contribuente italiano dovrebbe spendere per costruire un'opera al cui riguardo nessuno (anche se Giuspe in tutta evidenza non lo sa) ha mai prodotto qualche stima che lasciasse intravvedere una prospettiva anche remota di ritorno economico.


E di seguito: "La battaglia in provincia di Torino delle Comunità montane di Val di Susa e Val Sangone e dei Comuni di Giaglione e di Venaus è una classica affermazione del nimby (non nel mio cortile) che nel caso “NoTav” diventa strumento di lotta politica per risalire a galla (gli sbarramenti elettorali, infatti, hanno lasciato fuori dal Parlamento partiti tipo Rifondazione comunista, Comunisti italiani e analoghi)."


Rendendo un pessimo servizio all'informazione, dal momento che la lotta contro il TAV, benché sia portata avanti da cittadini che difendono l'integrità del territorio in cui vivono (cittadini che Rinascita ritengo dovrebbe difendere e non insultare) tutto è, meno che Nimby, dal momento che i valsusini difendono in primo luogo il portafoglio di tutti i contribuenti italiani, dalla mafia del cemento e del tondino.
Per quanto riguarda le possibilità di tornare a galla da parte di partiti come Rifondazione Comunista ed i Comunisti italiani, preferisco stendere un velo pietoso, dal momento che anche le pietre (che non sono giornalisti) sanno bene che questi signori riuscirebbero a tornare in parlamento solamente qualora fossero a braccetto con SEL e con il PD, non certo in virtù del sostegno a battaglie come quella contro l'alta velocità.


Poi la perla finale: "In pole position per una… promozione, c’è tale Alberto Perino, considerato il leader dei “NoTav”.


Classica affermazione esperita da chi non ha neppure una vaga idea dell'oggetto delle sue parole, ma procede ad infamare, poichè la sua posizione ideologica gli suggerisce di fare così.
Alberto Perino, Giuspe mi permetta di renderlo edotto della cosa, è un bancario in pensione di 65 anni che da oltre 20 anni si batte contro il TAV, a detrimento del proprio portafoglio e dei propri affetti famigliari. Di occasioni politiche ne ha avute sicuramente molte più di quante il buon Giuspe ne abbia avute di stare zitto, ma non ha mai accettato compromessi, nè manifestato ambizioni in quel senso e ben difficilmente le manifesterà in futuro, anche se so che la cosa può deludere chi produce disinformazione, mentre al contrario dovrebbe sentirsi chiamato a battersi contro la manipolazione mediatica e le menzogne dispensate dai media mainstream.
Dulcis in fundo, i NO TAV non sono costituiti da "rifondaroli e affini", come suggerito nella didascalia posta sotto la foto dell'articolo, ma da migliaia di persone di ogni estrazione politica o di nessuna estrazione (come il sottoscritto) che da oltre 10 anni passano le notti al gelo, ricevono manganellate e rubano tempo al proprio lavoro e alla propria famiglia, anche per difendere il portafoglio del buon Giuspe. Chiunque abbia voglia di verificarlo personalmente è invitato a visitare la Maddalena, dove i giornalisti sono sempre bene accetti, a prescindere dalla testata che rap

domenica 29 maggio 2011

SCOOP!! Dialogo fra Medvedev e Berlusconi


All'ultimo G8 il nostro beneamato Premier è stato il terrore di tutti i convenuti, che per scansare le noiose recriminazioni di un patetico vecchio, in preda a manie di persecuzione quando non è vittima di accessi di satiriasi, si nascondevano nelle toilettes... Alcuni non son stati tanto lesti: Oltre ad Obama, che oltretutto ha avuto anche il danno di avere ingolfato accounts Fb, Twitter e quant'altro, oltre che le E-Mail, dai telegrammi spamnmati di scuse da parte degli oppositori di Berlusconi ( Cosa che ha convinto sempre più il Barack, che la caduta del Silvio, sia possibile solo con le cazzate che il silvio steso commette, perchè se fosse per le opposizioni ci sta fino 3013, non al 2013) l'altro sfigato è stato il presidente Mevdedev il cui dialogo tradotto ci è giunto anonimamente....

mercoledì 18 maggio 2011

QUELLI CHE


UELLI CHE....
Quelli che "se non votiamo Berlusconi ci ritroviamo con i comunisti e le moschee" oh yeah...

Quelli che "se non votiamo CONTRO Berlusconi ci ritroviamo i Fascisti al potere" oh Yeah...

Quelli che non vanno a votare perchè son troppo impegnati a capire I FASCISTI ED I COMUNISTI DOVE CAZZO SIANO FINITI oh yeah...

Quelli che bisogna contrastare l'invasione islamica perchè le nostre radici sono cristiane oh yeah

Quelli che dopo aver detto questo si ubriacano e tirano giù cristi e madonne, oh yeah...

Quelli che NON dovrebbero bere PERCHÈ NON REGGONO MANCO UN'ORZATA, oh yeah oh yeah...

Quelli che si lamentano perchè “gli immigrati fanno più figli e ci sommergeranno”, oh yeah...

Quelli che dopo essersi lamentati dicono “però gli italiani i figli non li fanno perchè non li possono mantenere”, oh yeah

Quelle che "non possiamo essere mica come loro e mettere al mondo figli così senza pensare," oh yeah

Quelle che sono di destra, cattoliche e che poi abortiscono oh yeah...

E quelli come me che ringraziano ancora adesso le loro madri ed i loro padri PERCHÈ NON HAN DATO MENTE A 'STE CAZZATE oh yeah...

Quelli che i loro padri e le loro madri sono riusciti a mantenerli lo stesso con uno stipendio solo oh yeah, oh yeah..

Quelli che " I MARXISTI NOSTRANI SON TUTTI FILOPALESTINESI QUINDI IO SONO FILOISRAELIANO" oh yeah

Quelli che io sono" NAZZISTA" e tifo per Israele oh yeah...

Quelli che se arriva Geronimo e li scotenna posson dire di essere stati CIRCONCISI, oh yeah...

Quelli che dicono di essere camerati E NON RIMUOVONO STI CAZZONI DAI CONTATTI oh yeah, oh yeah...

Quelli che " GLI ISLAMICI A NOI CRISTIANI CI ODIANO" oh yeah...

Quelli che "GLI EBREI SONO I NOSTRI FRATELLI MAGGIORI" oh yeah...

Quelli che " ALLORA IO SONO UN BASTARDOOOO" oh yeah, oh yeah...

Quelli che “l'Europa viiene difesa da Israele” oh yeah...

Quelli che “gli Americani ci hanno salvato dal Comunismo...”oh yeah

Quelli che “gli Americani ci hanno salvato Dal Nazifascismo...”oh yeah

Quelli che :" MA A NOI CHI CAZZO CI SALVA DAGLI AMERICANI ?" oh yeah, oh yeah...

venerdì 6 maggio 2011

Passaparola

. Ciao a tutti,

confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti . Il dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto sta avvenendo.

Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire ad un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche.

'E arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è saltato e il mio intervento pure.

Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico" viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilit� dei cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre riappropriarci della nostra voce prima di perderla definitivamente.

Il referendum è evidentemente anche questo!

Mariachiara Alberton

RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM... perchè il Governo non farà passare gli spot ne' in Rai ne' a Mediaset.

Sapete perché ? Perché nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il quorum

lo scenario sarebbe drammatico per i governanti ma stupendo per tutti i

cittadini italiani:

Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E'

necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone

Il referendum non sarà pubblicizzato in TV. I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il





12 giugno. QUINDI : I cittadini, non andranno a votare il referendum.



Vuoi che le cose non vadano a finire cosi ? Copia-incolla e pubblicizza il

referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti.

Passaparola!

.

sapete chi è, o meglio chi era,questa ragazza nella foto ? Non era un'adultera assassina, no...non era una cittadina iraniana, e neanche una ragazza che voleva affermare il suo diritto ad andare in giro vestita come una puttana, no nulla di tutto questo, quindi alla Santanchè, ad Henry Levy non fregherà assolutamente niente, era una ragazza ventenne del Bahrain. che con le sue poesie manifestava pubblicamente contro i governanti corrotti del suo paese.
Per questo dopo aver ricevuto minacce di morte i lacchè degli imperialisti, ovvero le forze di polizia del Bahrain, l'hanno imprigionata stuprata ed assassinata. Ciò é successo presumibilmente il 20 aprile, se ne sta parlando oggi dopo 15 giorni. Ma ovviamente agli altri lacchè del potere usurocrate, ai gazzettieri italiani di destra o di sinistra non è fottuto un beatissimo cazzo...Ayat el Ghermezy è morta e se ne pè parlato solo in qualche sito....Aspetto che ora qualcuno protesti vigorosamente, che l'ONU apra un inchiesta per le violazionio dei diritti umani in Bahrein...ma forse sono solo un povero illuso...

lunedì 2 maggio 2011

mercoledì 27 aprile 2011

Quello che nessuno Ti chiede mai


una preghiera un po' particolare

martedì 26 aprile 2011

Vedi cosa ti fa fare il Viagra!!



Allora secondo lei dovremmo bombardare la Libia, anche noi? Cavaliere un consiglio: la smetta di prendere il Viagra, Tanto dai "relata" delle sue amichette, a quanto pare le fa poco o niente, ed in pubblico le fa sparare CAZZATE SURREALI! caso mai lo metta nell'amido!!!

martedì 19 aprile 2011

Onoriamo l'uomo Arrigoni, ma senza esagerare Andrea Chessa



Ricevo e ripropongo dal blog Cameratesca-mente il seguente aricolo del camerata ed amico Andrea Chessa. A questo voglio fare solo un breve cappello sia io che lui abbiamo per indole e per concezione del mondo il rispetto del nemico caduto. Lasciamo il disprezzo per questo sentimento ai marxisti ed ai democratici in genere. Diciamolo chiaramente chi ha un visione del mondo da mercante o da popolaccio ha perfettamente ragione a considerarci anni luce lontani da lui. Quindi se va il massimo rispetto ad Arrigoni per ciò che ha fatto specialmente a difesa di una popolazione angariata crudelmente, questo non deve significare che lo dobbiamo per forza arruolare nelle nostre file , tanto più che non l'avrebbe assolutamente voluto!martedì 19 aprile 2011
Onoriamo l'uomo Arrigoni, ma senza esagerare
Chiariamolo subito, giusto per non generare fraintendimenti: chiunque sappia che cosa significhi difendere delle idee con la propria pelle non può non chinare il capo in segno di rispetto davanti alla morte di Vittorio Arrigoni. Chi sceglie coerentemente di seguire una strada, e a maggior ragione lo fa faccia in avanti, senza nascondersi dietro paraventi politicamente corretti, va stimato e onorato come un Uomo. Vittorio Arrigoni, indubbiamente, sapeva che cosa significava metterci la faccia. Ed era diventato talmente sgradito ai suoi nemici sionisti che era stato non solo diverse volte arrestato, ma era finito addirittura in una molto poco simpatica lista di un sito internet, di cui mi occupai a suo tempo, (www.stoptheism.com) che incitava pubblicamente alla sua uccisione. Insieme a lui, in questo sito figuravano decine e decine di manifestanti filopalestinesi descritti come veri e propri bersagli, da indicare generosamente ai democratici obbiettivi di Sion. Ma questa lista, evidentemente, non turba i sogni democratici di Gad Lerner, Fiamma Nirenstein e compagnia aberrante, sempre pronti a gridare contro l'antisemitismo quando qualcuno ha l'ardire, invece, di copiare e incollare sul suo blog una lista di professori essi stessi dichiaratisi esplicitamente filosionisti (e, sia detto per inciso, nessuno incitava ad utilizzarli comee scudi umani, al contrario dei "democratici" sionisti e dei loro lacchè di stoptheism.com).





Questo è il simpatico avvertimento di Israele, che si prepara ad accogliere "democraticamente" i manifestanti che cercheranno, fra qualche settimana, di raggiungere Gaza con un carico di aiuti umanitari. Il messaggio dello Stato pirata è fin troppo chiaro: se vi avvicinate, vi facciamo fuori. Hanno capito, del resto, che la soglia di sopportazione dell'occidente nei confronti dei loro crimini è ancora molto alta da raggiungere.





Detto tutto ciò, però, non mi sento di condividere in pieno coloro che, anche nella cosiddetta area, omaggiano Vittorio Arrigoni quasi come un camerata, uno di noi, un soldato al quale anche i fascisti devono onori e tributi. Cerchiamo di rimanere con i piedi per terra. Arrigoni era uno per il quale il peggior insulto che si potesse fare agli israeliani era definirli "fascisti". E faceva parte di una parte politica, quella dell'estrema sinistra, che ha più volte dimostrato di aderire alla questione palestinese per questioni di mera e bassa politica, e non certamente per slancio ideale. Qualcuno si è forse dimenticato l'appello filopalestinese che diverso tempo fa fummo invitati a sottoscrivere, e dal quale fummo ignobilmente cancellati solo perchè ci presentammo come Movimento Fascismo e Libertà? O forse qualcuno si è già dimenticato le aggressioni verbali e fisiche che tutti, più o meno, abbiamo subito in quest'ultimo periodo, cominciando da un guitto d'avanspettacolo che da un palco incitava la folla al linciaggio dei militanti del MFL e finendo con la gambizzazione di Antonini, di qualche giorno fa?
Se la stessa cosa fosse successa ad uno di noi, di crepare in qualunque modo, come minimo sarebbe stata indetta una manifestazione di festeggiamenti. Se uccidere un fascista non è reato (qualcuno mi porti la notizia di una aggressione contro fascisti o presunti tali che si sia conclusa con una qualche condanna), figuriamoci esultare pubblicamente per la sua morte!


Onoriamo l'Uomo, ma fermiamoci lì. Rimaniamo con i piedi per terra, senza fare come i comunisti, alla continua e disperata ricerca di eroi. I nostri sono lì, puri e immacolati, e, almeno per ora, non credo che ce ne servano altri.

giovedì 7 aprile 2011

Quando dignità ed originalità mancano puo succedere questo ed altro...


Si vede che i gazzettieri della rivista l'Espresso avevano, leggendo il programma del Movimento di Responsabilità Nazionaleredatto da Domenico Scilipoti, trovato strano i toni aulici, seppur chiari, l'ottimo italiano,i concetti forti ed avevano deciso di controllare le fonti, allarmati. In effetti le frasi erano somigliantissime al manifesto degli intellettuali. Superati i cinque sei minuti di irrefrenabile ilarità che coglie qualsiasi essee dotato di un minimo di raziocinio all'associazione di idee Scilipoti= intelllettuali, i nostri hanno comparato attentamente i due documenti ed ecco il risultato...
1) «Responsabilità Nazionale è il movimento recente ed antico dello spirito italiano, internamente connesso alla storia della Nazione Italiana. Responsabilità è politica morale. Una politica che sappia coinvolgere l’individuo a un’idea in cui esso possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà, il suo futuro e ogni suo diritto. Responsabilità di Patria è la riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà. Responsabilità è concezione austera della vita, non incline al compromesso, ma duro sforzo per esprimere i propri convincimenti facendo sì che alle parole seguano le azioni».

2) questo invece è il testo redatto da Giovanni Gentile per il Manifesto egli Intellettuali Fascisti "Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre. (....) un’idea in cui l’individuo possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà e ogni suo diritto Codesta Patria è pure riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà, nel flusso e nella perennità delle tradizioni. È concezione austera della vita, è serietà religiosa (...) ma è duro sforzo di idealizzare la vita ed esprimere i propri convincimenti nella stessa azione o con parole che siano esse stesse azioni".
Richiesto mediante medium ( scusatemi il bisticcio di parole) un suo parere sulla vicenda, il filosofo di Castelvetrano avrebbe rivolto all'On. Domenico Scilipoti l'appello che vedete nella foto...
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Si vede che i gazzettieri della rivista l'Espresso avevano, leggendo il programma del Movimento di Responsabilità Nazionaleredatto da Domenico Scilipoti, trovato strano i toni aulici, seppur chiari, l'ottimo italiano,i concetti forti ed avevano deciso di controllare le fonti, allarmati. In effetti le frasi erano somigliantissime al manifesto degli intellettuali. Superati i cinque sei minuti di irrefrenabile ilarità che coglie qualsiasi essee dotato di un minimo di raziocinio all'associazione di idee Scilipoti= intelllettuali, i nostri hanno comparato attentamente i due documenti ed ecco il risultato...
1) «Responsabilità Nazionale è il movimento recente ed antico dello spirito italiano, internamente connesso alla storia della Nazione Italiana. Responsabilità è politica morale. Una politica che sappia coinvolgere l’individuo a un’idea in cui esso possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà, il suo futuro e ogni suo diritto. Responsabilità di Patria è la riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà. Responsabilità è concezione austera della vita, non incline al compromesso, ma duro sforzo per esprimere i propri convincimenti facendo sì che alle parole seguano le azioni».

2) questo invece è il testo redatto da Giovanni Gentile per il Manifesto egli Intellettuali Fascisti "Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre. (....) un’idea in cui l’individuo possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà e ogni suo diritto Codesta Patria è pure riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà, nel flusso e nella perennità delle tradizioni. È concezione austera della vita, è serietà religiosa (...) ma è duro sforzo di idealizzare la vita ed esprimere i propri convincimenti nella stessa azione o con parole che siano esse stesse azioni".
Richiesto mediante medium ( scusatemi il bisticcio di parole) un suo parere sulla vicenda, il filosofo di Castelvetrano avrebbe rivolto all'On. Domenico Scilipoti l'appello che vedete nella foto...

martedì 5 aprile 2011

domenica 3 aprile 2011

il catalogo di Thule Italia edizioni...


CATALOGO
EDITRICE
e
ASSOCIAZIONE CULTURALE
THULE ITALIA
“La Cultura è la spada dello Spirito”
Via Tancredi Cartella, 52
00159 Roma
P.IVA 09487881006
http://wordpress.thule-italia.org/
posta elettronica: thule@thule-italia.org
telefono: +39 3404948046
2
Programma del N.S.D.A.P.
ISBN 978-88-902781-6-7
112 pagine
Prezzo al pubblico € 18,00
“Il Nazionalsocialismo seppe imporsi
nello scenario politico tedesco per
l’originalità e la modernità espressa dal
suo programma politico e per il dichiarato
rifiuto dei contenuti propri della società
borghese e capitalistica, della cultura
liberale e del pensiero marxista.
Nel Programma del NSDAP, scritto da
Gottfried Feder, si trova compiutamente
riassunta la felice sintesi organica del
nazionalismo e del socialismo che costituisce
l’architrave dottrinario del movimento,
e soprattutto vi sono dettagliatamente
illustrate le proposte operative
necessarie per dare risposte immediate,
credibili e praticabili alla drammatica situazione
in cui versava la Germania precipitata
in una disperata crisi sociale,
economica, politica e spirituale.
Il Nazionalsocialismo poneva quindi
come primo obiettivo l’edificazione di una forte Comunità Organica di Popolo, la Volksgemeinschaft,
che attraverso l’educazione del popolo fondata sullo spirito e la disciplina del
“socialismo tedesco” e sul riconoscimento della sua sostanza etnica avrebbe annullato, in un
clima di reciprocità e di cameratismo vissuto, il disagio sociale, politico e culturale, restituendogli
unità, progetto, identità e destino”.
3
Per che cosa combattiamo?
ISBN 978 - 88 - 902781 - 5 -0
232 pagine – 53 immagini
Prezzo al pubblico € 25,00
“Pubblicato nel gennaio 1944,
Wofür Kämpfen Wir? ebbe subito
una rapida e capillare diffusione
tra i ranghi della Wehrmacht, rivelandosi
come un’efficace e interessante
pubblicazione di discussione
e di propaganda e ricevendo
l’unanime apprezzamento da parte
dei soldati impegnati al fronte.
Wofür Kämpfen Wir? è un agile
manuale di pedagogia politica e di
analisi militante sulla natura delle
forze coinvolte nel conflitto in corso.
Un ricco compendio di esegesi
dottrinaria nazionalsocialista rivolto
ai combattenti della Wehrmacht
affinché maturassero una superiore
coscienza spirituale e ideologica
della loro funzione di soldatipolitici
della Weltanschauung nazionalsocialista.
Il soldato della
Wehrmacht, si legge nelle pagine
del testo, combatteva per la difesa
dell’integrità politica del Reich
germanico, per salvaguardare la natura dell’ordinamento popolare nazionalsocialista, le conquiste
del socialismo tedesco e il perpetuarsi del destino culturale e razziale della Stirpe.
Combatteva per garantire un futuro di dignità e di progresso all’Europa trasformata in un
campo di battaglia dalla guerra imposta dalla barbarie capitalista e comunista. A fronte delle
pretese imperialistiche e guerrafondaie degli USA, dell’URSS e dell’Inghilterra, la Germania
Nazionalsocialista si era orgogliosamente eretta come lo scudo difensivo dell’Europa”.
4
Adolf Hitler.
Politica Nazionalsocialista.
Oltre il Mein Kampf
ISBN 978 - 88 - 902781 - 4 -3
240 pagine
Prezzo al pubblico € 25,00
Dettato a Max Amman nell’estate
del 1928, questo documento è il
secondo libro di Hitler, o meglio,
volendo contare separatamente i
due volumi del Mein Kampf, è il
terzo. Pur rappresentando
un’elaborazione delle idee sulla
politica estera tedesca come furono
espresse nel secondo volume
del Mein Kampf, non si tratta di
una mera ripetizione degli scritti
anteriori ma – come Telford Taylor
giustamente afferma – “è nei particolari,
nelle spiegazioni e nelle
sfumature che sta il suo principale
valore storico”. Dalla controversa
questione del Sud Tirolo
all’amicizia con lo Stato italiano
“sotto la guida del brillante statista
Benito Mussolini”, dalla condanna
dei capi della Germania imperiale
dopo Bismarck alle osservazioni sull’esercito tedesco, dalle considerazioni sull’Unione Americana
quale potenza economica alla teoria di una Russia niente “affatto uno stato anticapitalista”.
Questi alcuni degli argomenti trattati attraverso i quali si potrà seguire lo svolgimento
logico del pensiero politico di Hitler. Pensiero che da lì a qualche anno sarebbe divenuto
azione.
5
Orme del Terzo Reich.
Itinerari fra storia e architettura
Monaco
ISBN 978 - 88 - 902781 - 3 -6
176 pagine, fotografico, interamente a
colori
Prezzo al pubblico € 25,00
Ancora oggi io mi sento legato a questa città
più che a qualsiasi altro posto al mondo,
e questo si spiega col fatto che essa è indissolubilmente
unita allo sviluppo della mia
stessa esistenza.
Adolf Hitler, Mein Leben
Il nome di Adolf Hitler sarà sempre legato
a Monaco.
Fu questa la prima città tedesca che accolse
Hitler – giovane pittore – dopo
che egli ebbe lasciato l’Austria. A Monaco
fece ritorno dopo aver servito la
patria adottiva fra le trincee della
Grande Guerra ed entrò in un insignificante
gruppo politico che avrebbe
modellato nel futuro Partito nazionalsocialista.
Sempre a Monaco si svolse il primo fallimentare tentativo di Hitler per giungere al potere e
fu là che si circondò degli uomini che avrebbero avuto un ruolo chiave nel futuro Terzo
Reich.
A Monaco fu siglato l’omonimo patto che rappresentò uno dei suoi più grandi trionfi diplomatici.
Ma la città bavarese fu anche il teatro di un attentato alla sua vita e il centro di uno
dei pochi movimenti di resistenza al Nazionalsocialismo.
Anche il privato di Hitler affonda le radici nella capitale della Baviera: qui ebbe luogo
l’incontro con Eva Braun, che il Führer avrebbe sposato il penultimo giorno della sua vita.
Diversi sono i modi per addentrarsi tra le strette vie di Monaco o aggirarsi nelle sue generose
piazze. Uno di questi è seguire le “Orme” – ancora oggi visibili – lasciate da Hitler e dal suo
giovane movimento, memorie di un passato di lotte e di conquiste.
6
Orme del Terzo Reich.
Itinerari fra storia e architettura
Berlino
ISBN 978 - 88 - 902781 - 2 -9
176 pagine, fotografico, interamente a colori
Prezzo al pubblico € 25,00
Dal presupposto che l’architettura non
possa soggiacere al capriccio di facili categorie
morali, e in conseguenza del suo
imprescindibile legame con gli accadimenti
storici, nasce la collana “Orme del
Terzo Reich”. Una guida tra le principali
città della Germania alla scoperta delle
vestigia e della storia di quei dodici anni
che hanno segnato l’umanità.
7
Teozoologia
La scienza delle nature scimmiesche
sodomite e l’elettrone
divino
Jörg Lanz von Liebenfels
Prima traduzione italiana di Die Theozoologie
oder die Kunde von den Sodoms-
Äfflingen und dem Götter-
Elektron.
Il volume è stato arricchito da tre appendici.
ISBN 978-88-902781-1-2
184 pagine, 43 illustrazioni.
Prezzo al pubblico € 35,00.
Un lungo viaggio attraverso le antiche
civiltà e la perduta sapienza – incontrando
uomini-bestia e dèi, creature
mostruose ed esseri luminosi, demoni
e angeli – è racchiuso nelle pagine di
Teozoologia, l’opera principe dell’ex
monaco cistercense Jörg Lanz von Liebenfels.
Ed è decodificando le parole contenute tanto nell’Antico Testamento quanto in altri testi del
passato che l’occultista viennese traccia l’evoluzione dell’umanità, risalendo all’Adamo progenitore
degli “Antropozoa”, ovvero degli uomini-bestia, per giungere all’uomo “moderno”.
Approdando, egli perverrà finanche a indicare la rotta per tornare prossimi alla condizione
iniziale, prima che gli dèi (“Theozoa”), nient’altro che le più antiche e superiori forme di vita,
si unissero alle creature per metà umane e per metà animali dando così vita alle razze inferiori.
E lo farà con assoluta chiarezza, gettando le allegorie come zavorra e rovesciando il suo pensiero
in quel ribollente bacino degli inizi del ‘900. Da lì, mescolato con altri confluirà – più o
meno riconoscibile – nell’orientamento eugenetico nazionalsocialista, col quale condividerà
la medesima sorte.
L’abisso.
8
La Fortezza di Heinrich Himmler
Prima traduzione italiana di "Heinrich
Himmlers Burg" Das weltanschauliche Zentrum
der SS Bildchronik der SS-Schule Haus
Wewelsburg 1934-1945 e di Heinrich
Himmler's Camelot entrambi di Stuart Russell.
La traduzione e l'edizione italiana è stata
da noi curata e ampliata con due appendici
assenti nelle edizioni originali.
ISBN 978-88-902781-0-5
264 pagine, 272 immagini, copertina cartonata.
Prezzo al pubblico € 40,00
"Su una lingua di roccia calcarea che spicca
alta sulla tranquilla valle dell’Almetal, ca. 14
km a Sud di Paderborn, si erge la mitica
Fortezza di Wewelsburg, immersa nella
trama delle leggende di cui fu protagonista.
Quando l’allora Comandante delle SS del
Reich, il Reichsführer Heinrich Himmler,
visitò per la prima volta la Fortezza - il 3
novembre 1933 - rimase subito affascinato
sia dall’imponente costruzione a tre torri che dalla singolare sezione a pianta triangolare dichiarando
già la stessa sera ad una ristretta cerchia di persone il suo desiderio di voler acquisire
la Fortezza per le SS. L’opinione pubblica seppe ben poco sui progetti e sulle intenzioni
di Himmler, e poco seppe anche delle riunioni fra i più alti Führer delle SS nella Fortezza di
Wewelsburg il cui fulcro era la possente torre Nord con la sottostante sala centrale delle iniziazioni
delle SS, che ancor oggi il popolo chiama “Walhalla”. Questo sepolcro, sul cui significato
nei culti e riti delle SS non si è mai smesso di fare congetture, è rimasto illeso esattamente
come si è salvata la sovrastante sala dei “Comandanti Superiori di Divisione delle SS”,
chiamata “Obergruppenführersaal” – costruita per essere la sala di rappresentanza più importante
destinata ai massimi livelli dirigenziali delle SS – nonostante la Fortezza, in quel
momento ancora in fase di ristrutturazione, fosse stata fatta saltare il 31 marzo 1945 per ordine
di Himmler stesso. Oggi il sepolcro e la sala dei Gruppenführer, con tutti i loro ornamenti
ben conservati (“il sole nero”) e gli originali fregi, costituiscono un notevole richiamo per
molte migliaia di visitatori. Nella sua prefazione, il Dr. Bernhard Frank, che dal 1935 al 1939
lavorò nella Wewelsburg in qualità di scienziato (dal 1943 fu Comandante delle SS
nell’Obersalzberg), fornisce piena conferma di quanto descritto nel libro: “Il libro ‘La Fortezza
di Heinrich Himmler’ strappa finalmente gli avvenimenti storici della Wewelsburg
dall’oblio ed dalle false interpretazioni"
9
MONOGRAFICI – ASSOCIAZIONE CULTURALE THULE ITALIA
Il bolscevismo da Mosé a Lenin: un
dialogo fra Hitler e me.
Prima traduzione italiana di "Der Boschewismus
von Moses bis Lenin: Zwiegersprach
zwischen Adolf Hitler und mir". La traduzione
e l'edizione italiana è stata da noi curata
e ampliata con una breve biografia di Eckart.
34 pagine. Formato A4
Prezzo al pubblico € 15,00
La strana morte di Himmler.
Primo studio in lingua italiana sulle anomalie
del "suicidio" del Reichfuhrer SS.
49 pagine. Formato A4
Prezzo al pubblico € 15,00
10
Principi politici del Nazionalsocialismo
di Carl Schmitt
Riproposti dopo sessantacinque anni di oblio
Principi politici del Nazionalsocialismo di
Carl Schmitt - tradotti da Delio Cantimori e
pubblicati nel 1935 dall’editore Sansoni, immediatamente
ritirati dal commercio nel dopoguerra
dal curatore - rappresentano uno
strumento essenziale per conoscere più da
vicino il giurista tedesco durante gli anni del
III Reich.
70 pagine. Formato A4
Prezzo al pubblico € 20,00
Il Mito del XX secolo:
La lotta per i valori
Prefazione di Luca Leonello Rimbotti
Ristampa – riveduta e corretta – dei primi tre
libri che trattano della Weltanschauung nazionalsocialista
193 pagine.
Prezzo al pubblico € 20,00
11
La dottrina nazionalsocialista del diritto
e dello stato
Seconda edizione italiana del saggio dell'Accademico
Carlo Lavagna pubblicato nel 1938.
Prefazione di Sonia Michelacci
143 pagine.
Prezzo al pubblico € 20,00
Noi tedeschi e il fascismo di Mussolini
Joseph Goebbels
45 pagine.
Prezzo al pubblico € 15,00

Gratta l'antifascista e ci trovi il sionista...



Posto nel mio blog questo articolo di Miguel Martinez, molto interessante...

Posted on 12/16/2010 by Miguel Martinez
L’artista tedesco, Ottmar Hörl, decide di fare un’affermazione politica. E così, nell’ottobre 2009, allinea 1.250 nani da giardino, oggetto tedesco per eccellenza, in una piazza di Straubing. E tutti e 1.250 salutano a braccio teso. Così Ottmar Hörl dice, in sostanza, ciò che è tedesco è nazista e quindi criminale, e questo è un pensiero straordinariamente tedesco.

Dove il dispiacere di dire, allora sono un criminale per nascita anch’io è compensato dall’immenso piacere di poter condannare decine di milioni di connazionali.

Ottmar Hörl fa la sua provocazione in Germania, e i tedeschi reagiscono di conseguenza: denunciandolo perché la legge tedesca vieta di tendere il braccio destro avanti e in alto. E il giudice, molto tedesco, prende sul serio il caso, e solo alla fine decide di assolvere Ottmar Hörl.

Ora, se io guardo i nanerottoli di Ottmar Hörl, la prima cosa che noto è che hanno la pelle nera, la faccia mediorientale, gli occhi a mandorla e la barba da musulmani. Cose di cui l’immaginario tedesco non si accorge nemmeno.

La Germania, con la sua lingua incomprensibile, sembra una sorta di grande vuoto in Europa.


La famosa rieducazione della Germania è soprattutto autorieducazione, autocensura, autocondanna; e se occorre, autodemonizzazione.

Tutto è giocato sull‘allusione simbolica – la frase che ricorda la frase, il simbolo che ricorda il simbolo: come se uccidere fosse un male, solo perché lo hanno fatto i nazisti e non viceversa.

A questa condanna, si reagisce con un intenso risentimento e un desiderio di liberazione che spiega la natura particolarissima dell’estrema destra tedesca, così diversa da tutte le altre d’Europa.

A leggere i materiali degli opposti schieramenti, si resta con la sensazione di un mondo autoreferenziale, di bianchi che si chiedono, “io chi sono dopo Hitler?” Ma un tedesco che pensa, “mi amo” e un tedesco che pensa, “mi” odio, è pur sempre un tedesco che pensa a se stesso, escludendo completamente le circa 15 milioni di persone che abitano in Germania e che non hanno avuto parenti né nella Wehrmacht, né nei lager. Quindici milioni di persone che solo adesso, per la prima volta, hanno avuto un ministro al governo (quello della salute, di origini vietnamite). Il governo conservatore del Niedersachsen ha suscitato forti reazioni, nominando un ministro per gli affari sociali di origini turche, la signora Aygül Özkan, ovviamente moderatissima, laicissima e cautissima.

Ne derivano due cose importanti per la materia che ci interessa: l’islamofobia introduce comunque un elemento di realtà, che permette a molti di destra di uscire dallo psicodramma; e l’area antifascista non è sempre più aperta di quella nostalgica.

Abbiamo visto come Patrik Brinkmann, giocando sui simboli (oltre ai soldi) abbia inventato un ambiente islamofobo, liberista, occidentalista, filoamericano e filoisraeliano.

Adesso vediamo come si possa partire da premesse esattamente opposte e manipolare i discorsi per arrivare alle stesse identiche conclusioni di Brinkmann.

Il 13 febbraio 2005, a Dresda, circa 200 persone celebrarono il cinquantenario del bombardamento della città per ordine di Arthur Harris – decine di migliaia di profughi, civili e prigionieri di guerra sterminati da 1300 bombardieri angloamericani.

I manifestanti spiegarono una grande bandiera israeliana e uno striscione (con i colori israeliani). Sullo striscione, le parole, “Tutte le cose buone vengono dall’alto!” e l’immagine di una bomba.

L’anno prima, gli stessi individui avevano festeggiato l’anniversario precedente, marciando per le strade di Monaco al grido corale di “Bomber-Harris, töte noch einmal deutsche Frauen und Kinder!” – “Bomber Harris, uccidi ancora donne e bambini tedeschi!”

Denunciati in base ai numerosi e fantasiosi capi di cui dispone la legge tedesca, il procedimento fu subito archiviato.

Qui siamo molto tolleranti con gli estremisti che si divertono a dire cose esagerate, ma i media non lo sono. Tranne in casi come questo.

Comunque adesso avete un’idea di chi sono gli Antideutsche.

La corrente Antideutsche, “anti-tedesca”, è sorta all’interno dei Verdi e dell’estrema sinistra (in particolare il gruppo maoista Kommunistischer Bund), e all’inizio indicava un’opposizione alla riunificazione della Germania.[1]

Il movimento fu però preso in mano da intellettuali che non provenivano da alcuna esperienza politica, come Wolfgang Pohrt [2], Sebastian Voigt, Thomas von der Osten-Sacken e Stephan Grigat. Gli ultimi tre collaborano con Achse des Guten, il sito neocon di Henryk M. Broder, notissimo editorialista di Der Spiegel, il settimanale tedesco più venduto in Germania.

Anche Broder viene da sinistra, ma oggi è un neocon all’americana, senza le particolari posizioni degli Antideutsche; ciò non toglie che sia il loro principale protettore. La filosofia di Broder è semplice:

“E’ vero, Israele oggi è più reo che vittima. E’ bene e giusto che sia così, visto che gli ebrei per quasi duemila anni hanno sperimentato il ruolo di vittima e così hanno fatto solo brutte esperienze. I rei di soliti hanno una vita più lunga delle vittime, ed è più divertente essere reo che vittima”.[3]

Nella sua rubrica, Henryk Broder dà sfogo a tutte le passioni tedesche contro ciò che chiamano Multikulti e Überfremdung (all’incirca, “invasione di stranieri”), ottenendo gli applausi ad esempio di esponenti dell’NPD, che a prima vista dovrebbero essere il contrario esatto degli Antideutsche.

Nel 2008, è uscito il libretto di Broder, Hurra, wir kapitulieren (“Evviva, ci arrendiamo”), un testo che parla di “nazislamismo” e ripete la solita sfilza di ben noti luoghi comuni. Il fatto significativo è che questo libretto è stato diffuso dall’Ufficio federale per l’educazione politica (Bundeszentrale für politische Bildung, in Germania esiste anche questo…), assieme a Feindbild Christentum im Islam, “La cristianità come spauracchio nell’Islam” della militante evangelica Christine Spuler-Stegemann, che mette in guardia contro il “dialogo interculturale” con i musulmani. La sede della Sassonia dello stesso ufficio ha convocato “insegnanti, agenti di polizia, studenti e militari” ad ascoltare le conferenze di Broder.


Bruce Bawer e Henryk Broder
In questa foto, vediamo Henryk Broder, sponsor della sinistra Antideutsche, a una conferenza in Danimarca (ottobre 2008), mentre dichiara: “Non può esserci islamismo senza Islam. E’ la stessa cosa con un marchio diverso. Non esiste il multiculturalismo. La sinistra e l’Islam condividono lo stesso odio per l’Occidente e la libertà”.

Ma cosa c’entra il fallaciano Broder con gli Antideutsche? Gli Antideutsche arrivano a Broder con una tesi a suo modo consequenziale. Sentite come viene costruita, perché è un capolavoro dialettico.

Gli Antideutsche sono comunisti, e quindi internazionalisti. Non si fanno ingannare dal patriottismo che porta a stragi. Viva Rosa Luxemburg. A modo suo, la premessa per un sano pacifismo.

Solo che i tedeschi non sono uguali a tutti gli altri.

I tedeschi sono peggio, perché sono strutturalmente nazisti. E’ una condanna ereditaria, da cui si salvano solo pochi eletti, appunto gli Antideutsche, anche (ma questo non viene detto) grazie alle loro benestanti origini sociali.

Perciò, chiunque sia di sinistra deve combattere in primo luogo, non il governo tedesco, ma proprio i tedeschi, o almeno ogni elemento di cultura o forza politica o economica tedesca.

Chi sono i nemici dei tedeschi? Gli americani e gli israeliani.

Gli americani sul piano pratico, perché possono domare la Germania con la loro forza militare; ma gli israeliani sul piano simbolico, perché gli ebrei sono l’etnia antitedesca per eccellenza: la dicotomia di Hitler viene così semplicemente rovesciata nel proprio opposto.

Chi è di sinistra deve quindi offrire bedingungslose Solidarität – solidarietà incondizionata – a Israele: nel 1991, Pohrt invocava le bombe atomiche israeliane su Baghdad. Stephan Grigat teorizza “l’imperativo categorico sionista” come base dell’agire politico. Chi non segue questo imperativo categorico, è un antisemita.

Allo stesso tempo, chi è di sinistra deve stare dalla parte del progresso.

Ora, il progresso si diffonde con la violenza, e quindi gli Antideutsche, partiti da premesse pacifiste, arrivano a sostenere tutte le attuali guerre statunitensi e a condannare il pacifismo come nazista e antisemita. Da qui l’esaltazione dei bombardamenti aerei sulla Germania durante la Seconda guerra mondiale e la proposta di costruire un monumento ad Arthur Harris, l’uomo che decise la strage di Dresda.

Nella scia dei sinistri pentiti – Hans Magnus Enzensberger, Wolf Biermann, Dan Diner – gli Antideutsche così sostengono totalmente la prima spedizione militare-imperiale tedesca dal dopoguerra, quella contro l’Afghanistan.


"L'antifascismo deve essere pratico! Contro l'antisemitismo e l'antisionismo! Solidarietà con Israele! (si noti la sigla di Antifaschistische Aktion, ma con il rosso sostituito dal colore israeliano)
Gli Antideutsche sono anticapitalisti e comunisti.

Ma se un tedesco critica il capitalismo, vuol dire che lo fa solo perché affetto da “antisemitismo strutturale”, cioè odia i mitici banchieri ebrei e sogna una “comunità di popolo”. Per questo, ogni protesta contro i tagli sociali nasconde un pericoloso spirito nazista, e va quindi stroncata. E così, gli Antideutsche sono anche arrivati ad aggredire fisicamente chi protestava contro lo smantellamento dello stato sociale. Nel novembre del 2008, una squadra di Antideutsche ha attaccato la sede del DKP (Partito comunista tedesco, oggi su posizioni marxiste-leniniste) a Halle, buttando giù le serrande e riempiendo le pareti con le parole “Save Israel“, “Smash DKP/SDAJ” (SDAJ è l’organizzazione giovanile del partito) e “Nazis raus” – la sede era dedicata a Helene Glatzer, una comunista uccisa dai nazisti nel 1935.

Durante una manifestazione nei giorni precedenti, contro la demolizione dello stato sociale, gli Antideutsche avevano filmato i partecipanti, gridando anche lì “Nazis raus” contro i manifestanti.


"Solidarietà con Israele - Negare il diritto all'esistenza della Germania"
Gli Antideutsche ragionano per categorie etniche e non di classe, che non è proprio ciò che ci aspetteremmo da marxisti.

Per farlo, adducono due motivi. Primo, ogni considerazione a proposito dell’esistenza di eventuali classi di sfruttatori costituirebbe una “teoria del complotto” potenzialmente antisemita. Secondo, gli Antideutsche aderiscono alla teoria della Wertkritik, diffusa in certi giri di teorici marxisti germanofoni. Correttamente interpretata o meno,[4] la Wertkritik permette agli Antideutsche di fare del capitalismo una pura astrazione, non incarnata in alcuna classe. Tutti sarebbero vittime del capitalismo, e quindi nessuno…

E poi, gli Antideutsche non dicono proprio etnie, ci mancherebbe: ci sono “costellazioni politico-economiche“, che inevitabilmente producono un “preciso carattere sociale tipicamente tedesco“. E il “carattere sociale” tedesco, sostiene l’Antideutsche Stefan Grigat, si trova tale e quale tra gli arabi, anzi in mezzo alla “barbarie islamista“. Ne conseguirebbe che qualunque geometra di Passau dovrebbe sentirsi a casa sua nei suq del Cairo. Forse da qui l’aspetto meridionale dei nani di Ottmar Hörl…

Poi la strada a destra si apre da sola: per il gruppo Antideutsche attorno alla rivista Bahamas, il neoliberismo è l’attuale via rivoluzionaria, perché il comunismo si realizza “con e non contro la storia”.

La divina Storia, la Mano Invisibile dei teomarxiani, oggi trova sulla sua strada un ostacolo: il reazionario Islamfaschismus, un termine che riprendono da Daniel Pipes:

“Oggi occorre constatare che le forze dell’anti-illuminismo e i nemici mortali della libertà si raccolgono sotto la bandiera di Allah”.

Chi combatte l’Islamofascismo? Gli eserciti degli Stati Uniti e d’Israele, che sono due Stati Nazione. Certo, ma si tratta di Stati Nazione progressisti e non reazionari, come sarebbe invece quello tedesco.

A dimostrazione del motivo per cui un buon marxista deve sostenere Stati Uniti e Israele, gli Antideutsche citano gli sproloqui antimessicani di Friedrich Engels. [5]

Un simile atteggiamento richiede una “rinuncia senza compromessi” all’antimperialismo, cioè alla constatazione che il sistema capitalistico si basa anche sul saccheggio degli altri; o almeno all’idea che ci sia qualcosa di riprovevole in tale saccheggio.

Ora, se l’anticapitalismo, la lotta per i diritti sociali, i problemi dei lavoratori, l’antimperialismo sono “cose da nazisti“, finiscono per diventarlo davvero: restano, cioè, patrimonio esclusivo dell’NPD, come sottolineano i critici di sinistra degli Antideutsche.

In Italia, a qualcuno che facesse un discorso come quello degli Antideutsche, direbbero, “ma quanto ti paga Berlusconi?”

In Germania, invece, le campagne degli Antideutsche si svolgono in due ambienti. Da una parte all’interno dell’area anarchica-autonoma-antifa, utile perché fornisce un certo numero di persone che si possono sempre mandare a picchiare qualunque cosa tu decida di chiamare fascista.

Dall’altra, gli Antideutsche operano all‘interno dell’ex-partito comunista (SED) della DDR, confluito nella coalizione di sinistra “Die Linke“. Ovunque, incontrano l’opposizione della maggioranza, ma dentro Die Linke, hanno trovato la protezione dei vertici veterocomunisti, che li usano anche per spingere gli iscritti verso posizioni più accettabili dalla politica ufficiale e come contrappeso ai propri soci nella coalizione, i seguaci di Oskar Lafontaine.

Von der Osten-Sacken, Grigat e Voigt hanno così potuto promuovere seminari sul Medio Oriente e addirittura aprire un dibattito sull‘opzione di un attacco militare all’Iran. Impossessatisi della federazione giovanile della Sassonia, gli Antideutsche – tra cui alcuni membri della Deutsch Israelische Gesellschaft (DIG) – sono riusciti anche a ottenere posti come assistenti di diversi deputati.

Die Linke ha accettato al proprio interno la formazione di un “gruppo di lavoro”, denominato BAK Shalom (Bundesarbeitskreis Shalom) – uno dei cofondatori, Michael Leutert, è attualmente deputato in parlamento, dove si dedica a denunciare i comportamenti critici verso Israele dei propri colleghi. Tanto è estrema la loro posizione, che un gruppo di pacifisti israeliani ha lanciato, ovviamente invano, un appello alla Linke contro BAK Shalom.


La "pace" di BAK Shalom
BAK Shalom si definisce “piattaforma contro l’antisemitismo, l’antiamericanismo e l’anticapitalismo regressivo tra i giovani di sinistra” ed è diretto proprio da uno dei tre principali teorici dell’Antitedeschismo, Sebastian Voigt. Thomas von der Osten-Sacken invece dirige una misteriosa ONG, Wadi e.v., che opera tra Israele e Kurdistan, mentre Stephan Grigat ha fondato la campagna Stop the Bomb (va da sé che The Bomb è quella, inesistente, dell’Iran), assieme al Mideast Freedom Forum Berlin (MFFB), una coalizione di “membri di organizzazioni ebraiche e di iraniani in esilio“, dedicata a “lottare per la sicurezza e sovranità d’Israele e contro l’antisemitismo e l’ostilità verso Israele”, che combatte contro “il regime islamista dell’Iran” e per un “Regime Change in Iran“. Ma su questo, ritorneremo.

Conquistate queste posizioni, hanno cominciato ad attaccare i pacifisti interni al partito, come Norman Paech e Ulla Jelpke, accusati di “antisemitismo”.

Così nel 2008, il principale esponente della Linke, Gregor Gysi (condannato come ex-collaboratore della Stasi alcuni anni fa), dichiarò la “solidarietà a Israele” del partito e condannò l’antisionismo.

Nei fini, nulla ormai distingue gli Antideutsche dagli islamofobi di Destra; ma il loro linguaggio fa appello a quello che potremmo chiamare l’altro polo del Monologo Occidentale.

Premessa l’assoluta certezza della propria superiorità, l’intellettuale organico del dominio occidentale sembra in grado di riconoscere solo tre possibilità per l’Altro – la sottomissione, l’eliminazione per annientamento o espulsione, o la conversione.

Per gli Antideutsche, i populisti di destra hanno la colpa di essere troppo tolleranti, perché si limitano a emarginare i musulmani, senza distruggerli e ricostruirli a propria immagine e somiglianza.

Con un tipico gioco dialettico, dichiarano che sono “razzisti” coloro che credono che non si possano insegnare loro i valori occidentali.

Mentre monta l’onda xenofoba più travolgente degli ultimi sessant’anni di storia europea, gli Antideutsche, di solito così solerti nel denunciare gli estremisti di destra, affermano che “l’insofferenza popolare” verso i musulmani non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo, che invece sarebbe stato il motore primario della storia europea da 2000 anni; e accusare l’Islam di voler dominare il mondo non costituisce una teoria del complotto, ci spiega Stephan Grigat.

Nel numero 59 del 2010, la principale rivista AntiDeutsche, Bahamas, pubblicò un articolo di Sören Pünjer – collaboratore sia di gruppi sionisti che di gruppi antifa – a sostegno della English Defence League (EDL), intitolato Im Geiste Winston Churchills. In Großbritannien sorgt die English Defence League für Aufregung und Verwirrung (“Nello spirito di Winston Churchill. In Gran Bretagna, l’English Defence League genera eccitazione e smarrimento”).

Un movimento che sostiene che qualunque donna o bambino tedesco sia meritevole di morte per bombardamento, in quanto nazista; che definisce fascisti anche immigrati dalla Nigeria; improvvisamente si prodiga per dire che un movimento come l’EDL – composto da pittoreschi teppisti da stadio ubriachi e tatuati che agitano bandiere nazionali e invadono i quartieri dei migranti – non può essere definito fascista. Ma come abbiamo visto, il cavillo dialettico è la grande forza degli Antideutsche.

Però ci vuole fegato a dire che dei proletari inglesi somiglino all’aristocratico Winston Churchill. Casomai lui era più vicino proprio agli Antideutsche, visto che – testimoniando nel 1937 davanti alla Peel Commission sulla Palestina – disse:

“Io non credo che il cane in una stalla abbia diritto definitivo a quella stalla, anche se ci ha dormito per molto tempo. Io non ammetto quel diritto. Non ammetto, ad esempio, che un grande torto sia stato fatto ai Pellirosse dell’America o ai popoli neri dell’Australia. Non ammetto che un torto sia stato fatto a questa gente per il fatto che una razza più forte, una razza più elevata, una razza più saggia nelle cose del mondo, per dire così, sia arrivata e abbia preso il loro posto.”

Note:

[1] L’inventore del termine Antideutsche, Jürgen Elsässer, è oggi il principale avversario di ciò che gli Antideutsche sono diventati.

[2] Oggi Pohrt ha clamorosamente rinnegato le idee Antideutsche.

[3] „Es stimmt, Israel ist heute mehr Täter als Opfer. Das ist auch gut und richtig so, nachdem es die Juden fast 2000 Jahre lang mit der Rolle der ewigen Opfer versucht und dabei nur schlechte Erfahrungen gemacht haben. Täter haben meistens eine längere Lebenserwartung als Opfer und es macht mehr Spass, Täter als Opfer zu sein.“

Henryk M. Broder, “Freispruch fur Israel”, in Jüdische Allgemeine, 17.3.2005

Come tutti quelli che tifano da lontano, però, Broder ha un problema: cinque anni dopo, si lamenta:

“Israele ha passato la stessa evoluzione dell’Europa dopo il 1989, solo più rapidamente e in maniera più radicale… Israele si è disarmato mentalmente”.

[4] Mi rifiuto di leggere trattati di teologia marxista in tedesco per appurare il grado di ortodossia wertkritikista degli Antideutsche.

[5] Come tutti i teologi, gli Antideutsche fanno sempre appello all’autorità, con riferimenti continui ad Adorno, Horkheimer, Debord e al giovane Marx. Autori degni del massimo rispetto, ma che per la loro natura astratta e filosofica, offrono una grande flessibilità nell’applicazione pratica. E quindi possono servire come schermo per qualunque cosa. Mentre, Grigat ci spiega, il “marxismo tradizionale” – cioè quello che si occupa di fame e di ingiustizia – opera sempre come portale d’ingresso” per l’antisemitismo.

venerdì 1 aprile 2011

un sogno che dovrebbe realizzarsi di Giovanni maresca..

Io mi domando ma con un governo che sbraita contro le moschee e via dicendo, ora che siamo INVASI effettivamente da CLANDESTINI, non profughi ricordiamocelo bene non fa niente anzi, fa peggio che niente, lascia che questi attracchino e poi li smaltiscono verso le varie regioni d’Italia.

Con questa sinistra imbelle e laida, che più anti Italiana non si può!! Al posto di attaccare i “guerrieri francesi” sul loro blindamento delle frontiere, attaccano quei poveracci del governo, al posto di andare a protestare a Ventimiglia contro il governo francese e la loro politica, protesta a al sicuro a Roma. Ma avete visto per caso in questi giorni dei tedeschi o francesi protestare a Roma, Madrid ecc…, contro i loro governanti. NO NO perché i loro problemi li risolvono in casa e fanno muro contro gli stranieri. Solo noi abbiamo questi quattro dementi che vanno sputtanarci all’estero!!!

E in tutto questo la destra, la vera DESTRA , non quella atlantica, filo palestinese, filo di qua o filo di là, dove si trova? Dove si nasconde? Ma con una occasione così in quale sede di mini movimento è rinchiusa? L’unica che finora a dimostrato di saper fare politica attuale (si pensando al passato, ma proiettandosi verso il futuro) è CASAPOUND, dove all’interno i giovani hanno possono ascoltare musica, conferenze o avviarsi a qualche sport. Mi spiace dirlo ma da sola non può fare niente, bisogna UNIRSI tutti e subito, se no sarà troppo tardi, i momenti passano e non ritornano.

E poi tutti insieme chiedere poche e semplici cose.

Ritiro immediato di tutti i militari in missione all’estero;

Blindare le nostre FORNTIERE, verso tutti i tutto.

Ricercare sul territorio nazionale tutti i clandestini e rimpatriarli anche a forza

Ultimo sanzionare a seconda del momento tutti coloro che protestano per tali azioni, per attività antinazionali.

Poi ti svegli........ e ti ritrovi nella merda :)